Nei giorni 29 e 30 agosto, la riunione ha porte chiuse nell’Aula Nuova del Sinodo per discutere gli aspetti del Praedicate Evangelium, la Costituzione Apostolica in vigore dal 5 giugno.
A conclusione della due giorni d’incontri, martedì 30 agosto alle 17.30, il Papa celebrerà nella Basilica di San Pietro la Messa con i nuovi cardinali, che Francesco non ha potuto celebrare ieri, in quanto in visita a L’Aquila.
Il cardinale Feroci ha spiegato che i cardinali hanno affrontato due temi principali: quello della comunione, cioè la testimonianza dell’amore reciproco tra i cristiani, e poi la questione della difficoltà della società di oggi ad aprirsi al messaggio evangelico, con una considerazione sui mezzi per superare queste difficoltà.
Da parte sua, il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, ha sottolineato a Vatican News la grande partecipazione dei cardinali all’incontro con un dialogo aperto e intenso, in particolare sulla prospettiva missionaria delineata nella nuova Costituzione Apostolica e sulla necessità di incentrare l’annuncio sul comandamento più grande, quello della carità.
Novità e indicazioni del Praedicate Evangelium Soprattutto il Praedicate Evangelium – come indica il nome stesso – dà alla Curia una struttura più missionaria, perché sia sempre più al servizio delle Chiese particolari e dell’evangelizzazione. Pur concentrandosi sui cambiamenti nella struttura dei dicasteri e degli uffici, il Praedicate Evangelium di fatto “allarga” i confini della Curia creando un filo diretto con le Conferenze episcopali e le varie diocesi dei cinque continenti.
Un ponte tra la Curia e gli episcopati può far percepire meglio chi è al servizio del Santo Padre, al servizio dei vescovi, e questo è una speranza per una Chiesa più fraterna, dove la diversità culturale è ascoltata, vissuta e assunta, ha detto Steiner.
Molti i temi su cui riflettere, ha sottolineato il neo cardinale Arthur Roche, prefetto del Dicastero per il Culto divino: la collaborazione tra Curia ed episcopati, la presenza dei laici in posizioni di responsabilità, la “missionarietà” e la “conversione della Chiesa”.
La visione universale che ha sempre caratterizzato le scelte di Papa Francesco per il Collegio, con la rappresentanza di Paesi che non hanno mai visto un cardinale nella loro storia (da Tonga al Brunei, dalla Mongolia ad Haiti, dal Bangladesh al Laos al Lesotho), ha fatto sì che il Collegio sia composto da membri distanti sia per formazione culturale e sensibilità pastorale, sia per posizione geografica, che rende difficile incontrarsi regolarmente o partecipare alle riunioni a Roma.