Questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i volontari della Croce Rossa Italiana in occasione del 160° anniversario della fondazione.
Nel suo discorso, il Papa ha sottolineato che più che un’organizzazione, è un simbolo di unità: la Croce Rossa Italiana ci unisce nella ricerca di un mondo più giusto e compassionevole.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Sono contento di incontrarvi in occasione del 160° anniversario della fondazione della Croce Rossa Italiana. Era infatti il 15 giugno 1864 quando a Milano veniva istituito il Comitato dell’Associazione Italiana per il soccorso ai feriti e ai malati in guerra. Di fronte alle devastazioni e alle sofferenze causate dalla guerra – anche oggi non dimentichiamo questo! – ci fu un sussulto di umanità che si tradusse in gesti e opere concrete di assistenza e di cura, senza distinzioni di nazionalità, ceto sociale, religione od opinioni politiche. Questa corrente di amore non si è mai fermata: oggi, come ieri, la vostra è una presenza efficace e preziosa, specialmente in tutti quei contesti in cui il fragore delle armi soffoca il grido dei popoli, il loro anelito di pace e il loro desiderio di futuro.
Quella di oggi è un’occasione speciale per esprimervi tanta gratitudine per il servizio che rendete nei contesti bellici e per l’aiuto che ogni giorno prestate a chi è nel bisogno in molteplici situazioni di emergenza. Grazie, grazie tante per questo!
Il vostro impegno, ispirato ai principi di umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità, è anche segno visibile che la fraternità è possibile. Se si mette al centro la persona, si può dialogare, lavorare insieme per il bene comune, andando oltre le divisioni, abbattendo i muri dell’inimicizia, superando le logiche dell’interesse e del potere che accecano e rendono l’altro un nemico. Per il credente ogni persona è sacra. Ogni creatura umana è amata da Dio e, per questo, portatrice di diritti inalienabili. Animate da questa convinzione, tante persone di buona volontà si incontrano, riconoscendo il valore supremo della vita e, quindi, la necessità di difendere soprattutto i più vulnerabili. Su questa realtà dei più vulnerabili vorrei dirvi una cosa: sono i bambini. Qui in Italia sono arrivati tanti bambini a causa della guerra in Ucraina. Sapete una cosa? Che questi bambini non sorridono, hanno dimenticato la capacità di sorridere. È brutto questo per un bambino. Pensiamoci.
Nel ringraziarvi per il vostro servizio insostituibile nelle aree di conflitto e nelle zone colpite da disastri ambientali, nell’ambito della formazione e della salute, così come per quello che fate a favore dei migranti, degli ultimi e dei più vulnerabili, voglio incoraggiarvi a proseguire in questa grande opera di carità che abbraccia l’Italia e il mondo. Possa la Croce Rossa restare sempre simbolo eloquente di un amore per i fratelli che non ha confini, né geografici, né culturali, sociali, economici o religiosi. Non a caso, lo slogan che avete scelto per celebrare il 160° anniversario è “Ovunque per chiunque”. È una cosa universale. Si tratta di un’espressione che, mentre racconta un impegno, descrive anche uno stile, un modo di essere e di esserci.
Ovunque, perché nessun contesto può dirsi libero dalla sofferenza, libero dalle ferite del corpo e dell’anima, sia nelle piccole comunità sia negli angoli più dimenticati della Terra. Bisogna globalizzare la solidarietà, operando a livello nazionale e internazionale, perché «riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare un’amicizia sociale che includa tutti non sono mere utopie – sono realtà! –. Esigono la decisione e la capacità di trovare i percorsi efficaci che ne assicurino la reale possibilità. […] Si tratta di progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale» (Lett. enc. Fratelli tutti, 180). Per questo, servono norme che garantiscano i diritti umani in ogni luogo, prassi che alimentino la cultura dell’incontro e persone capaci di guardare al mondo con una prospettiva ampia. Guardando l’orizzonte.
Ovunque e per chiunque, perché la nostra è la società dell’io più che del noi, del piccolo gruppo più che di tutti. È una società in questo senso egoista. La parola “chiunque” ci ricorda che ogni persona ha la sua dignità e merita la nostra attenzione: non possiamo voltarci dall’altra parte o scartarla per le sue condizioni, la sua disabilità, la sua provenienza o il suo status sociale. Per questo vi esorto a continuare a stare accanto ai fratelli e alle sorelle che hanno bisogno, con competenza, generosità e dedizione, soprattutto in un tempo in cui crescono, come zizzania, il razzismo e il disprezzo. Infatti, «solo coltivando questo modo di relazionarci renderemo possibile l’amicizia sociale che non esclude nessuno e la fraternità aperta a tutti» (ivi, 94).
Questo slogan – “Ovunque per chiunque” – ricorda la frase che leggiamo nella Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi: «Mi sono fatto tutto per tutti» (9,22). L’Apostolo sintetizzava così la sua missione: raggiungere tutti per portare tutti alla gioia del Vangelo. Questo è lo stile che anche voi realizzate ogni volta che, con spirito fraterno, intervenite almeno ad alleviare una sofferenza.
In questo tempo di Pasqua, chiediamo la grazia di essere strumenti di fraternità e di pace, protagonisti nella carità e costruttori di un mondo fraterno e solidale. Il Signore benedica voi, volontari e operatori, e benedica le vostre famiglie. Io prego per voi; e anche voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!