Il primo santuario di san Giovanni Paolo II nella terra azera

Wlodzimierz Redzioch intervista mons. Fekete a capo della prefettura apostolica in Azerbaigian

La Repubblica dell’Azerbaigian è uno stato situato nel Caucaso meridionale, sulla costa del Mar Caspio. Nel 1918, dopo il crollo dell’Impero russo, venne fondata la Repubblica Democratica dell’Azerbaigian, che potrebbe essere considerata il primo stato musulmano democratico. Sfortunatamente, il 27 aprile 1920, l’Armata Rossa conquistò la capitale Baku e il paese fu incorporato nell’Unione Sovietica. Il 5 dicembre 1936 fu fondata la Repubblica socialista sovietica dell’Azerbaigian. L’Azerbaigian ha riacquistato la libertà solo nel 1991 e ha dichiarato l’indipendenza il 30 agosto 1991, poco prima del crollo dell’URSS.

Sebbene quasi il 90% della popolazione sia musulmana, l’Islam non è la religione di stato e le principali forze politiche sono laiche. Il popolo dell’Azerbaigian appartiene alla famiglia dei popoli turchi che parlano lingue appartenenti alla famiglia linguistica turca. Questi popoli vivono in una vasta fascia di territori che si estende dalla Turchia attraverso il Caucaso, l’Asia centrale fino alla Siberia.

Questo Paese a maggioranza islamica è abitato anche da seguaci di Cristo: il pastore di questo piccolo gregge cattolico è un salesiano slovacco, mons. Vladimir Fekete. È nato a Bratislava, è entrato nell’ordine salesiano ed è stato ordinato sacerdote nel 1983. Ha studiato teologia all’Università di Vienna e all’Università Cattolica di Lublino. È stato superiore dell’Ispettoria salesiana slovacca e maestro dei novizi a Poprad. La sua vita è cambiata radicalmente quando, il 5 novembre 2009, Benedetto XVI lo ha nominato superiore della missione sui iuris (missione sui iuris – un’unità territoriale indipendente della Chiesa cattolica, in zone dove ci sono pochi cattolici, soprattutto nei paesi di missione – nota di W.R.) in Azerbaigian. Nel 2011 il Papa ha elevato la missione al rango di prefettura apostolica e p. Fekete ne divenne il primo prefetto. Nel 2017 Francesco l’ha nominato vescovo: è stato consacrato vescovo dall’arcivescovo Paul Gallagher, segretario per i rapporti con i Paesi della Segreteria di Stato.

Ed è stato proprio l’arcivescovo Gallagher ad arrivare a Baku il 13 dicembre di quest’anno per una visita di quattro giorni durante la quale ha benedetto l’area e la prima pietra per la costruzione di un nuovo tempio, che sarà il primo santuario di san Giovanni Paolo II in questo Paese musulmano del Caucaso. Ne ho parlato con mons. Vladimir Fekete.

– Eccellenza, lei è pastore dei cattolici in Azerbaigian. Chi sono e quanti sono i cattolici in questo Paese?

– Non conosciamo il numero esatto dei cattolici. Ci sono due gruppi principali: i cattolici locali che sono sopravvissuti alle persecuzioni bolsceviche (l’ultimo sacerdote fu ammazzato nel 1930). Quando abbiamo iniziato la nostra missione qui nel 2000 abbiamo ancora trovato qualche vecchietta battezzata. Noi, nei 24 anni della missione, abbiamo battezzato circa 400 persone, la gente locale. Invece il gruppo più consistente di cattolici, qualche migliaio, sono gli stranieri che risiedono in Azerbaigian per motivi di lavoro. Qualche centinaio di loro frequentano la Messa in lingua inglese. In tutto il Paese abbiamo solo due parrocchie.

– Che strutture avete a disposizione?

– Le strutture della prefettura sono molto ridotte. Nel 2000 abbiamo preso una casa dove viveva la comunità salesiana, dove si faceva il catechismo, si celebravano le prime Messe. In questo momento la chiesa principale è la cattedrale dell’Immacolata costruita sul terreno regalatoci dal presidente dello stato Heydar Aliyev dopo la visita di Giovanni Paolo II in Azerbaigian nel 2002. Invece la prima casa è diventata la seconda parrocchia intitolata a san Giovanni Paolo II ed anche la sede del prefetto. A parte i salesiani, qui lavorano le suore di Madre Teresa che hanno una casa per gli ammalati e moribondi (tipo un hospice); sono arrivate anche le suore salesiane cioè Figlie di Maria Ausiliatrice.


– Le minoranze cristiane nei Paesi musulmani spesso hanno dei problemi di intolleranza religiosa. Come è la situazione in Azerbaigian?

– La situazione in Azerbaigian è molto diversa dalla situazione nei Paesi come Iran o Pakistan. E’ un Paese dove la Costituzione garantisce la laicità e ogni cittadino può scegliere la propria religione. Il governo promuove la tolleranza religiosa. E il cattolicesimo, insieme con l’islam, l’ortodossia e l’ebraismo, è considerato la religione tradizionale del Paese. Questo aiuta molto il nostro lavoro: possiamo catechizzare, aiutare le persone che vogliono essere cattolici. La tolleranza religiosa fa sì che abbiamo tanti rifugiati, i cristiani perseguitati in Pakistan.

– Giovanni Paolo II fu il primo Pontefice nella storia che, nel 2002, ha visitato l’Azerbaigian. Come viene ricordato il Papa e quella sua storica visita di due giorni (22 – 23 maggio)?

– Ho sempre nella memoria quei giorni indimenticabili. Nel 2002 in Azerbaigian c’erano soltanto tre sacerdoti. Io, come provinciale, sono arrivato per appoggiarli. Era un evento storico che ha suscitato un grande interesse non soltanto del presidente ma anche del popolo perché veniva nel Paese una figura storica e carismatica come Giovanni Paolo II. Noi non potevano ospitare il Santo Padre nella nostra casa allora il Papa alloggiava in un albergo. Invece la Messa celebrò in uno stadio per 5 mila persone: solo trecento, magari quattrocento erano cattolici, gli altri erano ortodossi o musulmani curiosi di vedere il Vescovo di Roma. Giovanni Paolo II aveva già problemi di salute e di deambulazione ma anche questo viaggio del Papa sofferente ha portato frutti: il presidente decise di darci il terreno per costruire una chiesa, la prima nuova chiesa in questo Paese, e fu organizzato il primo incontro interreligioso, che è diventato tradizionale.

– Lei ospitava negli ultimi giorni l’arcivescovo Gallagher. Qual era lo scopo della vista del “ministro degli esteri” vaticano?

– Dopo tre anni di ricerche del terreno per costruire una nuova chiesa, con l’aiuto della Fondazione Aliyev si è potuto trovare un posto adatto. Ho invitato l’arcivescovo Gallagher per benedire il terreno e la prima pietra della chiesa che sarà dedicata a san Giovanni Paolo II. E mons. Gallagher ha compiuto questo rito sabato scorso, il 14 dicembre. Speriamo che l’anno prossimo si potrà cominciare la costruzione. Ovviamente, mons. Gallagher, da ministro degli esteri del Vaticano, ha avuto degli incontri ufficiali a partire dal presidente e dal ministro degli esteri. Volevo aggiungere che a Baku è stato presente anche mons. Marek Solczynski, nunzio apostolico ad Ankara, che rappresenta la Santa Sede anche ad Azerbaigian e Turkmenistan, e mons. Pawel Obiedzinski dalla Segreteria di Stato.

– Qual è l’importanza di un santuario dedicato ad un santo Pontefice, Giovanni Paolo II ad Azerbaigian?

– Nel periodo comunista sono stati distrutti tutti gli edifici del culto del Paese. Dopo il crollo dell’URSS sono state costruite 2 mila moschee, 7 chiese ortodosse e 4 sinagoghe. Per il momento noi avevamo solo una chiesa. Adesso ci sarà un’altra chiesa che sarà la seconda parrocchia a Baku e abbiamo pensato di dedicarla a san Giovanni Paolo II che è molto stimato in Azerbaigian e che noi, cattolici, riteniamo il nostro protettore speciale in cielo. Sarà un memoriale costruito in una zona popolare, sulla via centrale del quartiere. Servirà ai cattolici della parte settentrionale di Baku e come oasi spirituale della città.