Il 15 marzo scorso la Siria ha “celebrato” il tristissimo decimo anniversario dall’inizio della guerra che ha messo in ginocchio il Paese. In vista della quinta conferenza dei donatori dell’Unione Europea sulla Siria, Caritas Internationalis ha organizzato una conferenza stampa per mettere in luce la situazione nel martoriato Paese mediorientale, esortando allo stesso tempo la comunità internazionale ad agire in fretta. La popolazione è allo stremo e senza un coordinamento internazionale sarà impossibile evitare la catastrofe umanitaria.
All’incontro “Chiesa e Caritas: 10 anni di risposta umanitaria in Siria” hanno partecipato in videoconferenza il segretario generale della confederazione Aloysius John, mons. Jean-Abdo Arbach, arcivescovo melchita di Homs, Hama e Yabroud e presidente di Caritas Siria, Ryad Sargi, Direttore di Caritas Siria, e il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria.
Stallo nel processo di pace
“Proprio in questo momento cruciale per la Siria, quando, dopo dieci anni di sanguinoso conflitto, il processo di pace è in una fase di stallo, la ripresa non è ancora iniziata e molte persone stanno perdendo la speranza nel futuro del loro Paese” ha detto il cardinale nel suo intervento.
La più alta percentuale di povertà al mondo
“È vero – ha aggiunto – che le bombe e i razzi non cadono più in diverse regioni della Siria da alcuni mesi. Tuttavia, la terribile “bomba” della povertà è esplosa, colpendo, secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, circa il 90% della popolazione che vive sotto la soglia di povertà. La percentuale più alta al mondo. La sterlina siriana si è svalutata rispetto al dollaro, il prezzo degli alimenti è notevolmente aumentato. Ai forni la gente fa la fila per avere un po’ di pane razionato quando è disponibile. Stesse scene per la benzina in tutto il Paese. È il triste risultato di dieci anni di guerra, corruzione e sanzioni”. Un quadro aggravato dalla “crisi libanese” e dalla pandemia. La gente “chiama questo difficile periodo “guerra economica”, peggio di quella degli anni precedenti.
E a parte l’attenzione riservata alla Siria per questo triste anniversario, il Paese è completamente scomparso dai radar dei media, proprio come Papa Francesco aveva avvisato un anno fa” ha spiegato Zenari. Il cardinale ha ringraziato la comunità internazionale e le organizzazioni umanitarie per i loro aiuti, augurandosi il pieno successo della prossima conferenza di pace, sottolineando il ruolo delle “Chiese locali per il loro impegno nell’assistenza umanitaria. In particolare, la Caritas Siria, il cui compito, come ho sottolineato dall’inizio del conflitto, dovrebbe essere quello di spina dorsale della missione umanitaria della Chiesa cattolica”.
Gli aiuti non sono infiniti
Tuttavia “le sfide sono enormi e le possibilità molto limitate. Tutti questi generosi contributi sono un “rubinetto” d’acqua nel deserto! Gocce molto preziose ma sempre un rubinetto che col tempo rischia di erogare sempre meno acqua!”. Gli aiuti umanitari, ha avvertito Zenari, “non possono continuare all’infinito. Molti di questi aiuti, al momento ancora urgenti e necessari, non sono una soluzione adeguata a lungo termine. La Siria ha bisogno, secondo gli esperti, di centinaia di miliardi di dollari per costruire ospedali, scuole, case, aziende e far ripartire l’economia”.
Tempo scaduto
La pace “non arriverà in Siria senza ricostruzione e senza ripresa economica. I siriani quanto dovranno aspettare? Il tempo è scaduto. Molti hanno perso la speranza. Sono necessarie soluzioni urgenti e radicali. Come si dice in italiano, il toro va preso per le corna, non per la coda” ha concluso il nunzio, ricordando al contempo la necessità di superare l’attuale paralisi politica con l’aiuto di “una costruttiva diplomazia internazionale sulla Siria” perché “mentre il processo di pace è in un momento di stallo totale, la povertà, al contrario, avanza velocemente!”
Stop alle sanzioni
Aloysius John nel suo intervento ha ribadito che Caritas Internationalis “si unisce alla Chiesa siriana nel chiedere di rimuovere le sanzioni; aumentare l’accesso ai servizi e all’assistenza sanitaria, compresi i vaccini contro il Covid; garantire il sostegno alle Ong; giungere ad una pace negoziata. “I siriani, e specialmente la generazione più giovane della Siria, non possono più permettersi le tribolazioni e le violenze di questa guerra. Meritano un futuro migliore”, ha dichiarato John.
Un terzo della popolazione è fuggita dal Paese e 12,4 milioni di persone non hanno un accesso affidabile al cibo e al riscaldamento. La confederazione Caritas ha aiutato una media di un milione di persone all’anno dall’inizio della guerra. Gli aiuti hanno incluso cibo, istruzione, riparazione di case, supporto psicologico e sanitario, progetti per l’acqua e l’igiene e, negli ultimi anni, un crescente spostamento verso progetti di sostentamento per aiutare i siriani a diventare più autonomi e ricostruire le proprie vite.
Un bilancio tragico
“I siriani hanno pagato un alto tributo alla guerra in Siria negli ultimi dieci anni in termini di uccisioni, spostamenti interni e rifugiati, e la distruzione non ha fatto distinzione tra case, strutture pubbliche o centri medici o educativi” ha detto il direttore esecutivo di Caritas Siria, Riad Sargi, che ha anche lanciato un appello urgente alla comunità internazionale, affermando che “le sanzioni e il boicottaggio sulla Siria, oltre al Caesar Act, ha influenzato negativamente la vita dei cittadini siriani, soprattutto i più vulnerabili, poiché queste sanzioni li hanno colpiti nel cuore della loro vita quotidiana, così che alcuni di loro possono solo mangiare pane e bere acqua. I contenitori della spazzatura nelle strade sono diventati una fonte di cibo per i più poveri”.
I bambini tra i più colpiti
Il sessanta percento dei bambini siriani ha urgente bisogno di istruzione, cibo e riscaldamento e 2,4 milioni di bambini non hanno accesso alla scuola. Uno dei principali obiettivi di Caritas Internationalis è investire nell’istruzione per le migliaia di bambini siriani che non possono andare a scuola. Caritas Internationalis ha lanciato una campagna di raccolta fondi a sostegno dei bambini siriani, disponibile al link https://www.caritas.org/2021/02/syria-tomorrow-is-in-our-hands/
“Vogliamo la pace, vogliamo il dialogo”, è infine l’accorato appello di Mons. Jean-Abdo Arbach, arcivescovo melchita di Homs, Hama e Yabroud e presidente di Caritas Siria.