Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 22 dicembre 2024, dal titolo: “La gioia di donare la vita”
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Michea 5,1-4: “Da te uscirà il condottiero d’Israele”
Salmo 79: “Signore, mostraci la tua grazia e salvaci”
Ebrei 10,5-10: “Eccomi, mio Dio, per fare la tua volontà”
San Luca 1,39-45: “Beati voi che avete creduto”
Cosa c’è nel cuore di una madre durante la gravidanza? Cosa c’è nel cuore di Maria? Quando mancano pochi giorni alla celebrazione del Natale, san Luca ci presenta questa scena tenera e simbolica di due donne incinte: una vecchia che porta in grembo tutta l’illusione di una vita segnata dalla sterilità e che ormai è sbocciato; e una giovane ragazza che non riesce a superare lo stupore nel sentire la notizia di sapere di essere una madre salvadoregna. Sebbene la storia sia molto piccola, è piena di entusiasmo, benedizioni, giunchi e saluti. Le due donne, secondo il racconto di San Luca, avrebbero già una velata consapevolezza che i frutti dei loro grembi avranno una missione importante, ma piena di dolore e sofferenza. Ma la vita che inizia nel loro grembo li trasforma e li riempie di forza. Isabel non ha paura dei pericoli che una gravidanza comporta in età avanzata. Maria non ha paura delle difficoltà che dovrà affrontare nella sua prima e unica nascita. Come queste due semplici donne ci insegnano il vero valore della vita! Sono disposti a difendere la vita nonostante i gravi problemi che porterà loro. Sarebbe il primo e grande insegnamento: difendere la vita. Difendi la vita che comincia silenziosa e silenziosa nel grembo di una madre, ma anche la vita che agonizza nell’oblio e nel dolore di un vecchio. Difendete sempre e in ogni occasione la vita. Proteggilo, prenditi cura di esso, fallo fiorire. È il destino del vero credente.
Quando porti la vita dentro, hai fretta di trasmetterla a chi ne ha più bisogno. Isabel, sua parente, ha bisogno di aiuto e sostegno come ogni donna che sta per partorire. La visita di Maria non è per cortesia né per il suo riposo. Si tratta di portare vita, buone notizie e servizio. Quando abbiamo Cristo nel cuore, non è possibile nasconderlo. Abbiamo bisogno di farlo conoscere agli altri e il modo migliore per farlo è nello stile di Maria: portare la Buona Novella, trasmettere la vita e servire. Maria mostra così la sua grandezza di donna e di credente. È la dignità di una donna che si sente contenta di se stessa e che realizza la vocazione alla quale è stata chiamata. Una donna e discepola che capisce che la vera gioia è dare e condividere. A volte la vita sembra stupida, inutile per noi e per gli altri. Ci chiudiamo dentro per difenderci, per essere sicuri delle nostre cose e con chi amiamo. Ma il vero discepolo sa mettersi in cammino, abbandonare le proprie sicurezze e offrirsi nel servizio agli altri. Allora troviamo la vera libertà che salva, che fa crescere, che serve e rafforza i nostri fratelli. La gioia messianica, tipica del Natale, deve convertirsi, come nel caso di Maria, in servizio e disponibilità fraterna. Dobbiamo “visitare” gli altri.
I sussulti del Battista nel grembo di Elisabetta mostrano la vera gioia dell’incontro con Gesù. Il tanto atteso Messia è ormai vicino a sua madre e fa già godere e godere della sua presenza il piccolo Gian. Due grandi profeti che sono ancora nel grembo delle loro madri mostrano già segni di vera felicità e di vera salvezza. L’ultimo dei profeti esulta e salta di gioia, anche se nella sua vita soffrirà le esigenze che ogni amore e ogni dono comporta. Gesù, il profeta per eccellenza, è venuto per donarci la sua gioia, per insegnarci che anche nel dolore, accettato e vissuto per amore e con l’amore, può nascere la gioia. Egli si pone all’inizio e alla fine del nostro cammino come la gioia vera e perfetta, che nessuno può toglierci. Sono gli ultimi giorni dell’Avvento ed è necessario che ci fermiamo nel silenzio per cogliere questa presenza di Cristo. È un invito a comprendere che gli avvenimenti di ogni giorno sono gesti che Dio ci rivolge, segni della sua attenzione per ciascuno di noi. Se sentiremo la sua presenza daremo senso alla nostra vita e allora potremo anche “saltare di gioia”. Altrimenti tutti i nostri salti, le nostre urla e le nostre giravolte non avranno alcun significato.
Entrano le benedizioni che Elisabetta pronuncia in favore di Maria, mettendo in risalto la lode della sua fede: «Beata te che hai creduto». Non era facile crederci in quei tempi. La situazione economica e politica, i problemi religiosi, portarono ad avere una fede debole e forse ancor più nelle circostanze in cui visse Maria. Tuttavia accetta la proposta del Signore e confida pienamente nelle mani del Signore. Come Maria, le persone umili che hanno sperimentato l’amore di Dio sono coloro che hanno la capacità di dargli tutto il merito e di lasciarsi condurre anche nel buio e nel silenzio. Le prove e le difficoltà di cui è intessuta la nostra esistenza non distruggono la forza e il coraggio del credente, perché Dio è fedele nella sua promessa di salvezza per coloro che ama. Il mistero dell’Incarnazione, che siamo prossimi a celebrare e che aspettiamo, è un forte appello ad accrescere la nostra fede e una conferma dell’amore di Dio per l’umanità.
In questi ultimi giorni di preparazione al Natale ci restano alcune domande: siamo capaci di andare incontro agli altri per servirli, rallegrarli e dargli vita? Viviamo questi giorni del Natale nella gioia vera che si traduce in impegno, amore e incontro con i fratelli e le sorelle? Cosa si aspetta Gesù da te questo Natale?
“Effondi, Signore, la tua grazia su di noi, che abbiamo conosciuto attraverso l’annuncio dell’Angelo, l’Incarnazione del tuo Figlio, affinché possiamo giungere, attraverso la sua Passione e la sua Croce, alla Gloria della Risurrezione”. Amen.