Il Papa: preghiera e digiuno per l’Afghanistan

Il Pontefice commentando il Vangelo ha invitato a rimettere la fede al centro e ha messo in guardia dalla lamentela

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© Servizio Fotografico Vaticano

Riportare la fede al centro, senza formalismi ma nel cuore. E imparare a non lamentarsi, a non dare sempre la colpa agli altri ma cominciare a riconoscere quello che non va in noi. È l’insegnamento di Papa Francesco che all’Angelus domenicale ha commentato le parole del Vangelo del giorno. Dopo la preghiera, il S. Padre ha invitato a pregare e digiunare per l’Afghanistan. Ecco le sue parole:

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Il Vangelo della Liturgia di oggi mostra alcuni scribi e farisei stupiti dall’atteggiamento di Gesù. Sono scandalizzati perché i suoi discepoli prendono cibo senza compiere prima le tradizionali abluzioni rituali. Pensano tra sé: “Questo modo di fare è contrario alla pratica religiosa”. Anche noi potremmo chiederci: perché Gesù e i suoi discepoli trascurano queste tradizioni? In fondo non sono cose cattive, ma buone abitudini rituali, semplici lavaggi prima di prendere cibo. Perché Gesù non ci bada? Perché per Lui è importante riportare la fede al suo centro.

Riportare la fede al centro

Nel Vangelo lo vediamo continuamente: questo riportare la fede al centro. Ed evitare un rischio, che vale per quegli scribi come per noi: osservare formalità esterne mettendo in secondo piano il cuore della fede. Anche noi tante volte ci “trucchiamo” l’anima. La formalità esterna e non il cuore della fede: questo è un rischio. È il rischio di una religiosità dell’apparenza: apparire per bene fuori, trascurando di purificare il cuore. C’è sempre la tentazione di “sistemare Dio” con qualche devozione esteriore, ma Gesù non si accontenta di questo culto. Gesù non vuole esteriorità, vuole una fede che arrivi al cuore.

Infatti, subito dopo, richiama la folla per dire una grande verità: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro». Invece, è «dal di dentro, dal cuore» che nascono le cose cattive. Queste parole sono rivoluzionarie, perché nella mentalità di allora si pensava che certi cibi o contatti esterni rendessero impuri. Gesù ribalta la prospettiva: non fa male quello che viene da fuori, ma quello che nasce da dentro.

Sempre colpa degli altri

Cari fratelli e sorelle, questo riguarda anche noi. Spesso pensiamo che il male provenga soprattutto da fuori: dai comportamenti altrui, da chi pensa male di noi, dalla società. Quante volte incolpiamo gli altri, la società, il mondo, per tutto quello che ci accade! È sempre colpa degli “altri”: è colpa della gente, di chi governa, della sfortuna, e così via. Sembra che i problemi arrivino sempre da fuori. E passiamo il tempo a distribuire colpe; ma passare il tempo a incolpare gli altri è perdere tempo. Si diventa arrabbiati, acidi e si tiene Dio lontano dal cuore. Come quelle persone del Vangelo, che si lamentano, si scandalizzano, fanno polemica e non accolgono Gesù.

La lamentela avvelena

Non si può essere veramente religiosi nella lamentela: la lamentela avvelena, ti porta alla rabbia, al risentimento e alla tristezza, quella del cuore, che chiude le porte a Dio. Chiediamo oggi al Signore che ci liberi dal colpevolizzare gli altri – come i bambini: “No, io non sono stato! È l’altro, è l’altro…” –. Domandiamo nella preghiera la grazia di non sprecare tempo a inquinare il mondo di lamentele, perché questo non è cristiano. Gesù ci invita piuttosto a guardare la vita e il mondo a partire dal nostro cuore. Se ci guardiamo dentro, troveremo quasi tutto quello che detestiamo fuori. E se, con sincerità, chiederemo a Dio di purificarci il cuore, allora sì che cominceremo a rendere più pulito il mondo.

Accusare se stessi

Perché c’è un modo infallibile per vincere il male: iniziare a sconfiggerlo dentro di sé. I primi Padri della Chiesa, i monaci, quando si domandava loro: “Qual è la strada della santità? Come devo incominciare?”, il primo passo, dicevano, era accusare sé stessi: accusa te stesso. L’accusa di noi stessi. Quanti di noi, nella giornata, in un momento della giornata o in un momento della settimana, sono capaci di accusare sé stessi dentro? “Sì, questo mi ha fatto questo, quell’altro… quello una barbarità…”. Ma io? Io faccio lo stesso, o io lo faccio così… È una saggezza: imparare ad accusare sé stessi. Provate a farlo, vi farà bene. A me fa bene, quando riesco a farlo, ma fa bene, a tutti farà bene. La Vergine Maria, che ha cambiato la storia attraverso la purezza del suo cuore, ci aiuti a purificare il nostro, superando anzitutto il vizio di colpevolizzare gli altri e di lamentarci di tutto.

L’appello per l’Afghanistan

Cari fratelli e sorelle, seguo con grande preoccupazione la situazione in Afghanistan, e partecipo alla sofferenza di quanti piangono per le persone che hanno perso la vita negli attacchi suicidi avvenuti giovedì scorso, e di coloro che cercano aiuto e protezione. Affido alla misericordia di Dio Onnipotente i defunti e ringrazio chi si sta adoperando per aiutare la popolazione dell’Afghanistan così provata, in particolare le donne e i bambini. Chiedo a tutti di continuare ad assistere i bisognosi e a pregare perché il dialogo e la solidarietà portino a stabilire una convivenza pacifica e fraterna e offrano speranza per il futuro del Paese.


In momenti storici come questo non possiamo rimanere indifferenti, la storia della Chiesa ce lo insegna. Come cristiani questa situazione ci impegna. Per questo rivolgo un appello, a tutti, a intensificare la preghiera e a praticare il digiuno. Preghiera e digiuno, preghiera e penitenza. Questo è il momento di farlo. Sto parlando sul serio: intensificare la preghiera e praticare il digiuno, chiedendo al Signore misericordia e perdono.

Nelle scorse settimane si erano ripetuti gli appelli alla solidarietà e all’apertura di corridoi umanitari per soccorrere la popolazione dell’Afghanistan.

I saluti

Dopo il suo appello per l’Afghanistan, il S. Padre ha terminato la preghiera con i saluti:

Sono vicino alla popolazione dello Stato venezuelano di Mérida, colpita nei giorni scorsi da inondazioni e frane. Prego per i defunti e i loro familiari e per quanti soffrono a causa di questa calamità. Rivolgo un cordiale saluto ai membri del Movimento Laudato Si’. Grazie per il vostro impegno per la nostra casa comune, particolarmente in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per il Creato e del successivo Tempo del Creato. Il grido della Terra e il grido dei poveri stanno diventando sempre più gravi e allarmanti, e richiedono un’azione decisiva e urgente per trasformare questa crisi in una opportunità.

Saluto tutti voi, romani e pellegrini di vari Paesi. In particolare, saluto il gruppo di novizi salesiani e la comunità del Seminario Vescovile di Caltanissetta. Saluto i fedeli di Zagabria e quelli del Veneto; il gruppo di alunni, genitori e insegnanti della Lituania; i ragazzi della Cresima di Osio Sotto; i giovani di Malta che compiono un itinerario vocazionale, quelli che hanno fatto un cammino francescano da Gubbio a Roma e quelli che iniziano una Via lucis con i poveri nelle stazioni ferroviarie. Un saluto speciale rivolgo ai fedeli radunati presso il Santuario di Oropa per la festa dell’incoronazione dell’effige della Madonna Nera. La Vergine Santa accompagni il cammino del popolo di Dio sulla via della santità. A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!