La presentazione del libro del giornalista Ary Waldir Ramos “Siate autentici!” è stata l’occasione per riflettere sul ruolo dei comunicatori, prendendo spunto dalla comunicazione del Papa. Introdotti da Alessandro Girotti, vicedirettore editoriale dei Media vaticani, ne hanno discusso il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, cardinale Mario Grech, la corrispondente in Italia di Radio Cope, Eva Fernandez, e l’intervento di Jesus Colina, presidente e direttore editoriale di Aleteia, il sito per cui lavora Ary Waldir Ramos.
Ascolto
“Sei un autentico comunicatore, continua a essere autenticamente coerente” è stato l’incoraggiamento del card. Grech all’autore. Il porporato si è soffermato in particolare sul tema dell’ascolto, la seconda delle tre parti in cui è diviso il libro. Le altre due sono profondità e autenticità.
“Una buona comunicazione non può nascere che dall’ascolto, un buon comunicatore non può che essere esperto nell’ascoltare” ha affermato Grech. Non a caso, “il Papa ha voluto dedicare la prima parte del sinodo all’ascolto e sempre l’ascolto è il tema della Giornata delle comunicazioni sociali. Ma cos’è l’ascolto? Quando una parola viene eccessivamente enfatizzata, rischia di svuotarsi di significato. Vorrei riprendere quello che ha detto il Papa in Evangelii Gaudium: ascoltare è più che sentire. Perché ascoltare è un’arte, un esercizio non solo della mente ma anche del cuore. Non è un atto passivo, un silenzio che cerchiamo invano di colmare ma significa assumere un atteggiamento di disponibilità. Un cuore libero e aperto per l’altro, che è sempre un dono per me”.
Disponibilità
Il cardinale ha sottolineato che “occorre riconoscere nell’altro un fratello. Non si tratta di annullare la propria individualità. Ascoltare è effatà, apriti, che è anche udire e vedere. Ascoltare è guardare alla croce” perché se “ascoltare è sempre una relazione, basata sulla reciprocità”, il cristiano alla “dimensione orizzontale deve aggiungere quella verticale, la disponibilità verso Dio, la capacità di guardare con gli occhi di Dio” e così trasformare “l’ascolto in discernimento”.
Grech ha anche fatto riferimento alla perdita della “capacità di un dialogo sano, liberatorio”. Spesso “abbiamo paura di aprirci al dialogo”. Che a volte “finisce per degenerare divenendo litigio, non più comunione ma separazione. La guarigione del cuore comincia dall’ascolto. Il tempo del Sinodo – ha concluso – può essere un tempo opportuno di guarigione delle ferite che ci portiamo nelle comunità ecclesiali e nella società. Chi è stato ferito da una Chiesa sorda e muta, chi è in attesa di un cuore disposto ad ascoltare. E se siete cristiani, non vergognatevi a chiedere allo Spirito Santo di ispirarvi ad ascoltare e a portare una parola di consolazione e misericordia”.
Servizio
Il libro riporta diverse testimonianze relative alla comunicazione del Papa. A questo ha fatto riferimento Eva Fernandez, sottolineando in particolare due aspetti della comunicazione del Pontefice come servizio: il lavoro e la generosità. “Le presunte improvvisazioni di Francesco nascondono molte ore di lavoro e preghiera. Il Papa mette tutte le sue capacità al servizio dell’evangelizzazione”. Comunicare, ha aggiunto “è anche saper scomparire, ciò che conta è ciò che viene detto, non chi lo dice”.
Quanto alla generosità, Fernandez ha evidenziato che “il Papa sa di correre il rischio di essere interpretato e travisato”. E ha citato a esempio la lettera inviata al Messico per il bicentenario dell’indipendenza in cui chiede perdono per le atrocità commesse dai conquistadores. Lettera che in Spagna ha scatenato fortissime reazioni dei settori più conservatori contro il S. Padre. “Comunicare – ha spiegato la collega di Radio Cope – è un fatto coraggioso per chi è tanto esposto ma Francesco preferisce rischiare”. E ha ribadito che “criticare senza aspettare la risposta non è dialogo”.
Manuale di spiritualità della comunicazione
Il libro, edito da Edizioni Lavoro, non è una biografia di Francesco. Piuttosto, come lo ha definito Colina, è un “manuale di spiritualità della comunicazione” nell’ottica del Papa. “Ary – ha detto – ha reso esplicito ciò che il Papa dice in modo implicito”.
Nelle sue conclusioni, Ary Waldir Ramos ha affermato che il volume è “un ritratto collettivo in cui ognuno può trovare una parte di sé. Lo state già scrivendo con la vostra vita, la vostra testimonianza e la vostra professionalità” ha detto rivolto ai numerosi colleghi presenti. “Comunicare nell’epoca della postverità non è facile, davanti al discredito delle istituzioni tradizionali”. Ma una “comunicazione autentica è abbandonare le maschere sociali per concentrarsi sulle persone e sulle loro storie. Occorre scegliere come compagna la coerenza che ripara dallo scandalo e ci sostiene nei momenti di crisi. Comunicare – ha concluso – è come salire una montagna. Ma voler arrivare in vetta insieme agli altri può riparare da tanti pericoli”.