“La memoria dell’Olocausto è difficile, ma dobbiamo custodirla perché questa storia non si ripeta”, ha affermato il Rev. Prof. Marcin Kowalski, direttore del Centro Heschel dell’Università Cattolica di Lublino (KUL) e docente della medesima Università, riferendosi alle parole di San Giovanni Paolo II. Nell’82.mo anniversario della liquidazione del ghetto di Lublino, il Centro ha organizzato il convegno scientifico “Dall’idea di ‘vita non degna di essere vissuta’ a un crimine inimmaginabile”.
Aprendo il convegno, il Rev. Marcin Kowalski ha ricordato che a seguito dell’azione Reinhardt, iniziata nella notte tra il 16 e il 17 marzo 1942, 1/3 degli abitanti di Lublino furono uccisi. A quel tempo, il quartiere ebraico cessò di esistere e fu trasformato in macerie. In questo modo, non solo Lublino, ma anche l’intera Polonia, perse la comunità ebraica, che per centinaia di anni aveva contribuito a plasmare la cultura e la vita sociale polacca e aveva collaborato alla realizzazione della la storia polacca. – Ricordarli è un nostro dovere, perché è anche la memoria della nostra storia e della nostra identità – ha sottolineato il direttore del Centro Heschel della KUL.
La conferenza “Dall’idea di ‘vita non degna di essere vissuta’ a un crimine inimmaginabile”, svoltasi il 18 marzo 2024 alla KUL, è stata un’occasione per riflettere sui meccanismi con cui la macchina totalitaria del Terzo Reich considerava giustificato un genocidio su una scala senza precedenti. – L’ideologia criminale considerava indegna di rispetto innanzitutto la vita dei malati di mente, poi dei disabili e degli storpi, dei rom, dei polacchi e dei rappresentanti di altre nazioni slave, per finire con la nazione ebraica – ha sottolineato il Rev. Kowalski.
Riferendosi alle parole di S. Giovanni Paolo II, docente e patrono della KUL, ha sottolineato che sebbene la memoria dell’Olocausto sia difficile, dobbiamo custodirla in modo che questa storia non si ripeta. E può ripetersi, anche tenendo conto dei segnali inquietanti provenienti dai luoghi in cui oggi si combattono le guerre. Come diceva lui, il grano della distruzione produce i suoi raccolti sui campi di battaglia, ma germoglia in silenzio, nella mente di scienziati e politici che, ancora oggi, dividono la vita umana in sopravvivenza degna e indegna di essere vissuta in nome di una società più felice e progressista.
Ha aggiunto che il Centro Heschel della KUL mira a costruire ponti nel dialogo cristiano-ebraico e polacco-ebraico. “Abbracciamo anche il nostro difficile passato in modo che diventi il fondamento di un futuro basato sul rispetto degli altri”, ha sottolineato.
La conferenza è stata preceduta da una solenne deposizione di fiori presso il monumento dell’ex Umschlagplatz, da dove gli abitanti del ghetto sono stati deportati nel campo di sterminio di Bełżec, e da una preghiera cristiano-ebraica per le vittime, guidata dal Rev. Prof. Mirosław Wróbel Plenipotenziario del Rettore per le relazioni cattolico-ebraiche e la ricerca scientifica in Terra Santa, e dal cantore Symcha Keller.