Il Papa: “Signore, che non abbiano lavoro, che non ci sia necessità di andare!”

Udienza ai Vigili del Fuoco con i Familiari

Vatican Media

Questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Vigili del Fuoco con i Familiari e ha rivolto loro il discorso che riportiamo di seguito:

Discorso del Santo Padre

Cari Vigili del Fuoco, buongiorno!

Do il benvenuto a voi e ai vostri familiari; saluto le Autorità qui presenti e ringrazio il Prefetto Laura Lega per le sue parole. Questo incontro mi offre l’occasione di esprimere il mio apprezzamento per ciò che rappresentate e per quello che fate a servizio della collettività, sia nei servizi quotidiani sia nelle grandi emergenze. Di queste la più recente è l’alluvione in una zona dell’Isola d’Ischia; ma tutti conosciamo i vostri numerosi e prolungati interventi in soccorso dei terremotati. Anch’io ho potuto constatare personalmente, in occasione di alcune visite compiute in Italia, il bene che avete fatto alla gente e al patrimonio ambientale e storico-artistico in quelle situazioni.

Il vostro lavoro – in sinergia con le altre forze – è volto a garantire le condizioni di sicurezza e di tranquillità alla vita civile; e inoltre, come dicevamo, a intervenire quando si tratta di porre i cittadini al riparo da calamità o da pericoli. Il vostro senso di dedizione – e questo è decisivo, voi ne avete tanto! –, la prontezza, l’altruismo, l’audacia, la disponibilità al sacrificio fino a rischiare la propria vita – e questo è grande di voi – sono ben noti e la gente ne va giustamente fiera. In certe situazioni di grave pericolo, voi rischiate la vostra stessa incolumità. Pertanto, la vostra missione è una scelta personale e consapevole che si giustifica per il dovere di tutelare le persone e la comunità nel momento del bisogno.


Nella prospettiva cristiana, questo particolare lavoro che voi avete abbracciato trova riscontro nella parabola del buon Samaritano, il quale, incontrando per la strada un uomo derubato, ferito e abbandonato, se ne fece carico con grande compassione e generosità (cfr Lc 10,33-35). Questa parabola è «capace di mettere in evidenza l’opzione di fondo che abbiamo bisogno di compiere per ricostruire questo mondo che ci dà pena. Davanti a tanto dolore, a tante ferite, l’unica via di uscita è essere come il Buon Samaritano» (Lett. enc. Fratelli tutti, 67). Quest’uomo dimostra carità e disponibilità assistendo il malcapitato nel momento del massimo bisogno. E questo quando tanti altri – per indifferenza o per durezza di cuore – hanno girato lo sguardo dall’altra parte. Il buon Samaritano insegna anche ad andare oltre l’emergenza, a predisporre, potremmo dire, le condizioni per un ritorno alla normalità. Egli, infatti, dopo aver prestato il primo soccorso, porta il ferito in un albergo e lo affida all’albergatore perché possa ristabilirsi.

Il protagonista di questa parabola ci manifesta la compassione e la tenerezza di Dio. Questo è lo stile di Dio: vicinanza con compassione e tenerezza. Così è il Signore: vicino, compassionevole e tenero. Ci dice che la fraternità è la risposta per costruire una società migliore, perché l’estraneo che incontro ferito lungo la strada è mio fratello. E voi, Vigili del Fuoco, rappresentate una delle espressioni più belle della lunga tradizione di solidarietà del popolo italiano, che affonda le radici nell’altruismo evangelico. Vi esorto a custodire questo patrimonio morale e civile, coltivandolo prima di tutto nel vostro stile di vita personale. In effetti, la vostra è una di quelle professioni che hanno il carattere di una missione: una missione di servizio alla gente nei momenti di bisogno, dalle piccole alle grandi emergenze che possono capitare; una missione di servizio alla dignità delle persone, che nella difficoltà non vanno mai abbandonate; una missione di servizio al bene comune della società che, specialmente nei momenti di crisi, come quello che stiamo vivendo, necessita di forze sane, affidabili, che lavorano con tenacia nel nascondimento.

Cari amici, il Natale, ormai vicino, è la festa che più di ogni altra riassume il valore che vi ho riproposto: la vicinanza, la compassione, la tenerezza; la solidarietà, il servizio, la fratellanza. E tutto questo ci è stato rivelato non scritto in un codice da osservare, ma scritto nella carne di un Figlio di uomo, Gesù. Questa è la novità cristiana che non finisce di stupirci: Dio è venuto a salvarci facendosi come noi. Ha fatto quello che fate voi: è venuto a soccorrerci nel pericolo, per salvarci, e lo ha fatto nella maniera più radicale, sapendo di dover dare la sua vita per salvare noi. Lui è il Buon Samaritano dell’umanità. Possa questa grande ricorrenza cristiana, il Natale, essere occasione perché tutti scoprano e sperimentino quanto Dio ami l’uomo, ogni essere umano!

E con questo auspicio vi rinnovo la mia gratitudine per il vostro prezioso servizio, grazie davvero! E a volte, se mi viene qualcosa da augurarvi, è questo: “Signore, che non abbiano lavoro, che non ci sia necessità di andare!”. La Vergine Maria, che va “in fretta” dalla cugina Elisabetta per aiutarla (cfr Lc 1,39) – voi sempre andate in fretta quando c’è una cosa, non è vero? – sia vostro modello. Vi affido all’intercessione della vostra patrona, Santa Barbara, vi benedico di cuore insieme alle vostre famiglie; e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie.