Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Membri della Conferenza degli Istituti Missionari in Italia in occasione del 50° anniversario di fondazione.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’Udienza:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Sono contento di accogliervi nel vostro 50° anniversario di fondazione. Da mezzo secolo vi dedicate a promuovere la missione ad gentes in Italia, facendovi voce di migliaia di missionari e missionarie che, votandosi all’annuncio di Cristo, in realtà parlano a tutti di una dimensione della vita cristiana, quella missionaria, propria di ogni battezzato in virtù del Battesimo.
Il Concilio Vaticano II lo dice chiaramente: «Tutta la Chiesa è missionaria, e l’opera evangelizzatrice è un dovere fondamentale del Popolo di Dio» (Ad gentes, 35). Per questo nell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium invitavo i cristiani a costituirsi «in tutte le regioni della terra in un “stato permanente di missione”» (n. 25). L’annuncio per la Chiesa non è un optional o un aspetto marginale, ma una dimensione vitale, in quanto essa è nata apostolica e missionaria, plasmata dallo Spirito Santo come comunità “in uscita” (cfr Catechesi, 15 marzo 2023). La missione è ossigeno per la vita cristiana, che senza di essa si ammala e inaridisce (cfr ibid.) e diventa brutta, brutta.
È proprio in quest’ottica che voi operate, attraverso la condivisione di esperienze, l’animazione missionaria delle comunità locali, la sensibilizzazione dei giovani nei seminari, l’animazione vocazionale, il contributo alla stesura di documenti missionari a vari livelli, la sinergia con altre realtà ecclesiali come Caritas, Missio e Migrantes per la promozione dell’accoglienza tra popoli e culture e per la dignità della persona in ogni parte del mondo.
Vi incoraggio ad andare avanti con coraggio, perché la forza dello Spirito trovi sempre nella Chiesa e nel mondo menti e cuori desiderosi di seminare la Parola e di portare a tutti la gioia del Risorto, abbattendo le barriere e favorendo la costruzione di una società fondata sui principi evangelici della carità, della giustizia e della pace.
Proprio negli anni della vostra fondazione, San Paolo VI, parlando della missione, ne richiamava alcune dimensioni fondamentali: la testimonianza della vita, la predicazione della Parola, la catechesi e la celebrazione dei Sacramenti (cfr Evangelii nuntiandi, 40-48). Fondata su questi pilastri e animata dallo Spirito Santo, la prima comunità cristiana ne traeva ispirazione e vigore per l’annuncio del Vangelo (cfr At 2,42-47).
Sia questo anche il vostro stile. Non si tratta di fare proselitismo, questo non è cristiano, no, lo stile è questo: annunciare Cristo anzitutto con la testimonianza della vita. Per questo vi raccomando di coltivare la carità prima di tutto nelle e tra le vostre comunità, dentro e tra i vostri Istituti, armonizzando le differenze di cultura, di età, di mentalità, perché nella comunione ciascun carisma sia al servizio di tutti (cfr 1 Cor 12,4-7; Catechesi, 1 ottobre 2014). E abbiate a cuore l’accoglienza dei poveri e dei piccoli, tra voi e verso le persone che servite nel vostro ministero, in spirito di inclusione e di servizio. Sia questo il vostro primo gioioso annuncio pasquale.
A tale scopo, come i primi discepoli, non tralasciate di nutrire la vostra vita e il vostro apostolato con la Parola di Dio, l’Eucaristia e la preghiera. La missione infatti, come la comunione, è prima di tutto un mistero di Grazia. Non è opera nostra, ma di Dio; non la facciamo da soli, ma mossi dallo Spirito e docili alla sua azione. Missione e comunione scaturiscono dalla preghiera, sono modellate giorno per giorno dall’ascolto della Parola di Dio – ascolto fatto nella preghiera – e hanno come fine ultimo la salvezza dei fratelli e delle sorelle che il Signore ci affida. Senza questi fondamenti si svuotano e finiscono col ridursi a una mera dimensione sociologica o assistenziale. E alla Chiesa non interessa fare assistenzialismo… Aiutare sì, ma prima di tutto evangelizzare, dare testimonianza: se fai assistenza, che venga dalla testimonianza, non da metodi di tipo proselitistico.
Perciò, non solo la vostra vita e il vostro lavoro missionario, ma anche la programmazione, gli incontri e le decisioni siano sempre scanditi dall’ascolto della Parola, dalla celebrazione eucaristica e dalla preghiera. Insieme e singolarmente affidate tutto a Dio, purificando i vostri cuori e le istituzioni in cui operate da tutto ciò che può frenare l’azione libera e creativa dello Spirito.
Vorrei concludere richiamando un altro passo di Evangelii gaudium, dove si ricorda che la missione non è un affare o un progetto aziendale, né un’organizzazione umanitaria o fare proselitismo. Essa è «qualcosa di molto più profondo, che sfugge ad ogni misura» (cfr n. 279). Questo è un invito a spendersi con impegno, con creatività e generosità, ma senza scoraggiarsi se i risultati non corrispondono alle aspettative; a dare il meglio di sé, senza risparmiarsi, ma poi affidare tutto con fiducia alle mani del Padre; a mettercela tutta, ma lasciando che sia Lui a rendere fecondi i nostri sforzi come vuole (cfr ibid.).
Questo, carissimi, vi auguro per il vostro lavoro. Grazie per il vostro servizio alla missione e alla comunione. La Madonna vi accompagni. Vi benedico di cuore e per favore vi chiedo di pregare per me.