L’incontro con i membri del comitato esecutivo del II Congresso Internazionale delle Confraternite e della Pietà Popolare, svoltosi a Siviglia a dicembre, si è svolto presso Casa Santa Marta, residenza del Santo Padre, in convalescenza da una bronchite. In occasione del Giubileo, vi invito a sentire sempre il battito di un cuore amorevole in ogni opera che svolgete.
Pubblichiamo di seguito il saluto che il Papa ha rivolto ai presenti durante l’incontro:
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Saluti del Papa
Cari fratelli nell’Episcopato,
signor Presidente della Giunta dell’Andalusia,
illustri autorità, signore e signori,
Sono molto lieto di accogliervi come pellegrini in questo Anno giubilare. Siete venuti per rendere grazie a Dio per l’ultimo Congresso Internazionale delle Confraternite e della Pietà Popolare. Quando mi hanno detto che sareste venuti, mi sono un po’ preoccupato, perché nel messaggio [da me inviato in quella occasione n.d.r. ] vi ho chiamati “pazzi” e forse era per questo che avevate interesse a incontrarmi. Ma mi dice monsignor Saiz Meneses che questa iniziativa è stata una grazia di cui si odono ancora gli echi e quindi sono più tranquillo.
Nel mio messaggio, se ricordate, vi ho proposto di vivere questo evento come una preghiera di lode che accompagnasse il nostro percorso terreno come un pellegrinaggio verso Dio e verso il fratello. Così vi ho chiesto di essere testimoni di un amore traboccante al punto da sembrare “pazzi”, pazzi d’amore.
Quanto ci farebbe bene, a conclusione di questo evento, se il primo di questi echi si udisse soprattutto all’interno delle famiglie. Che si udisse come l’assordante silenzio di una preghiera che giunge fino alle lacrime, perché viene dal cuore; sia dinanzi all’immagine del titolare della vostra confraternita, che presiede le vostre case, sia dinanzi al Tabernacolo della vostra parrocchia o del vostro tempio, sia al capezzale del malato sia nella compagnia dell’anziano.
Il vostro arcivescovo mi ha riferito che un altro di questi echi, già realizzato, è una casa di accoglienza per le persone senza fissa dimora, frutto di quella carità nascosta a cui mi riferivo nel mio messaggio. Che in questa opera si possa ascoltare sempre il battito di un cuore che ama. Facciamo in modo che, attraverso il “rispetto, l’affetto e la cura” in questa casa, la società e quanti vengono accolti possano riconoscere nuovamente la dignità unica che ha ogni persona (cfr. Lettera Enciclica Dilexit nos, n. 169).
Che Gesù vi benedica e Maria, Madre della Chiesa, vi custodisca. E non dimenticatevi di pregare per me. Anch’io pregherò per voi.
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L’Osservatore Romano, Edizione Quotidiana, Anno CLXV n. 32, sabato 8 febbraio 2025, p. 2.