La vivacità polacca, il dinamismo, il fascino e l’incanto dei ballerini, gli arrangiamenti moderni di composizioni popolari, i costumi deliziosi, le danze e la musica elettrizzanti – perfino queste espressioni non riflettono pienamente la bellezza della sensazionale esibizione del Gruppo di Canti e Danze della Mazovia a Roma. Dopo 60 anni, la Mazovia è tornata nella Città Eterna in una composizione completa di 160 membri e ha deliziato il pubblico romano.
Il concerto, che si è svolto il 18 novembre nella Sala Santa Cecilia presso l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, che dispone di un’ottima acustica, ha raccolto un pubblico di duemila spettatori, tra i quali dominava la comunità degli immigrati polacchi in Italia, ma anche gli italiani interessati alla cultura sono intervenuti numerosi.
Il Primo concerto a Roma dopo 60 anni
L’evento è stato unico per una serie di motivi. Innanzitutto, è stato organizzato nell’ambito della celebrazione dell’80.mo anniversario della Battaglia di Montecassino, che ha risuonato con forza durante il concerto, quando il coro Mazovia ha cantato “Czerwone Maki” (“Papaveri Rossi”). Il giorno prima, tutto il gruppo ha visitato la necropoli polacca di Monte Cassino.
I cuori delle persone legati a Varsavia sono stati probabilmente toccati dalla canzone “Warszawskie dzieci” (“Bambini di Varsavia”), realizzata a sua volta per commemorare l’80.mo anniversario dell’Insurrezione di Varsavia. Proprio come per Marta Przepiórkowska, traduttrice di Varsavia che vive a Roma da sei anni. “Sono venuta al concerto per la nostalgia per il mio Paese. Inoltre, non sono mai stata a un concerto di Mazovia in Polonia”, ha affermato Marta Przepiórkowska. “A me e al mio ragazzo, che è italiano, è piaciuto molto lo spettacolo, anche se a un livello diverso. Riconosco certe melodie, lui no”, ha aggiunto.
“Mi sono piaciuti non solo i canti, ma anche le danze, i costumi, la musica. Proprio tutto”, ha detto il fidanzato di Marta, Emiliano Viziganella. “Tutta la performance è molto bella e ha regalato grandi emozioni”, ha confessato Emiliano.
Ad accrescere l’atmosfera di unicità e l’importanza dell’evento dal punto di vista storico è stato il fatto che si è trattato della prima esibizione di Mazovia dopo 60 anni da cui il gruppo si è esibito nella capitale italiana al completo, con oltre 160 elementi. Il palcoscenico presentava un gruppo di danza completo, un coro e un’orchestra del Gruppo di Canti e Danze della Mazovia. Il direttore Jacek Boniecki, che è allo stesso tempo il direttore dell’orchestra, subito dopo il concerto non ha nascosto la sua gioia e il suo orgoglio.
“È splendido sentire che ci si sta esibendo qui 60 anni dopo il famoso grande concerto della Mazovia a Roma. È una sensazione incredibile. Dopotutto, sono passati sei decenni!”, ha affermato Jacek Boniecki. “Sentiamo il soffio della storia, che siamo in un posto importante e, soprattutto, che il pubblico ha accolto la nostra performance con tanto entusiasmo. È un grande onore, una grande gioia per tutto il gruppo. Siamo molto contenti”, ha aggiunto.
Un programma speciale per un pubblico vivace
Il direttore del gruppo ha anche riconosciuto che gli artisti hanno percepito le emozioni che scaturivano dal vivace pubblico. Mazovia, del resto, si è preparata appositamente per una esibizione a Roma, ad esempio preparando pezzi proprio per questa occasione. Prima di tutto, la mazurca di “Strasznego Dworu” (La Villa Stregata) di Stanisław Moniuszko è stata introdotta nel repertorio proprio per l’esibizione a Roma.
“Quindi questo è un momento storico per noi. Penso che anche il pubblico lo sentisse e la gente sapesse perché era qui”, ha aggiunto il direttore del gruppo.
Lo spettacolo di quasi 3 ore ha riunito non solo il pubblico non sol polacco, sebbene i polacchi dell’emigrazione e le persone legate al nostro Paese erano la prevalenza. Anna Stryjska di Poznań studia comunicazione all’Università Americana di Roma. “Questo concerto è stato per me un’occasione per riconnettermi con la cultura polacca, perché mi manca un po’, e che è la mia cultura, in cui sono cresciuta”, ha affermato Anna.
È venuta allo spettacolo con la sua amica, Alejandra Cueliar di Corumbà, del Brasile. Alejandra studia relazioni internazionali nella stessa università. “È stato un concerto bellissimo, e per me anche un’occasione per conoscere la cultura polacca, che mi è sconosciuta”, ha dichiarato Alejandra.
Altri tre giovani studenti e accademici: Francesca Musso, Alessadra Vapin e Ludovica Proieti sono venuti al concerto di Mazovia su raccomandazione della loro amica, una donna polacca. “Ci è piaciuto molto!”, hanno detto le ragazze. “Del resto, siamo state in Polonia due volte, quindi abbiamo già avuto modo di conoscere un po’ di cultura polacca. E qui le danze, i costumi, tutto è delizioso, anche se capiamo solo poche parole in polacco” ha aggiunto Francesca.
Durante il concerto, ci sono stati anche elementi italiani: è stata cantata appositamente per gli amici italiani la canzone “È primavera, svegliatevi bambine” ed è stata data comunicazione che nel gruppo Mazovia si esibisce un artista nato a Roma: Olaf Czajkowski.
Lacrime di emozione e orgoglio dalla Mazovia
Per i polacchi che vivono in Italia da molti anni, l’esibizione di Mazovia è stata principalmente un ritorno agli anni dell’infanzia. “Sono di Przemyśl, ma vivo in Italia da 25 anni – ha confessato Maciej Korpal, che ha fatto alcune decine di chilometri per venire a Roma appositamente per questa serata. – A questo concerto, mi sono sentito come se fossi in Polonia. Quando ero più giovane, andavo a divertirmi, si suonavano questi tipi di ritmi. E Mazovia mi piace molto. Mi ricorda completamente la Polonia”, ha affermato Maciej.
Al concerto sono venuti il cinquantenne romano Gennaro Caruso, di origini polacche, la madre Jolanta, la moglie e la figlia. Dopo il concerto, non ha nascosto la sua soddisfazione. “Il concerto è stato sensazionale”, ha dichiarato. “E soprattutto le danze montanare. Mi hanno rapito! Mia madre mi ha chiesto se avevo capito quando cantavano in dialetto montanaro e sì, ho capito!”, si è rallegrato Gennaro.
Anche la signora Jolanta, emigrata in Italia 50 anni fa, non ha nascosto le sue emozioni. “Mi ricorda la Polonia. E quando hanno suonato l’inno, ho pianto”, ha ammesso Jolanta Caruso.
Inoltre, l’Ambasciatore della Repubblica di Polonia, Ryszard Schnepf, non ha nascosto che anche per lui l’esibizione di Mazovia è stato un viaggio sentimentale verso la sua infanzia, ma soprattutto era contento che il pubblico polacco e italiano potessero sperimentare il folklore polacco realizzato al meglio e in stile moderno. “Penso che possiamo essere orgogliosi, perché anche agli italiani, che erano molto numerosi al concerto, è piaciuto molto. Abbiamo potuto vedere l’entusiasmo con cui hanno accolto il gruppo, che è stato semplicemente meraviglioso, professionale, che ha irradiato energia, giovinezza e bellezza. Si vorrebbe dire che Mazovia ha mostrato: questo è quello che siamo”, ha riassunto l’Ambasciatore Schnepf.
L’organizzazione del concerto dopo 60 anni dalla precedente grande esibizione dei Mazovia a Roma non avrebbe potuto aver luogo senza il sostegno del Ministro della Cultura e dei Beni Nazionali, dell’Ambasciata della Repubblica di Polonia a Roma e dell’Istituto Polacco.
Molti presenti hanno espresso la speranza che la prossima esibizione di Mazovia nella Città Eterna abbia luogo molto prima che nei prossimi 60 anni.