Papa Francesco è arrivato nel pomeriggio al santuario mariano di “Ta’ Pinu”, nell’isola di Gozo, la seconda per dimensioni dell’arcipelago di Malta, dopo aver attraversato lo stretto su un catamarano, per presiedere un incontro di preghiera, secondo evento di questo viaggio apostolico. L’accoglienza è stato uno dei temi del suo discorso.
Non solo l’Ucraina
E anche se in Ucraina le armi non tacciono e la guerra continua a uccidere, il Papa dedica questo pomeriggio alle vittime di altre guerre, molte di queste dimenticate. “Noi, non possiamo accoglierci solo tra di noi, all’ombra delle nostre belle Chiese, mentre fuori tanti fratelli e sorelle soffrono e sono crocifissi dal dolore, dalla miseria, dalla povertà e dalla violenza” ha detto.
“Vi trovate in una posizione geografica cruciale, che si affaccia sul Mediterraneo come polo di attrazione e approdo di salvezza per tante persone sballottate dalle tempeste della vita che, per motivi diversi, arrivano sulle vostre sponde” ha ricordato. E ha invitato a vedere “che nel volto di questi poveri è Cristo stesso che si presenta a voi”.
Il ricordo di San Paolo
Lo dice, ribadisce Francesco, “l’esperienza dell’Apostolo Paolo che, dopo un terribile naufragio fu calorosamente accolto dai vostri antenati”, ricordando che “gli Atti degli Apostoli affermano: «Gli abitanti ci accolsero tutti attorno a un fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia e faceva freddo”.
La sfida dell’accoglienza
“Ecco il Vangelo – ha esortato il Papa – che siamo chiamati a vivere: accogliere, essere esperti di umanità, accendere fuochi di tenerezza quando il freddo della vita incombe su coloro che soffrono”. Sottolineando che “per custodirlo, bisogna tornare all’essenza del cristianesimo: all’amore di Dio, motore della nostra gioia, che ci fa uscire e percorrere le strade del mondo; dell’accoglienza del prossimo, che è la nostra testimonianza più semplice e bella nel mondo”.
Riscoprire l’essenziale della fede
“Anzitutto, si tratta – ha assicurato il Successore di Pietro – di riscoprire l’essenziale della fede”, precisando però che “tornare alla Chiesa delle origini non significa guardare all’indietro per copiare il modello ecclesiale della prima comunità cristiana”. Invece, “ritornare alle origini significa recuperare lo spirito della prima comunità cristiana, cioè ritornare al cuore e riscoprire il centro della fede: la relazione con Gesù e l’annuncio del suo Vangelo al mondo intero. Questo è l’essenziale!”, ha assicurato, perché non è solo “una storia passata da ricordare”, ma un “grande futuro da costruire”, sempre “docile ai progetti di Dio”.
L’apatia della pratica religiosa
Ha poi riconosciuto che “la crisi della fede, l’apatia della pratica credente soprattutto nel dopo-pandemia e l’indifferenza di tanti giovani rispetto alla presenza di Dio non sono questioni che dobbiamo “addolcire”, pensando che tutto sommato un certo spirito religioso resista ancora”. Perché la Chiesa “ha al centro la testimonianza e non qualche usanza religiosa”.
In riferimento al santuario mariano di Ta’ Pinu’, ha ricordato che “in questo luogo, prima dello splendido edificio che vediamo oggi, c’era solo una piccola cappella in stato di abbandono. Ne era stata disposta la demolizione: sembrava la fine”. Ma una serie di eventi “cambiarono il corso delle cose”, e quella chiesetta è diventata il Santuario nazionale, “meta di pellegrini e sorgente di vita nuova. Un posto che sembrava perduto ora rigenera fede e speranza nel Popolo di Dio”.
Il dono alla Madonna
Ai piedi di questa icona della Madonna, il Pontefice ha donato un vaso con rose in argento. Ci sono state inoltre le testimonianze di una coppia e di due ragazzi. Al termine dell’incontro il S. Padre è tornato a Malta e domani concluderà il suo viaggio nell’isola.