Nigeria, liberati i seminaristi rapiti

L’annuncio in un messaggio alla Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre

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I smeinaristi liberati

Con un messaggio alla Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre nella tarda serata di mercoledì, padre Emmanuel Uchechukwu Okolo, portavoce della diocesi di Kafanchan, ha annunciato la buona notizia: i seminaristi rapiti in Nigeria sono stati liberati. “Con il cuore pieno di gioia, alziamo le nostre voci in una sinfonia di lodi mentre annunciamo il ritorno dei nostri tre seminaristi rapiti da persone armate”.

“Appena 48 ore dopo il loro rapimento, i nostri amati fratelli sono stati rilasciati dai loro rapitori”, ha dichiarato il sacerdote. Ha anche disposto che tutti i sacerdoti celebrino messe di ringraziamento.

L’attacco al seminario

I seminaristi finiti nelle mani dei rapitori sono tutti studenti di teologia del quarto anno del seminario maggiore Cristo Re. Al momento dell’attacco, poco dopo le 19:20, sul posto erano presenti oltre 130 seminaristi, oltre al rettore e al personale. Sei persone sono rimaste ferite ma sono fuori pericolo.

Chiesa perseguitata

In un ulteriore messaggio inviato ad Aid to the Church in Need International padre Emmanuel Faweh Kazah, direttore dell’Istituto Albertine e insegnante del seminario, si mostra sicuro di fronte alla persecuzione che i cristiani in Nigeria stanno subendo.


“Non ci piegheremo. Non ci lasceremo intimidire dalle minacce provenienti da uomini e donne della malavita. Porteremo con coraggio la fiaccola del Vangelo fino ai confini della terra nonostante la raffica di attacchi alla fede cristiana!” ha dichiarato.

Nel mirino di terroristi e criminali

I cristiani sono sottoposti a forti pressioni in Nigeria, e non solo a causa del terrorismo di Boko Haram nel nord. Da un lato si aggravano le violenze da parte della maggioranza musulmana di etnia Fulani, che sebbene apparentemente legata a conflitti tra pastori e contadini per la terra, è diventata una vera e propria persecuzione, secondo figure della Chiesa che parlano addirittura di un “lento genocidio”.

D’altra parte, la profonda crisi finanziaria del paese ha spinto molte persone verso la criminalità, rendendo comuni i rapimenti a scopo di riscatto. La Chiesa è uno dei bersagli preferiti, nonostante la Conferenza Episcopale abbia chiarito molto bene che non pagherà riscatti.