Cosa attende le scuole con identità cristiana in questo XXI secolo? È troppo presto per dirlo in modo onesto. Tuttavia, sulla base di due fatti specifici, gli angoli delle labbra delle istituzioni educative dovrebbero mostrare segnali di preoccupazione. Ancora una volta, l’istruzione è stata dichiarata in stato di emergenza, per recuperare l’apprendimento ed evitare che la mancanza di equità continui a crescere. Quanto deve essere grave la ripresa del sapere e l’aumento dell’iniquità a cui non si può porre rimedio con i poteri ordinari delle autorità? Il rischio di questa misura risiede nell’approvazione di un quadro giuridico che dà il via a cambiamenti che rimuovono le basi dell’istruzione. La dichiarazione di emergenza è una sorta di scudo dietro il quale il governo si rifugia per agire liberamente; ma è anche una mancanza di rispetto e di considerazione per il lavoro e i risultati delle generazioni passate.
Il secondo fatto si riferisce alla conferma della posizione ideologica apertamente sollevata; siamo di fronte a una corrente progressista, paladina dello statalismo e aperta all’immanentismo; “Il collettivismo afferma la priorità ontologica della collettività, dell’insieme sociale sugli individui: la cosa primaria nell’essere umano è la sua dimensione sociale. La dottrina marxista è l’esempio più chiaro di questa concezione antropologica” [Gelardo, T. 2005]. Senza dubbio, il tono delle azioni del governo sarà prima l’ideologia e poi la realtà.
La sfida per le scuole è duplice: recuperare i valori e la cultura occidentale-cristiana, rafforzare le istituzioni e la loro autonomia. In questo senso la leadership territoriale cresce fortemente. È un momento favorevole per stabilire sinergie e alleanze tra i diversi centri educativi, in vista di un confronto con le politiche marxiste il cui scopo è imporre un pensiero unico tra i cittadini per il quale si cerca di annullare la libertà educativa e il pluralismo nelle proposte educative.
Cosa dovrebbe essere fatto? Presta attenzione a ciò che è importante. Cosa è importante? Cosa guarda al medio termine, alla continuità e all’unità. È necessario dare un’informazione chiara, precisa e solida sull’identità della scuola, attraverso l’ideologia. L’ideologia è il bene comune che rende possibile la configurazione della scuola come comunità. Allo stesso tempo, esprime alla società il suo fondamento assiologico e filosofico, affinché chi sceglie la scuola sia certo del contenuto del proprio progetto educativo e conosca la possibilità di partecipare al tipo di educazione che la scuola offre. A scuola, in occasione del rapporto insegnamento-apprendimento, appare la persona dello studente. Allo stesso modo, in occasione del comportamento dell’insegnante, l’ideologia della scuola appare davanti allo studente. Per riconoscere la persona dello studente, è fondamentale comprendere che una pedagogia che non risponde alla domanda “che cos’è l’uomo?” non farà altro che costruire castelli in aria. [Stein. E., 2003] La riflessione sulle implicazioni della filosofia scolastica non deve essere compito esclusivo dell’insegnante, è responsabilità della scuola, a tutti i livelli, condurla e sostenerla con argomentazioni, fondamentalmente attraverso la sua identità espressa in la sua cultura.
Dalla conferma dell’identità, che deve permeare l’intera struttura e le istanze della scuola, emergono altri temi che mi limiterò a segnalare: a) il rapporto famiglia-scuola, che deve essere rafforzato con strategie comunicative che permettano di ricapitolare le fiducia perduta a causa della pandemia e, ricostruire ciò che il marxismo grammischiano ha decostruito: famiglia, valori, persona, verità…. Sono sempre meno i giovani che scelgono una carriera nel campo dell’istruzione e non credo che questa tendenza sia reversibile. Per quanto riguarda la loro formazione, essa deve influenzare la comprensione e l’interiorizzazione dell’ideologia della scuola.
Un altro grosso tema è la formazione dei successori, cioè dei futuri manager. La valorizzazione del Core della scuola poggia sui suoi quadri intermedi. La successione in caso di abbandono dell’incarico da parte del regista non deve essere traumatica, anzi, deve comunicare un immediato senso di continuità. La figura del preside generale è sempre più “politica” e relazionale “con i sindacati, lo Stato, i gruppi genitoriali, nei congressi, negli scambi con gli altri preside; tutto ciò aggiunge valore al prestigio e all’immagine della scuola.
Infine, le scuole di ispirazione cristiana devono anticipare l’influenza parziale e intenzionale che i loro ex studenti ricevono nelle università. Per inoculare gli antidoti necessari di fronte all’assalto delle idee di sinistra, sarebbe opportuno ripassare i seguenti corsi: storia del Perù; filosofia, principali correnti di pensiero; comunicazione, concetti grammaticali, segni, simboli e convenzioni; biologia: natura umana.