L’emozione di Bassetti che lascia la guida della Cei

I vescovi hanno votato la terna da presentare al Papa per la scelta del nuovo presidente

Bassetti
Il cardinale Bassetti © Siciliani GennariCEI

Dopo l’incontro di circa due ore di lunedì sera con il S. Padre nell’Aula Paolo VI, l’assemblea dei vescovi italiani è entrata nel vivo questa mattina con l’introduzione del cardinale Gualtiero Bassetti che lascia la guida della Cei. La nomina del nuovo presidente della Conferenza episcopale da parte di Papa Francesco è attesa tra domani e giovedì, dopo la votazione dell’assemblea sulla terna di nomi tra i quali scegliere il successore dell’arcivescovo di Perugia. “È giunto per me il momento di consegnare a tutti e a ciascuno di voi alcuni pensieri a conclusione del mio mandato di Presidente della Cei. Sono pensieri che inevitabilmente si mescolano con un po’ di emozione, ma che sono arricchiti – mi sento di dire – soprattutto da una forte speranza cristiana”.

Pandemia e guerra

Ha esordito così, dopo i saluti di rito e un sentito ringraziamento per la fiducia a Papa Francesco “che mi ha fatto sentire ancora di più non solo all’interno della Chiesa che è in Italia, ma anche parte della Chiesa universale”, il cardinale Bassetti. E i primi pensieri sono andati inevitabilmente alla pandemia (l’arcivescovo di Perugia è stato colpito “per ben due volte” dal Covid) e alla guerra in Ucraina: “Mentre la Chiesa che è in Italia si trova fortemente impegnata per alleviare le sofferenze della popolazione ucraina e dei rifugiati, soprattutto grazie al prezioso lavoro di Caritas Italiana, non possiamo non continuare a chiedere pressantemente, insieme a tante associazioni, movimenti e aggregazioni laicali, che le armi vengano deposte e che si apra una nuova stagione di riconciliazione, di giustizia e di pace”.

Bassetti ha ricordato che “gli incontri del Mediterraneo Frontiera di pace, che si sono svolti a Bari nel 2020 e a Firenze lo scorso febbraio, andavano proprio in questa direzione”. In questo contesto, il porporato ha indicato “alcuni punti che mi stanno a cuore e che in parte hanno ispirato la mia Presidenza”. Bassetti ha preso spunto dal tempo liturgico attuale per parlare dello “sguardo dei discepoli rivolto a Gesù”, della Chiesa “impegnata a raccontare al mondo che Dio è Padre”, del “fuoco dello Spirito che spinge al rinnovamento e la comunità cristiana primitiva in cui sono annoverate Maria e le donne.

Il contatto con Gesù

L’Ascensione “è una scena di commiato, ma anche di grande speranza nel futuro per l’attesa confidente dello Spirito”. “Ho provato in questi anni – ha detto Bassetti – a rammentare a me stesso e a chi ho incontrato la necessità di non perdere il contatto costante e cordiale con Gesù, nel cui solo nome c’è salvezza. Ho avuto l’opportunità di conoscere tante persone, credenti e non-credenti. E sono diventato sempre più consapevole delle differenze, anche tra di noi Vescovi. Ma posso dire che mi è sempre più chiaro che, nonostante la varietà di sensibilità e di prospettive, ciò che ci accomuna è questo sguardo fisso su Gesù, trasparenza di Dio Padre”. E nel segno di queste “amicizie spirituali”, il presidente uscente della Cei ha speso parole di apprezzamento e ringraziamento per mons. Stefano Russo, che lascerà la segreteria della Cei per diventare vescovo di Velletri-Segni.

“Questi anni – ha proseguito – mi hanno rafforzato nella convinzione dell’importanza della CEI e in particolare di questa nostra Assemblea. Si tratta di due luoghi in cui si esprime concretamente, anche se a titolo diverso, la comunione e la collaborazione tra di noi vescovi (…) Comunione e missione mi sembrano due parole chiave anche per la Cei, che andrà disegnandosi nel prossimo futuro.

Testimoni del Padre

Il secondo pensiero del discorso di Bassetti riguarda la paternità. “Cosa può fare un cristiano oggi e cosa può fare, in particolare, un Pastore come me o come ciascuno di voi? La mia risposta, frutto della esperienza di questi anni, è: essere padre! Nel tempo dell’attesa della parusia, come discepoli possiamo testimoniare la paternità di Dio, come ce l’ha rivelata Gesù. Essere padre di una comunità cristiana oggi significa incontrare le persone ed entrare in sintonia con loro: saper piangere con chi piange e gioire con chi gioisce. Significa sviluppare l’arte del dialogo approfondito e sincero. Orientare la vita propria e altrui verso il bene possibile. Significa prendere delle decisioni, solo dopo aver ascoltato la voce della Parola di Dio e quella delle donne e degli uomini di buona volontà. Il nostro Paese è ricco di persone così, testimoni spesso silenziosi ed efficaci del Vangelo”.

L’educazione dei giovani

Ricordando il sacrificio di Falcone e Borsellino e di “tanti altri martiri della giustizia”, Bassetti ha sottolineato “una priorità anche del nostro servizio di Pastori: l’educazione dei giovani. Come padri possiamo e dobbiamo educare la coscienza dei giovani: una educazione cristiana matura apre le porte alla vera libertà. E il pensiero è andato all’evento del 18 aprile scorso con migliaia di adolescenti in Piazza San Pietro: “Le loro riflessioni sono state una provocazione per tutti noi adulti a rimanere aperti alle istanze delle nuove generazioni”.

Lotta alla pedofilia

Bassetti ha anche ribadito l’“impegno per la tutela dei minori e la prevenzione degli abusi. Vogliamo ambienti sicuri e a misura dei più piccoli e vulnerabili. Per questo, come già ribadito in altre occasioni, intendiamo promuovere una migliore conoscenza del fenomeno degli abusi per valutare e rendere più efficaci le misure di protezione e prevenzione”.

I ragazzi, ha aggiunto il cardinale, “attendono solo testimoni credibili e affidabili, capaci di consigliare il modo in cui trasformare questa forza vitale estemporanea in felicità duratura. Ma noi come cristiani, come Pastori, siamo felici? Riusciamo ad essere veramente padri, figure significative come testimoni e come guide? Sappiamo trasmettere la passione per la vita che conduciamo? Riusciamo a raccogliere i sogni dei giovani sul loro futuro e a trasformarli in progetti di vita alla luce del Vangelo? Riusciamo a cogliere queste scintille per farle maturare sino a diventare a loro volta luci perenni per gli altri?”

Il fuoco dello Spirito

Infine, l’ascolto dello Spirito nel cammino sinodale. Partendo dall’immagine della Pentecoste, Bassetti ha sottolineato che con l’avvio del Sinodo il “primo effetto importante è che ci stiamo reciprocamente ascoltando. Questo non avviene senza fatica, è indubbio: però tutti stiamo percependo la bontà di una simile operazione”. È una rivoluzione copernicana. “Noi Pastori non siamo più all’inizio di ogni processo ecclesiale, ma siamo piuttosto il terminale di un percorso che coinvolge tante persone di buona volontà. Stiamo cambiando la mentalità comune che delegava tutto al Vescovo. Stiamo comunicando la necessità che ogni cristiano, secondo la sua specifica vocazione, partecipi attivamente e responsabilmente alla vita ecclesiale”.


È un’attuazione della “chiamata universale alla santità” delineata dal Concilio. Ma anche un modo di concretizzare “quella partecipazione sempre più chiara e attiva dei fedeli laici alla missione della Chiesa, auspicata ancora dal Concilio e sostenuta con forza da Papa Francesco”.

Una nuova stagione ecclesiale

Dunque, si profila “una stagione ecclesiale nuova (…) Desidero quindi riconsegnare a ciascuno di voi questa grande sfida, che andrà oltre il mio mandato e che continuerò a seguire con simpatia e nella preghiera”. Anche Bassetti non si è nascosto le difficoltà e le opposizioni: “Questo non ci deve stupire né ci deve scoraggiare: è stata anche l’esperienza di Gesù, che è stato frainteso, sbeffeggiato e osteggiato sino ad essere ucciso. Se la Chiesa si fa davvero inondare dallo Spirito può diventare anche la coscienza critica della società e subirne quindi l’ostilità. Ma i cristiani obbediscono a Dio e non agli uomini: per questo, pur nella piena distinzione dei ruoli, anche noi Pastori non manchiamo di far sentire la nostra voce, quando riteniamo che siano minacciate le persone, soprattutto le più deboli”.

Le sfide politiche

Qui il cardinale ha richiamato le “tante e delicate questioni su cui la politica è chiamata a decidere, come il coinvolgimento del nostro Paese nella guerra in corso in Ucraina, l’applicazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il sostegno economico alle famiglie e alle imprese, la questione del Mezzogiorno, l’ambiente, l’immigrazione, il fine vita”.

La difesa della vita

A questo proposito, Bassetti ha citato le parole del Papa al Regina Coeli di domenica scorsa per poi richiamare ancora una volta i cattolici italiana ad assumersi la responsabilità di impegnarsi in politica: “Il credente oggi più che mai deve accettare il rischio della carità politica, sottoposta per sua natura alle lacerazioni delle scelte difficili, alla fatica delle decisioni non da tutti comprese, al disturbo delle contraddizioni e delle conflittualità sostenibili, al margine sempre più largo dell’errore costantemente in agguato.

I cristiani e la politica

Il politico cristiano imbocca la strada da Gerusalemme a Gerico, non passa oltre per paura di contaminarsi, non si rifugia nei suoi affari privati. È un mestiere difficile, non c’è dubbio: non solo perché non deve assolutamente clericalizzare la politica, ma perché deve anche evitare qualunque forma di integralismo, che ridurrebbe il messaggio evangelico ad una ideologia sociale. L’esercizio della politica resti “laico”. Una Chiesa in ascolto dello Spirito è anche una Chiesa che, quando necessario, sa disturbare i governanti, chiedendo di tenere alto il livello della discussione, di uscire dalle logiche esclusivamente economiche e di mettere al primo posto la dignità della persona, di ogni persona”.

I discepoli e le discepole

Infine, citando la scena degli Atti degli Apostoli dei discepoli riuniti intorno a Maria, Bassetti ha esaltato il ruolo della donna: “È tempo di valorizzare la dimensione femminile della Chiesa attraverso scelte concrete, che legittimino il ruolo che tante donne già svolgono in vari ambiti dalla catechesi alla carità. È tempo di compiere scelte nuove per consentire un coinvolgimento maggiore delle donne nella vita della Chiesa”. Un compito che riguarda anche la Cei.

“La nostra fraternità è un dono che il tempo non cancella e che potrà solo crescere con la preghiera” ha concluso Bassetti facendo gli auguri al suo successore.