Nessun Dorma!

Che nessuno dorma!

L'Incoronazione della Vergine - Collezione - Museo Nacional del Prado

Inizia così la famosa aria dell’ultimo atto di Turandot, una delle opere più eccellenti di Giacomo Puccini.

Sembrava essere questo lo slogan di quella notte d’estate del 2018 che passò veloce come un raggio di luce emesso da un angelo tra le ombre scure di Piazza San Francesco nella città colombiana di Cali.

La preghiera, Signore, è solo tua

Nel pomeriggio di quel mercoledì 1 agosto, passeggiando per il capoluogo della Valle del Cauca, mi fermai davanti a una bancarella che vendeva libri antichi. Il mio sguardo è caduto su un piccolo libro intitolato “Le profezie di Papa Giovanni XXIII. La storia dell’umanità dal 1935 al 2033” pubblicato dal Círculo de Lectores nel 1976. L’ho comprato.

In quell’anno, a metà degli anni ’70, le sensazionali rivelazioni del suo autore – un giornalista italiano di nome Pier Carpi – rivelarono al mondo l’esistenza di presunte profezie appartenenti ad Angelo Roncalli, che assunse il nome di Giovanni XXIII quando fu eletto Sommo Pontefice di della Chiesa cattolica, e che, presumibilmente, era stato depositato in una società iniziatica.

Sembra che queste profezie siano state scritte nel 1935, con lo stile limpido e poetico che caratterizzò il Papa Buono, durante il soggiorno di Angelo Roncalli in Turchia, dopo una serie di esperienze soprannaturali che gli permisero di entrare – presumibilmente – in una società iniziatica dei Rosacroce. . Secondo Piere Carpi “i frammenti che ho potuto riprodurre rappresentano il venti per cento, più o meno, del testo integrale delle profezie fatte da Angelo Rocalli nel Tempio del Cavaliere e della Rosa /…/” (citazione a pagina 196 del libro). I testi erano scritti in francese e su fogli di carta blu.

A quanto pare, una notte Roncalli ebbe una serie di visioni. Nemmeno l’arrivo della luce del giorno fece sembrare insolita l’esperienza. All’alba un vecchio lo accompagnò in un luogo all’interno del quale si trovava un’ampia sala pentagonale. Al centro della stanza c’era un grande tavolo di cedro a forma di pentagono e una Bibbia aperta. Bastava uno sguardo per sapere che era aperto nell’Epistola di San Giovanni e che narrava la missione di Giovanni Battista. Questi passaggi hanno sempre esercitato su Roncalli un fascino particolare. Il nome di Juan aveva per lui un significato speciale.“Era un uomo mandato da Dio”.

Carpi, che secondo lui fu il primo a non credere all’autenticità di tali profezie, si sentì tuttavia attratto dall’interpretazione esoterica del testo. E dopo sei anni di studio ininterrotto, decise finalmente di pubblicare quelli più evidenti, poiché a causa della complessità di alcuni e della grande personalità a cui erano legati, era necessario un esame rigoroso e una riserva logica riguardo alle interpretazioni. Le profezie contengono un ampio elenco di premonizioni che vanno dal 1935 al 2033.

Alcuni autori hanno paragonato le profezie rivelate di Papa Giovanni XXIII con gli eventi storici accaduti a partire dal 1935 e ne hanno verificato il carattere anticipatorio.

Voglio fermarmi qui soprattutto su due delle profezie che parlano del futuro e che sono raccolte nel libro:

Il primo recita così: “E il mondo intero sarà insubordinato al gioco dei potenti, alla fratellanza segreta dei grandi che tramava la schiavitù dei popoli. I pochi leader onesti si uniranno e i colpevoli saranno sconfitti”.

La seconda ha a che fare con la data in cui – secondo le citate profezie di Giovanni XXIII – avverrà la fine dei tempi (non la fine del mondo). Secondo il Papa Buono quella data corrisponde a “venti secoli più l’età del Salvatore”, cioè all’anno 2033.

Tuttavia, leggendo il libro di Pier Carpi si potrebbe interpretare che la chiave delle profezie di Angelo Roncalli è la seguente: sebbene in molti punti catastrofi, guerre e terrori ricadano sull’umanità, compaiono più frequentemente parole di consolazione, di resurrezione e di autentico progresso umano. L’intero testo è straordinariamente ricco di speranza, direi addirittura di certezza e di fiducia riguardo al futuro dell’uomo, strettamente legato alla sua inscindibile essenza di figlio di Dio e creatura del Creatore.

Non invano Giovanni XXIII disse addirittura nel discorso inaugurale del Concilio Vaticano II, l’11 ottobre 1962, che molte persone, magari di buona volontà ma senza giudizio né sanità mentale, non vedono nei tempi moderni altro che prevaricazione e rovina, come se non avevano imparato dal passato che è sempre maestro di vita. Lui personalmente, dissidente da questi “profeti di calamità” che annunciano sempre eventi infausti e apocalittici, credeva che la divina Provvidenza ci conduce verso un nuovo ordine dei rapporti umani e che tutto è disposto per il bene della Chiesa.

Non si tratta, dunque, di un ingenuo ottimismo del Papa buono, ma piuttosto della fede con la quale crediamo che tutta l’umanità è guidata dallo Spirito del Signore che riempie l’universo. In mezzo alle doglie del travaglio possiamo sperare e lavorare per una nuova nascita.

Pier Carpi dice alla fine del libro quanto segue: “Voglio dedicare l’ultima pagina delle profezie, gli ultimi versi che mi è stato permesso di copiare, agli uomini e alle donne di buona volontà, agli umili, ai semplici , a coloro che soffrono. Ai bambini e agli anziani, che Papa Giovanni ha particolarmente amato, qualunque sia la loro fede, abbracciandoli in un unico, paterno abbraccio di amore”.

Queste righe finali sono le seguenti:

La preghiera Signore, è solo tua,
perché solo la tua è la voce della gente
quando rinasceranno nell’aldilà,
occhi esausti e ultimo respiro.

Niente di ciò che è scritto vale quello che vale.
ciò che è stato detto e ricordato con amore
e trasmesso al sudore della terra
per le voci che sussurrano preghiere:
preghiere dell’alba, del pomeriggio e della notte.

Quanto è grande la terra che hai seminato,
e quanto è solenne la preghiera che esala
nelle nebbie estive e nelle nebbie invernali
per l’occhio che li contempla da lontano.

Hai dato un figlio a ogni uomo
e a ciascuno hai dato un pane
e la preghiera si rinnova di giorno in giorno
quando il pane viene spezzato e il figlio muore.

La preghiera, Signore, è solo tua,
perché solo la tua è la voce nel mondo,
quello dell’agnello, quello dell’albero, quello dell’uomo.
Quello di tutto ciò che in esso si può toccare.

Ogni volta conserva la tua memoria,
perché nessun passo è mai stato fatto invano:
anche il viandante che ti ignora
lascia dietro di sé semi di lode.

Chi tace ha pregato o pregherà
e tu per chi tace hai già pregato
il settimo giorno, il giorno del riposo.

Ogni uomo ha già la sua preghiera,
che è risata, pianto, urla e furia.

La vita stessa prega nell’abisso
che hai riempito di sogni d’amore
offrendo noi stessi come Dio del perdono.

La preghiera, Signore, è solo tua.

Redentore dei prigionieri

La mia preghiera era iniziata quel mercoledì 1 agosto 2018 nella Chiesa della Merced, nel luogo più antico di Santiago de Cali, uno dei templi coloniali più belli e uno dei pochi edifici di quell’epoca che rimane ben conservato.

Nostra Signora della Misericordia fu consacrata fin dall’inizio come Patrona della città di Cali e in suo onore fu costruita una semplice chiesa.

La fede cattolica di Cali ha la sua principale rappresentazione in questo luogo sacro e da secoli è testimone di uomini e donne che invocano a Dio i favori e ringraziano con gioia per i doni ricevuti. Queste antichissime, ma amate costruzioni, sono la prova del fervore di un popolo che ha sempre guardato verso il Cielo, riconoscendo la grandezza del Creatore.

In uno zaino dei missionari mercedari, testimoni della fondazione di Cali, l’immagine della Madonna della Misericordia è arrivata in città. La sua festa si celebra il 24 settembre.

Secondo la storia questa immagine della Vergine è la patrona dei prigionieri perché tra i sacerdoti che la portarono in America c’era un ordine di redenzione per i prigionieri e come è noto la missione della Madre di Dio è quella di organizzare la popolo alla conquista delle anime con la forza dell’amore, della verità e del pentimento.

In questo modo la maternità spirituale della Vergine Maria si esplicita in tre modi: Maria è Avvocata perché intercede per noi, ci difende dagli attacchi del male e dai pericoli. Maria è Mediatrice nel senso che ogni grazia che ci viene dal cielo ha un sigillo mariano, anche se non si vede. Nel caso di Maria Corredentrice, vogliamo esplicitare che ogni grazia che ci viene da Cristo ci viene dal figlio di Maria.

Tu es Petrus, pasce oves meas

La Cattedrale Metropolitana di San Pietro Apostoloè aperta a metà pomeriggio per chiunque voglia entrarvi. Ecco perché, quel mercoledì di agosto, mi sono avvicinato a lei. Sulla porta principale si trova un bassorilievo in bronzo commissionato da monsignor Rodas allo scultore antioquiano William Echevarría. Rappresenta la nascita della Chiesa Cattolica nella missione affidata da Gesù a San Pietro Apostolo.

Posta in un arco semicircolare con archivolti e timpano con araldica ecclesiastica, si legge un’iscrizione con le frasi “Tu es Petrus” (“Tu sei Pietro”. Matteo 16,18) e “pasces oves meas” (“pasci le mie pecorelle” Giovanni 21).

Entrando nella Cattedrale mi colpì la presenza di tre campane sulla parete della navata laterale destra. Hanno la loro storia. Tuttavia, non so perché, mi sono ricordato di tre lettere profetiche scritte nel 1974 da san Josemaría – il fondatore dell’Opus Dei – e che alcuni hanno chiamato le “Tre Campane”. Proprio qualche giorno prima, un amico prete mi aveva permesso di leggerli.

All’altra estremità, nella navata sinistra, ho visto una magnifica immagine della Madonna del Carmelo.

La Cattedrale ha una cappella sulla sinistra dedicata alla Madonna della Medaglia Miracolosa. La raffigurazione marmorea della Vergine vestita di bianco, con le dita delle mani socchiuse da cui escono brillanti raggi luminosi che scendono verso la terra, è una bellissima immagine che ospita l’ostensorio con il Santissimo Sacramento perennemente esposto nella Cattedrale per la adorazione dei fedeli. C’è Gesù Eucaristia vivo e presente, che guarda e si lascia guardare da tutti coloro che vogliono trovarlo nel loro cuore. In fondo alla cappella, dipinto raffigurante la Vergine e Gesù tra angeli. Sopra, in una vetrata, Papa Pio XII, predecessore di Papa Giovanni XXIII.

Fu in quella cappella che quel pomeriggio ricevetti l’assoluzione da un sacerdote messicano, missionario saveriano, nel sacramento della riconciliazione e del perdono. È stato dopo aver confessato tutti i miei peccati con profondo dolore nel cuore, ma allo stesso tempo, sentendo profonda gratitudine per tutto il bene che Gesù aveva fatto per me durante la mia vita. Per il modo in cui il prete mi assolse mi venne in mente Padre Pio da Pieltrecina, quel grande santo confessore. Ho anche visto successivamente che il 1° agosto era la festa di sant’Alfonso Maria dei Liguori, vescovo, dottore della Chiesa e patrono dei confessori.

In attesa di ricevere anche detto sacramento del perdono – nel quale si manifesta la grandezza della misericordia del Signore – ho potuto vedere per la prima volta il misterioso protagonista di questa storia. Era giovane, aveva uno zaino sulle spalle e tra le mani una bottiglia contenente almeno due litri d’acqua. Sembrava qualcuno vagabondo, di passaggio, fugace. Aveva una certa immagine di essere un senzatetto.

Alle 18 ho assistito alla celebrazione eucaristica. C’è stato un notevole afflusso di fedeli nonostante fosse un giorno feriale e ho notato la grande devozione con cui i partecipanti hanno seguito la Santa Messa. Il celebrante, un prete alto, nero e di bell’aspetto, ha tenuto un’omelia molto appropriata per quello che doveva accadere dopo. In un momento in cui chiusi gli occhi, sentii forte e con una certa autorità alcune parole che sembravano rivolte a me: Che nessuno dorma!… Nessun dorma!

Al termine della celebrazione, i devoti si sono avvicinati al sacerdote per ricevere la benedizione dei propri oggetti religiosi. Mi sono avvicinato anche con il mio rosario in legno d’ulivo che porto sempre con me. Il prete ci asperse generosamente con l’acqua santa. Ero fradicio. Accanto a me, il misterioso personaggio ha ricevuto la benedizione sulla sua persona e anche sulla sua borraccia. Ho pensato: ci vogliono due litri di acqua santa!

Fuori dalla cattedrale cominciò il diluvio universale. Si sentivano lampi e tuoni. La tempesta è stata impressionante. La gente è uscita dall’edificio con gli ombrelli verso le proprie case e ha chiuso il portone principale della Cattedrale. Proprio davanti al frontespizio dell’ingresso, e per non uscire e bagnarci, siamo rimasti solo io e il misterioso personaggio.

Non avere paura!

Curiosamente, le prime parole che ci siamo scambiati sono state per commentare l’impressionante tempesta che si stava abbattendo sulla Chiesa universale.

Sorsero i nomi dei due attuali Papi che, secondo il frontespizio della porta dove ci rifugiavamo, dovevano “pascere le loro pecore” in mezzo a tanti lupi, la maggior parte vestiti da agnelli. Ho citato il Papa emerito Benedetto XVI che ha dovuto dimettersi dal suo ministero e anche Papa Francesco che attualmente ricopre la Santa Sede come vescovo di Roma. Entrambi nella loro qualità di successori di san Pietro nel primato della Chiesa cattolica.

Vista la mia paura dell’ululato dei lupi, il misterioso personaggio mi ha ripetuto più volte: “Di cosa hai paura? Non avere paura! “Entrambi i Papi sono strumenti del Signore, ispirati e guidati dallo Spirito Santo”.E ho pensato, Dio lo sa meglio!

Come se fosse ben informato sui dettagli della questione, il mio interlocutore mi ha detto quanto segue: “In questi tempi profetici, Benedetto e Francesco pongono le pietre per fondare una Chiesa spiritualmente rinnovata. Ognuno compie la sua missione. Certo, sono missioni molto diverse, ma seguono il disegno che Dio ha su ciascuna di loro. Così come lo è per ciascuno di noi, poiché il nostro Padre vuole che siamo felici e raggiungiamo la vita eterna”. 

Le parole del mio interlocutore mi hanno ricordato, per un attimo, che io (io non “me”) avevo ancora tra le mani il libro che avevo acquisito quello stesso pomeriggio sulle profezie di Papa Giovanni XXIII, il Pontefice promotore del Concilio Vaticano II. Ero molto curioso di leggere le ultime pagine che arrivavano all’anno 2033, in coincidenza con la Fine dei Tempi.

Il giovane senzatetto mi ha invitato a lasciare il nostro rifugio temporaneo sotto il frontespizio della porta principale della Cattedrale di San Pietro e iniziare a camminare sotto il cielo già limpido e stellato di Cali. Portava lo zaino con tutte le sue cose e tra le mani continuava a stringere la bottiglia con i due litri d’acqua che era stata recentemente benedetta dal generoso sacerdote.

La pioggia era cessata e volevamo continuare la conversazione.
Mi ha confessato che occasionalmente era rimasto senza le sue cose a causa di una rapina avvenuta il giorno prima. Ha dovuto contattare un familiare o un amico fuori città per risolvere la sua situazione precaria. Gli ho detto se potevo aiutarlo con qualsiasi cosa. In nessun momento mi ha chiesto soldi.

Quel pomeriggio gli era successo qualcosa di strano. Mi raccontò che in realtà si stava dirigendo verso la vicina Chiesa di San Francesco quando una forza misteriosa lo afferrò per un braccio e lo condusse saldamente alla Cattedrale di San Pietro.

L’ho guardato con una certa perplessità quando mi ha detto che l’Arcangelo San Gabriele “lo commuoveva nelle missioni che svolgeva”.È stato allora che gli ho chiesto: e qual è questa missione? Lui ha risposto: “Dai consigli alle persone che mi incontrano ogni giorno”.Mi è venuta in mente l’immagine di un faro.

L’etimologia del nome Gabriele non è esatta. È noto che la sua origine è ebraica, e che il suo risultato è l’unione di due radici: Gabr-i-El. Non è noto se la radice gabr– derivi da gabar (forza) o geber (uomo). Il termine Lui si riferisce sempre a Dio. Pertanto, il significato del nome Gabriele potrebbe benissimo essere “la forza di Dio” o “l’uomo di Dio”.

Gabriele è un nome biblico, poiché insieme a Michele e Raffaele è uno dei tre arcangeli la cui missione è portare il messaggio di Dio all’uomo.


Gabriele appare due volte nell’Antico Testamento inviato da Dio al profeta Daniele per aiutarlo a interpretare il significato di una visione e predire l’arrivo del Messia. Nel Nuovo Testamento è presente in due importanti annunci di nascita: appare a Zaccaria per annunciare la nascita di Giovanni Battista e successivamente – e questa è considerata la sua missione più importante – alla Vergine Maria con l’annuncio della nascita di Cristo. .

L’Arcangelo San Gabriele è, quindi, considerato un messaggero che ci fa crescere nella vita spirituale, rivelando i disegni e i propositi che Dio ha su di noi.

Mentre camminavamo per le strade vicino alla Cattedrale di San Pietro verso Piazza San Francesco, continuavo a insistere sulla mia preoccupazione per la sorte dell’attuale Papa e sul fatto che sarebbe diventato un martire. La risposta è stata forte: “a Chiesa, come Gesù Cristo, deve subire la sua passione, morte e risurrezione. Tutte queste tappe le ha attraversate prima Cristo, come Capo del Corpo Mistico, e ora tocca alla Chiesa fedele”.

E ha aggiunto: “è vero che forse in futuro potrebbe esserci un conclave molto convulso, e che ne uscirebbe un candidato tedesco al papato, per nulla conveniente alla Chiesa di Cristo”. In quel momento pensavo che nella Chiesa cattolica c’erano fino a 41 antipapi che avevano occupato la Santa Sede come vescovi di Roma.

Più tardi, mi sono ricordato anche di un racconto profetico del 1970 raccontato dal Papa emerito Benedetto XVI quando era ancora il cardinale Ratzinger.

Le sue parole furono queste:

Con questo siamo arrivati ​​al nostro oggi e alla riflessione sul domani. Il futuro della Chiesa può venire e verrà oggi solo dalla forza di coloro che hanno radici profonde e vivono della pura pienezza della propria fede. Il futuro non verrà da chi regala solo ricette. Non verrà da coloro che si adattano solo al momento attuale. Non verrà da coloro che si limitano a criticare gli altri e a considerare se stessi come una misura infallibile. Né verrà da coloro che scelgono solo la via più comoda, da coloro che evitano la passione della fede e dichiarano falso e superato, tirannia e legalismo, tutto ciò che esige dall’essere umano, che provoca dolore e lo costringe a rinunciare a se stesso.

Diciamolo in positivo: il futuro della Chiesa, anche in questa occasione, come sempre, sarà nuovamente segnato dal sigillo dei santi. E, quindi, da esseri umani che percepiscono più delle frasi proprio moderne. Per chi riesce a vedere più degli altri, perché la sua vita abbraccia spazi più ampi.

San Giovanni Paolo II e Santa Madre Teresa di Calcutta

La gratuità che libera le persone si realizza solo nella pazienza delle piccole rinunce quotidiane a se stessi. In questa passione quotidiana, l’unica che permette all’essere umano di sperimentare quanti modi diversi il suo stesso io lo lega, in questa passione quotidiana e solo in essa, l’essere umano si apre poco a poco. Vede solo nella misura in cui ha vissuto e sofferto. Se oggi riusciamo a malapena a percepire Dio, è perché ci è molto facile evitare noi stessi e fuggire dal profondo della nostra esistenza, anestetizzati da ogni comodità. Pertanto, la parte più profonda di noi rimane inesplorata. Se è vero che si vede bene solo con il cuore, quanto siamo tutti ciechi!

Cosa significa questo per la nostra domanda? Vuol dire che le grandi parole di chi ci profetizzano una Chiesa senza Dio e senza fede sono parole vane. Non abbiamo bisogno di una Chiesa che celebri il culto dell’azione nelle “preghiere” politiche. È completamente superfluo e quindi scomparirà da solo. Rimarrà la Chiesa di Gesù Cristo, la Chiesa che crede nel Dio che si è fatto uomo e che ci promette la vita oltre la morte. Allo stesso modo, il sacerdote che è solo funzionario sociale può essere sostituito da psicoterapeuti e altri specialisti. Ma sarà comunque necessario il sacerdote, che non sia uno specialista, che non resti in disparte quando consiglia nell’esercizio del suo ministero, ma che in nome di Dio si metta a disposizione degli altri e si doni a loro nella loro tristezza, le loro gioie, la loro speranza e la loro angoscia.

Facciamo un ulteriore passo avanti. Anche in questa occasione, dalla crisi di oggi, uscirà domani una Chiesa che avrà perso molto. Diventerà piccolo, dovrà ricominciare tutto da capo. Non sarà più in grado di riempire molti degli edifici costruiti in una situazione più favorevole. Perderà seguaci e con loro molti dei suoi privilegi nella società. Essa verrà presentata, in modo molto più intenso di quanto fatto finora, come la comunità del libero arbitrio, alla quale si può accedere solo attraverso una decisione. Essendo una piccola comunità, esigerà molto più fortemente l’iniziativa di ciascuno dei suoi membri.

Certamente imparerà anche nuove forme ministeriali e ordinerà sacerdoti tra cristiani provati che continuano a esercitare la loro professione: in molte comunità più piccole e in gruppi sociali omogenei la cura pastorale sarà normalmente esercitata in questo modo. Accanto a queste forme, continuerà ad essere indispensabile il sacerdote dedicato interamente all’esercizio del ministero, come finora. Ma in questi cambiamenti che si possono assumere, la Chiesa ritroverà e con tutta determinazione ciò che le è essenziale, ciò che è sempre stato il suo centro: la fede nel Dio trinitario, in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, l’aiuto dello Spirito che durerà fino alla fine. La Chiesa riconoscerà ancora una volta il suo vero centro nella fede e nella preghiera e sperimenterà ancora una volta i sacramenti come una celebrazione e non come un problema di struttura liturgica.

Sarà una Chiesa interiorizzata, che non si strugge per il suo mandato politico e non flirta né con la sinistra né con la destra. Sarà molto difficile per te. In effetti, il processo di cristallizzazione e chiarificazione ti costerà anche molta forza preziosa. La renderà povera, la trasformerà in una Chiesa dei piccoli. Il processo sarà ancora più difficile perché dovranno essere eliminate sia la chiusura mentale settaria che la volontarietà incoraggiata. Si può prevedere che tutto ciò richiederà tempo. Il processo sarà lungo e laborioso, così come lungo è stato anche il cammino che portava dal falso progressismo, alla vigilia della rivoluzione francese – quando era di moda anche tra i vescovi ridicolizzare i dogmi e forse addirittura lasciar intendere che nemmeno l’esistenza dei Dio non era affatto certo – fino al rinnovamento del 19° secolo.

Ma dopo la prova di queste divisioni, una grande forza emergerà da una Chiesa interiorizzata e semplificata, perché gli esseri umani si sentiranno indicibilmente soli in un mondo completamente pianificato. Sperimenteranno, quando Dio sarà totalmente scomparso per loro, la loro povertà assoluta e orribile. E allora scopriranno la piccola comunità dei credenti come qualcosa di totalmente nuovo. Come una speranza importante per loro, come una risposta che hanno sempre cercato.

Mi sembra certo che tempi molto difficili attendono la Chiesa. La sua vera crisi è appena iniziata. Bisogna aspettarsi forti shock. Ma sono anche assolutamente sicuro di ciò che alla fine rimarrà: non la Chiesa del culto politico, che già ha fallito a Gobel, ma la Chiesa della fede. Certamente non sarà più la forza dominante nella società come lo era fino a poco tempo fa. Ma rifiorirà e diventerà visibile agli esseri umani come la patria che dà loro la vita e la speranza oltre la morte”.

(Discorso radiofonico pubblicato in Glaube und Zukunft, Kösel-Verlag, Monaco 1970; Fede e futuro, Desclée de Brouwer, Bilbao 2007).

In quel momento ho pensato che chiudersi nel temporale è per i ministri della Chiesa una tentazione terribile e un sotterfugio pauroso. Si rischia di abbandonare il compito essenziale della Chiesa. È il rischio di invadere la necessaria autonomia dei compiti temporali, come aveva già affermato lo stesso Concilio Vaticano II.

Eppure così sembra che spesso navighi la barca della Chiesa. I discepoli umanamente fanno quello che possono fino alla venuta di Nostro Signore Gesù Cristo, che è l’autentico Salvatore. Egli ci parla oggi come al tempo degli apostoli e ci dice: «Non abbiate paura, sono io» (Mc 6,45-52).

Fiat, sia fatto!                                                        

Finalmente arriviamo a piazza San Francesco. In quel momento, il posto sembrava davvero molto pericoloso. Le persone che vagavano davanti a noi erano, come anime perdute, veri e propri zombie. Ricordo una donna cadaverica che si avvicinò a noi e, con uno sguardo davvero diabolico, pronunciò con aggressività espressioni per me del tutto incomprensibili.

Tuttavia, nonostante tutti quei personaggi che si presentavano davanti a noi, la sensazione che ho avuto durante quelle ore di particolare rivelazione è stata di totale fiducia e tranquillità. Anche la bottiglia d’acqua santa che il mio misterioso compagno mostrò davanti a quegli spettri fugaci doveva avere i suoi effetti.

“Il manto della Vergine ti protegga”, mi disse la voce dell’angelo nella bocca di quel giovane.”Non preoccuparti! Fiducia.”

In quel momento ho immaginato la notte oscura che ci avvolgeva come se fosse il manto azzurro stellato della Vergine di Guadalupe. Alla conversazione erano presenti il ​​Messico, la Colombia, la Polonia e la Spagna, “paesi con una grande devozione alla Beata Vergine Maria e che hanno sofferto e soffriranno molto per questa causa”.

L’arcangelo San Gabriele nell’Annunciazione aveva ricevuto da Maria il “Fiat”, cioè “avvenga di me secondo la tua Parola”.Belle parole che avevano permesso al Redentore di iniziare la sua opera di Salvezza.

Quella fiducia assoluta e quel “Fiat” in Dio era ciò che mi chiedeva anche quella notte l’inviato in missione.

Il personaggio misterioso mi ha fatto capire che “la migliore lezione di semplicità, di umiltà e di fiducia in Gesù è quella che riceviamo alla scuola di Maria, perché Lei è Madre di Dio e Madre nostra. In questi momenti, lo Spirito Santo ispira i cuori degli uomini di buona volontà affinché imitino quell’umiltà e semplicità di Maria. Questa è la vera strada che ci aiuta a rivestirci di suo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, a cristificarci per dare la versione migliore di noi stessi, per seguirlo, amarlo e fidarci pienamente di lui”.

Anche se mi ha messo in guardia anche con le seguenti parole: “molti metteranno a tacere Gesù Cristo come Figlio di Dio, seconda Persona della Santissima Trinità e lo presenteranno a partire da una nuova cristologia, come un nuovo “Cristo” molto simile al Nuovo Visione d’epoca che rompe l’unità del divino con l’umano mediante una nozione pagana dell’umanità divinizzata. Questa visione separa Cristo da Gesù, spersonalizza Cristo e relativizza l’Incarnazione.In questa nuova cristologia, il divino è ora chiamato il “Cristo cosmico”, cioè lo Spirito riconoscibile in tutte le religioni. Per questa prospettiva errata, Gesù è un semplice uomo che condivide con gli altri lo Spirito divino. Cristo è la “Coscienza Cristica”. Di fronte a questa visione di Gesù, è importante riaffermare la visione cristiana che si rivolge a Cristo con l’espressione Nostro Signore Gesù Cristo”.

Infine, riguardo alla Beata Vergine, ha aggiunto: «Nella sua semplice umanità, Maria è stata preservata dal peccato dalla Santissima Trinità e non è mai stata nemmeno tentata da Satana come lo è stato Gesù nel deserto».

“Satana, nella sua arroganza, ha voluto tentare il suo antagonista, Gesù, senza accorgersi che Maria apriva con il suo “Fiat” le porte della redenzione del genere umano. È quindi meritevole che la Chiesa riconosca solennemente il suo ruolo corredentore nella storia della Salvezza”.

Forse è per questo che, ho pensato, l’Avvertimento che la Beata Vergine ci annuncia a Garabandal è stato strettamente associato al momento in cui un Papa proclama il dogma della Corredenzione di Maria.

Questo quinto dogma mariano della Corredenzione della Beata Vergine è attualmente atteso e promosso da un settore della Chiesa che vede in Maria un segno necessario per realizzare l’unità tanto auspicata in tutta la Chiesa e, inoltre, uno straordinario mezzo per realizzare il Grazie in questi tempi di tribolazione che stanno arrivando. Tuttavia, c’è un altro importante settore della Chiesa che si oppone alla proclamazione di questo dogma, una situazione che rivela chiaramente la stessa lotta interna che esiste all’interno della Chiesa cattolica.

All’alba… Speranza!          Lucifero può fare suoi solo gli orgogliosi e mai i modesti e i puri di cuore

Già alla prima alba di giovedì 2 agosto 2018, festa della Madonna degli Angeli, con i raggi luminosi del sole che si diffondevano per le vie della città, il missionario angelico mi disse quanto segue: “Lucifero, può fare suoi solo gli orgogliosi e mai i modesti e i puri di cuore come lo fu la Beata Vergine Maria”.

“È importante sigillarsi in questi tempi e consacrarsi a nostra Madre”, venne a dirmi la mia compagna che quella notte era stata una luce nelle tenebre.“In questo modo possiamo essere come un faro per gli altri. È essenziale rivestire le armi della luce e gettare via le opere delle tenebre, poiché… la notte è ormai tramontata e il giorno è vicino” (Roma 13, 11-12).

Ho capito con queste parole che la nostra vocazione è essere e vivere come una luce accesa in mezzo a un luogo oscuro.

Il misterioso giovane infine mi raccontò che nel suo cammino di conversione, molte volte aveva sentito i suoi polpacci bruciare come se avessero fiamme di fuoco. In quel momento non davo importanza a quel commento. Poi ho capito che era uno dei tanti segnali che avevo ricevuto in quelle ore per “unire i punti”.

Appena arrivato a Barcellona, ​​intuitivamente, sono andato in una libreria di casa mia per consultare un libro sugli angeli che un amico mi aveva portato dall’Italia qualche anno fa. Capii subito il segnale che quell’uomo in missione nella città di Cali aveva voluto darmi.

Aprendo casualmente il libro, è apparsa un’illustrazione del dipinto dipinto nel 1850 da Dante Gabriel Rossetti intitolato “Ecce Ancilla Domini” (o “L’Annunciazione”) e che è esposto alla Tate Gallery di Londra.

In questo dipinto, discostandosi da una lunga tradizione iconografica, l’Arcangelo San Gabriele è rappresentato senza ali. Ciò che però è molto interessante è il dettaglio delle fiamme sui polpacci.

Era questo un chiaro segno di chi aveva realmente portato a termine la missione di annuncio quella notte?

Nelle settimane successive seguii il consiglio datomi dal messaggero che il Signore aveva messo sul mio cammino quella notte. Ho effettuato la consacrazione alla Beata Vergine Maria secondo il metodo di San Luigi Maria Grignion de Montfort. L’ho realizzato in onore della Vergine della Misericordia, patrona di Cali, quella bellissima città della Colombia, giardino di Maria.

Dopo il 33° giorno proposto dal suddetto metodo del Grignion de Montfort, la prima festa mariana che apparirà sul calendario sarà, provvidenzialmente, quella del 24 settembre, festa di Nostre Senyora de la Mercè, patrona di Barcellona – la mia città natale – che a sua volta ha il titolo di Redentrice dei Prigionieri in quanto Patrona dell’Ordine dei Mercedari, antico ordine religioso fondato a Barcellona nel 1218 e che continua a sviluppare pienamente la sua attività ancora oggi.

Giorni dopo, ho rinnovato la mia consacrazione davanti a Nostra Signora del Carmen de Garabandal.

E la Provvidenza ha voluto condurmi, insieme a un’équipe di santi e sante, all’entusiasmante progetto di erigere una Casa per la Madre di Gesù, il Verbo Incarnato, a San Sebastián de Garabandal.

In quel luogo è in corso un bellissimo progetto di santuario per la nostra Madre che ha voluto manifestarsi negli anni ’60 del secolo scorso in quegli splendidi paesaggi della Cantabria (Spagna).

I segnali calzano perfettamente dato che tra i miei scopi professionali e missione personale c’è l’impegno a promuovere la custodia del Creato e la preservazione della natura e della dignità della condizione umana, collaborando così, umilmente e come semplice strumento, all’opera del Creatore.

I segni collegavano così i messaggi di SPERANZA dell’Arcangelo San Gabriele a Cali con l’annuncio del Grande Avvertimento come atto supremo della MISERICORDIA di Dio profetizzato da nostra Madre a Garabandal. Provvidenzialmente tutto era collegato!

Nessun dormiva!…Che nessuno dorma!

Per saperne di più:

VIDEO: Nessun Dorma, Turandot. Interpretato da Lucciano Pavarotti diretto da Zubin Mehta (1980)

VIDEO: Domenico Bartolucci. Ti amo devoto

DOCUMENTO: Blog Proposta cronologica. Analisi degli indizi temporali contenuti in diverse profezie sulla fine dei tempi.

ARTICOLO: “Non rimarremo inattivi” di José Luís Aberasturi (01.08.20)

VIDEO: Garabandal: solo Dio lo sa

VIDEO: Nessun Dorma, violoncello