Questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i fedeli dalle Parrocchie di Rho (Milano) e ha rivolto loro il discorso che pubblichiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Saluto tutti voi e in particolare Mons. Michele Di Tolve, il vostro Parroco, che conosco da tanti anni e che ringrazio per le sue parole. L’ho conosciuto appena nominato cardinale: ero andato a visitare una mia cugina e lei mi ha parlato di un vice-parroco eccezionale che avevano lì, “guarda, lavora quel prete!” – “Ah sì? Fammelo conoscere, ma non dirgli che sono un cardinale” – “No, non lo dirò”. Mi sono tolto l’anello, siamo arrivati in oratorio e lui andava da una parte all’altra, si muoveva come un ballerino con tutti… Così l’ho conosciuto. E così è rimasto per tutta la vita: uno che sa muoversi, non aspetta che le pecore vengano a cercarlo. E come rettore del seminario ha fatto tanto bene, ai ragazzi che si preparano al sacerdozio, tanto bene. Adesso, come parroco, fa tanto bene e per questo vorrei davanti a tutti voi dare testimonianza e ringraziare per quello che sta facendo: grazie, grazie!
Tempo fa dissi a don Michele che desideravo conoscervi, e oggi voi mi avete accontentato: grazie di essere venuti! La scorsa estate, chiamando Monsignor Michele al telefono durante le vostre vacanze comunitarie, ho potuto salutare anche alcuni del gruppo e ho sentito la gioia e l’entusiasmo del vostro stare insieme.
La Chiesa e un corpo composto di tante membra
Oggi siete venuti numerosi, e so che avete fatto anche qualche sacrificio per poterci essere tutti e per non escludere nessuno. Rappresentate tante realtà diverse delle vostre Parrocchie e portate con voi, nel cuore, i fratelli e le sorelle che per vari motivi non sono potuti venire, grazie! Raggruppate generazioni, provenienze, servizi e doni differenti e complementari, e questo è bellissimo. La Chiesa è questo! La Chiesa infatti è un corpo composto di tante membra, tutte al servizio le une delle altre e tutte animate dallo stesso amore: quello di Cristo (cfr 1 Cor 12,12). E quando la Chiesa non è così, cade nella mondanità, cade nel clericalismo che è una cosa bruttissima. Ricordatevi sempre che è con la bellezza e la ricchezza di questa varietà e di questa comunione che voi portate Gesù al mondo: è questo il mezzo più potente con cui annunciate il Vangelo, prima ancora delle parole!
Alcuni dei gruppi presenti quest’anno festeggiano un anniversario speciale. Ringraziamo insieme il Signore, di cui siamo tutti umili servitori, per il bene che ha compiuto e che continua a compiere attraverso di noi, e rinnoviamo il nostro impegno ad essere generosi nel dono di noi stessi e docili alla sua volontà. Mons. Michele, nel suo saluto, ha ricordato tra l’altro proprio le parole che ho pronunciato dieci anni fa, il 13 marzo 2013. Appena eletto Vescovo di Roma, affacciandomi per la prima volta alla loggia della Basilica di San Pietro, dicevo: «Incominciamo questo cammino insieme: Vescovo e popolo […]. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi». È il desiderio che mi ha accompagnato per tutti questi anni, ed è l’augurio che faccio anche a voi, con il vostro vescovo. Io sono il vescovo di Roma, ma voi ne avete un altro. Avanti!
Camminare insieme come fratelli e sorelle
Vi esorto a camminare insieme come fratelli e sorelle, perché la fratellanza rende le persone più libere e felici. Il mondo non finisce con noi stessi, per favore! La comunità non si fa davanti allo specchio, io e lo specchio, no! Scopriamo veramente il mondo solo quando camminiamo insieme con gli altri, giorno per giorno. Per questo è importante la Parrocchia: perché è il luogo in cui, alla sequela di Gesù, ci si incontra, ci si conosce, ci si arricchisce gli uni gli altri, persone di diverse generazioni e diverse condizioni culturali e sociali, tutti con qualcosa di unico da dare e da ricevere. Vediamo nelle nostre città cosa succede quando ci si dimentica di questo: l’orizzonte si restringe e si diventa tutti più soli.
Camminare insieme, camminare con amore. L’amore tra voi sia sempre al primo posto (cfr 1 Cor 13,1-13; Enc. Fratelli tutti, 92). Attraverso le attività formative, la Scuola dell’Infanzia, i gruppi, le attività dell’Oratorio, l’attenzione ai poveri e agli ultimi, alle persone anziane e sole, ai fidanzati e alle giovani famiglie, attraverso la banda musicale e le attività sportive, voi preparate il terreno, a volte un po’ arido e duro, per seminare amore e trasformare il territorio in cui vivete in una campagna rigogliosa, ricca dei frutti buoni del Vangelo. In particolare, amare significa “allargare la cerchia”, costruendo unità nella fiducia e nell’accoglienza, lavorando insieme e cercando sempre i punti in comune e le occasioni per fare comunità, piuttosto che i motivi di divisione (cfr Fratelli tutti, 97). Rispettare le differenze.
La Messa con i bambini è una cosa bellissima
Sapete, io sono stato parroco per sei anni, e quella esperienza la porto nel cuore. A me piaceva la Messa con i bambini… Pensate che in quel quartiere ce n’erano tanti, e alla Messa domenicale dei bambini ce n’erano 200, 280 – in quei quartieri, le famiglie hanno quattro-cinque bambini –, e sempre incominciavo a interloquire con loro. Una volta – era Pentecoste – dicevo: “Oggi è Pentecoste!”. I bambini rispondevano: “Sì, padre, sì”. “Insomma, è lo Spirito Santo… Chi di voi sa chi è lo Spirito Santo?”. E alcuni alzavano le mani. “Va bene, tu!” – “Il paralitico!”. “Cosa hai detto?” – “Il paralitico” – “Quello che va sulla sedia a rotelle?” – “Sì!”- “No, caro, è il Paraclito, è un’altra cosa!”. Ma era bello. Un’altra volta, ho parlato di non chiacchierare perché le chiacchiere fanno male, e le persone che chiacchierano fanno male. “Ah! – dice subito un bambino – come la signora Tale e Tale!”. I bambini sono spontanei, la Messa con i bambini è una cosa bellissima: portatela avanti sempre. La Parrocchia è un luogo benedetto, dove si va per sentirsi amati. Chi bussa alla porta delle nostre chiese e dei nostri ambienti cerca spesso prima di tutto un sorriso accogliente, cerca braccia e mani aperte, occhi desiderosi di incontro e carichi di affetto.
In una Parrocchia, tu bussi alla porta e, se non è l’ora, ti dicono: “Vattene, è finito l’orario”. Una volta, un parroco mi diceva: “Ho voglia di chiudere con mattoni le finestre” – “Ma sei pazzo?” – “No, perché la gente viene e se non ricevo alla porta, bussano alle finestre”. La gente non si stanca di chiedere e di chiamare, e noi non dobbiamo stancarci di aprire le porte e le finestre. Se tu sei prete, è per questo; se tu sei nel circolo della Parrocchia, è per questo: per aprire porte, per aprire finestre, per ricevere sempre con un sorriso. E non dire “non è ora”. Apertura totale: braccia e mani aperte, occhi desiderosi di incontro e carichi di affetto. Questa è la pastorale di una parrocchia. In Parrocchia ciascuno porta anche il proprio fardello, per poterlo condividere con qualcun altro e alleggerirne il peso, ma anche per condividere le cose buone che contiene!
Non lasciate entrare il chiacchiericcio
Sì, c’è un nemico grande, nelle Parrocchie, come dappertutto: il chiacchiericcio. State attenti, non lasciate entrare il chiacchiericcio. Il chiacchiericcio uccide. E non sparlare gli uni degli altri. Se a te non piace questo, non ti piace questa, mangiati il tuo giudizio, ma non condividerlo per rovinare l’altro. “Eh, Padre, è così facile chiacchierare…”. Sì, è facile, è vero. Ma c’è una medicina molto buona contro il chiacchiericcio, non so se voi la conoscete, ma è buona, è una medicina buona. Se a te viene voglia di chiacchierare, morditi la lingua! Si gonfierà la lingua e non potrai parlare. Morditi la lingua prima di chiacchierare. Niente chiacchiericcio, per favore, quello è una peste che rovina le parrocchie, rovina le famiglie e tante cose…
Cari fratelli e sorelle, le vostre Parrocchie si trovano in un luogo ricco di spiritualità, caratterizzato da una storia di Chiesa generosa e feconda. Partecipate della grande e vivace eredità pastorale ambrosiana e vivete all’ombra dell’antico Santuario dell’Addolorata di Rho, voluto da San Carlo Borromeo poco prima della sua morte, luogo di devozione e meta di pellegrinaggi ieri come oggi. Vi ringrazio perché, con la vostra fede e il vostro amore fraterno, mantenete viva questa eredità, così che non smetta di crescere. Ci saranno tante difficoltà, ci saranno tante lotte interne, tante invidie, ma insieme bisogna reggere, perché questo non distrugga la bella storia parrocchiale che voi avete. Andate avanti! Voi anziani, voi adulti trasmettete ai giovani il testimone che a vostra volta avete ricevuto dalle generazioni che vi hanno preceduto; e lo date arricchito del vostro impegno e della vostra testimonianza. E voi giovani, non abbiate paura a parlare con i vecchi! Vai a parlare, a discutere, vai ad ascoltare i vecchi, perché ti daranno forza, prendendo dalla loro storia, perché tu possa andare avanti, tu che sei giovane adesso. Questo non significa guardare sempre indietro, no. Tu vai dai vecchi, parla, ma guarda avanti, all’orizzonte. È importante che i giovani incontrino i vecchi e parlino con i vecchi.
E grazie ancora di questa visita, che si doveva fare due anni fa, credo, ed è stata rimandata. Che i Santi Pietro e Paolo vi rafforzino nella fede, nella speranza e nella carità. E che la Madonna vi custodisca e vi accompagni sempre. Vi benedico tutti di cuore. E vi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!