“Nella vastità del suo cuore, una sola diocesi non era sufficiente”

Santità di Giovanni Battista Scalabrini ci “contagi” il desiderio di essere santi

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Questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i pellegrini convenuti per la Canonizzazione di Giovanni Battista Scalabrini.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’Udienza:

Discorso del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Tutti in festa, vero? Ringrazio Padre Chiarello per le parole di saluto e di presentazione. Sono contento di poter stare un po’ con voi, che avete partecipato ieri alla Celebrazione eucaristica e alla Canonizzazione del Beato Giovanni Battista Scalabrini. Siete un’assemblea molto variegata – questo è bello! –: ci sono i missionari, le suore missionarie, le missionarie secolari e i laici scalabriniani; ci sono i fedeli delle diocesi di Como e di Piacenza; e poi ci sono migranti di tanti Paesi, una bella “macedonia”, e questo è bello. In questo modo, voi rappresentate bene l’ampiezza dell’opera del vescovo Scalabrini, l’apertura del suo cuore, al quale, per così dire, non bastava una diocesi.

Di grande rilevanza fu il suo apostolato a favore degli emigranti italiani. In quel tempo ne partivano a migliaia verso le Americhe. Mons. Scalabrini li guardava con lo sguardo di Cristo, di cui ci parla il Vangelo; ad esempio Matteo scrive così: «Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore» (9,36). E si preoccupò con grande carità ed intelligenza pastorale di assicurare ad essi un’adeguata assistenza materiale e spirituale.


Anche oggi le migrazioni costituiscono una sfida molto importante. Esse mettono in evidenza l’impellente necessità di anteporre la fraternità al rifiuto, la solidarietà all’indifferenza. Oggi ogni battezzato è chiamato a riflettere lo sguardo di Dio verso i fratelli e le sorelle migranti e rifugiati – sono tanti –, a lasciare che il suo sguardo allarghi il nostro sguardo, grazie all’incontro con l’umanità in cammino, attraverso una prossimità concreta, secondo l’esempio del vescovo Scalabrini.

Siamo chiamati oggi a vivere e diffondere la cultura dell’incontro, un incontro alla pari tra i migranti e le persone del Paese che li accoglie. Si tratta di un’esperienza arricchente, in quanto rivela la bellezza della diversità. Ed è anche feconda, perché la fede, la speranza e la tenacia dei migranti possono essere di esempio e di sprone per quanti vogliono impegnarsi a costruire un mondo di pace e di benessere per tutti. E perché sia per tutti, voi lo sapete bene, bisogna partire dagli ultimi: se non si parte dagli ultimi, non è per tutti. Come nelle escursioni in montagna: se i primi corrono, il gruppo si scioglie, e i primi dopo un po’ scoppiano; se invece si tiene il passo degli ultimi, si va su tutti insieme. Questa è una regola di saggezza. Quando noi camminiamo, quando pellegriniamo, sempre bisogna seguire il passo degli ultimi.

Per far crescere la fraternità e l’amicizia sociale, siamo tutti chiamati ad essere creativi, a pensare fuori dagli schemi. Siamo chiamati ad aprire spazi nuovi, dove l’arte, la musica e lo stare insieme diventino strumenti di dinamiche interculturali, dove poter assaporare la ricchezza dell’incontro delle diversità.

Per questo esorto voi, missionarie e missionari scalabriniani, a lasciarvi sempre ispirare dal vostro Santo fondatore, padre dei migranti, di tutti i migranti. Il suo carisma rinnovi in voi la gioia di stare con i migranti, di essere al loro servizio, e di farlo con fede, animati dallo Spirito Santo, nella convinzione che in ognuno di loro incontriamo il Signore Gesù. E questo vi aiuta ad avere lo stile di una gratuità generosa, a non risparmiare risorse fisiche ed economiche per promuovere i migranti in maniera integrale; e vi aiuta anche a lavorare in comunione d’intenti, come famiglia, uniti nella diversità.

Cari fratelli e sorelle, la santità di Giovanni Battista Scalabrini ci “contagi” il desiderio di essere santi, ciascuno in modo originale, unico, come ci ha fatti e ci vuole l’infinita fantasia di Dio. E la sua intercessione ci dia la gioia, ci dia la speranza di camminare insieme verso la Gerusalemme nuova, che è una sinfonia di volti e di popoli, verso il Regno di giustizia, di fraternità e di pace.

Grazie di essere venuti a condividere la vostra festa! Di cuore benedico voi e tutti i vostri compagni di strada là dove vivete. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!