La parola di Gesù, attraverso le parabole, infonde fiducia, perché “con Dio (…) c’è sempre speranza di germogli nuovi”. Lo ha detto il S. Padre commentando il Vangelo della domenica affacciandosi dal Palazzo Apostolico su Piazza San Pietro per la recita dell’Angelus.
“Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Attraverso due parabole, che il Vangelo ci presenta in questa domenica, riprendiamo il tempo liturgico “Ordinario”. Le parabole si ispirano proprio alla vita ordinaria e rivelano lo sguardo attento e profondo di Gesù, che osserva la realtà e, mediante piccole immagini quotidiane, apre delle finestre sul mistero di Dio e sulla vicenda umana. Così, ci insegna che anche le cose di ogni giorno, quelle che a volte sembrano tutte uguali e che portiamo avanti con distrazione o fatica, sono abitate dalla presenza nascosta di Dio. Allora, abbiamo bisogno pure noi di occhi attenti, per saper “cercare e trovare Dio in tutte le cose”, come amava dire Sant’Ignazio di Loyola.
Dio è all’opera
Gesù oggi paragona il Regno di Dio, la sua presenza che abita il cuore delle cose e del mondo, al granello di senape, cioè al seme più piccolo che ci sia. Eppure, gettato in terra, esso cresce fino a diventare l’albero più grande. Così fa Dio. A volte, il frastuono del mondo, insieme alle tante attività che riempiono le nostre giornate, ci impediscono di fermarci e di scorgere in quale modo il Signore conduce la storia. Eppure – assicura il Vangelo – Dio è all’opera, al modo di un piccolo seme buono, che silenziosamente e lentamente germoglia. E, piano piano, diventa un albero rigoglioso, che dà vita e ristoro a tutti.
Anche il seme delle nostre opere buone può sembrare poca cosa; eppure, tutto ciò che è buono, appartiene a Dio e dunque umilmente, lentamente porta frutto. Il bene – ricordiamolo – cresce sempre in modo umile, nascosto, spesso invisibile.
Cari fratelli e sorelle, con questa parabola Gesù vuole infonderci fiducia. In tante situazioni della vita, infatti, può capitare di scoraggiarci, perché vediamo la debolezza del bene rispetto alla forza apparente del male. E possiamo lasciarci paralizzare dalla sfiducia quando constatiamo che ci siamo impegnati, ma i risultati non arrivano e le cose sembrano non cambiare mai.
Il Vangelo ci chiede uno sguardo nuovo su noi stessi e sulla realtà; chiede di avere occhi più grandi, che sanno vedere oltre, specialmente oltre le apparenze, per scoprire la presenza di Dio che come amore umile è sempre all’opera nel terreno della nostra vita e in quello della storia. È questa la nostra fiducia, è questo che ci dà forza per andare avanti ogni giorno con pazienza, seminando il bene che porterà frutto.
Pazienza e costanza
Quant’è importante questo atteggiamento anche per uscire bene dalla pandemia! Coltivare la fiducia di essere nelle mani di Dio e al tempo stesso impegnarci tutti per ricostruire e ricominciare, con pazienza e costanza. Anche nella Chiesa può attecchire la zizzania della sfiducia, soprattutto quando assistiamo alla crisi della fede e al fallimento di vari progetti e iniziative. Ma non dimentichiamo mai che i risultati della semina non dipendono dalle nostre capacità: dipendono dall’azione di Dio.
La forza del seme è divina
A noi sta seminare, con amore, impegno, pazienza. Ma la forza del seme è divina. Lo spiega Gesù nell’altra parabola odierna: il contadino getta il seme e poi non si rende conto di come porta frutto, perché è il seme stesso che cresce spontaneamente, di giorno, di notte, quando lui meno se lo aspetta. Con Dio anche nei terreni più aridi c’è sempre speranza di germogli nuovi. Maria Santissima, l’umile serva del Signore, ci insegni a vedere la grandezza di Dio che opera nelle piccole cose e a vincere la tentazione dello scoraggiamento, fidandoci ogni giorno di Lui.