“Insorti del Ghetto simbolo della lotta per la libertà”

Messaggio del presidente del Comitato episcopale polacco per il dialogo con l’ebraismo a 78 anni dalla rivolta

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Rastrellamento nel ghetto di Varsavia. Photo Jürgen Stroop Report to Heinrich Himmler from May 1943. Credit to: Wikimedia (public domain)

“L’anniversario della rivolta del ghetto di Varsavia è un appello ad amare il prossimo, per il rispetto e il riconoscimento della dignità di ogni essere umano. Ci ricorda inequivocabilmente che, alla luce del Vangelo, ogni manifestazione di odio e di aggressione, compreso l’antisemitismo, è un peccato”. Lo ha detto il presidente del Comitato episcopale polacco per il dialogo con l’ebraismo Rafał Markowski, sottolineando che gli insorti del Ghetto sono un simbolo della lotta per la libertà. L’Ufficio per la Comunicazione Estera della Conferenza Episcopale Polacca ha diffuso il suo messaggio nel 78° anniversario della rivolta del ghetto di Varsavia contro l’occupazione nazista della Polonia.

L’insurrezione scoppiò il 19 aprile. La battaglia degli ebrei tra le mura del ghetto durò fino al 16 maggio 1943. I caduti furono almeno 13.000, i superstiti furono deportati nei campi di concentramento e i nazisti rasero al suolo il ghetto.

Rivolta contro un piano demoniaco

Il presidente del Comitato Episcopale per il Dialogo con l’Ebraismo aggiunge che la rivolta del ghetto di Varsavia fu un eroico tentativo di contrastare “il piano demoniaco di sterminare l’intero popolo ebraico”. “Gli occupanti tedeschi avevano iniziato ad uccidere gli abitanti del ghetto di Varsavia due giorni prima della più importante festa ebraica, la Pasqua, e la fine dello sterminio degli ebrei nella capitale fu simboleggiata dalla distruzione della Grande Sinagoga in via Tłomackie”.


Il vescovo Markowski sostiene che gli insorti del ghetto di Varsavia mostrarono eroismo, una grande volontà di vivere e forza d’animo. “Sono un simbolo della lotta per la libertà. Lo esprime in maniera commovente uno degli slogan della rivolta: ‘Se sopravviveremo, lo faremo solo come persone libere; e, se questo è impossibile, allora come persone libere moriremo. Conquisteremo la morte in battaglia’. Oggi ricordiamo i nostri fratelli e sorelle morti nel ghetto in circostanze scioccanti. Ricordiamo tutti i deportati nei campi di sterminio, nelle camere a gas a Treblinka, Majdanek e in altri luoghi simili” scrive.

La campagna dei narcisi

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Il monumento Umschlagplatz a Varsavia. Credit: Sr. Amata CSFN

Markowski evoca anche i bellissimi narcisi che sbocciano vicino al muro, al monumento Umschlagplatz in via Stawki a Varsavia. Sono un simbolo del ricordo di quei tragici eventi e delle persone eroiche che persero la vita in difesa della loro dignità e libertà. “Vorrei ringraziare tutti coloro che si sono uniti alla campagna dei ‘Narcisi’ per commemorare gli eroi della rivolta del ghetto. In questo modo, sottolineiamo anche l’importanza della comunità e della solidarietà, la necessità di un dialogo al di là delle differenze, come dice il motto che accompagna questa campagna: “Uniti dalla memoria”

Il no al razzismo di S. Giovanni Paolo II a Yad Vashem

Il vescovo ricorda infine le parole di San Giovanni Paolo II che, parlando nel marzo 2000 al Centro Yad Vashem di Gerusalemme, disse: “La Chiesa rifiuta il razzismo in qualsiasi forma come negazione dell’immagine del Creatore insita in ogni essere umano”. D’altra parte, a Varsavia, il Papa polacco ci ha ricordato il legame della storia della nostra Patria, creato da ciascuno dei suoi figli e figlie negli ultimi mille anni. Affermò che “Tutto ciò – compresa la storia dei popoli che hanno vissuto con noi e tra noi, come coloro che sono morti a migliaia tra le mura del ghetto di Varsavia (…). Tutto ciò abbraccio nel pensiero e nel mio cuore durante questa Eucaristia e lo includo in questo unico santo sacrificio di Cristo, in Piazza della Vittoria” ha concluso Markowski.