Il Papa esorta a fermare immediatamente la produzione e l’uso delle mine antiuomo

In un messaggio firmato dal cardinale segretario di Stato Parolin, Francesco saluta la Conferenza di revisione della Convenzione sulla messa al bando delle mine antiuomo, in corso in Cambogia. Il Pontefice chiede agli Stati di ratificare il trattato e denuncia i dispositivi che “continuano a causare terribili sofferenze ai civili, soprattutto ai bambini”

Minas
Foto de Robert Bye en Unsplash

Gli Stati che non lo hanno ancora fatto aderiscano alla Convenzione internazionale sulla proibizione dell’uso, dello stoccaggio, della produzione e della vendita di mine antiuomo e della relativa distruzione, e cessino immediatamente la produzione e l’uso delle mine terrestri. Con questa ferma raccomandazione Papa Francesco saluta i partecipanti alla Quinta Conferenza di Revisione della Convenzione stessa, che si è aperta oggi, e proseguirà fino al 29 novembre, a Siem Reap, in Cambogia. In un messaggio, firmato dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, e letto dall’osservatore permanente della Santa Sede davanti alle Nazioni Unite e alle altre organizzazioni internazionali a Ginevra, mons. Ettore Balestrero, il Pontefice difende il Trattato come “esempio di come il multilateralismo possa avere successo ed essere adeguato allo scopo”, poiché è saldamente radicato “nella centralità della persona umana e nel senso di responsabilità condivisa”.

Dolore per le vittime innocenti

Con rammarico, il Papa sottolinea come, a 25 anni dall’entrata in vigore del documento, il 1° marzo 1999, “le mine antiuomo e gli ordigni esplosivi attivati ​​dalle vittime continuano a essere utilizzati” e che “i conflitti sono un fallimento dell’umanità a vivere come un’unica famiglia umana. Con profonda tristezza, Francesco sottolinea la drammatica realtà di come “anche molti anni dopo la fine delle ostilità, questi insidiosi dispositivi continuano a causare terribili sofferenze ai civili, soprattutto ai bambini, creando un ulteriore senso di paura che sconvolge i mezzi di sussistenza e ostacola la riconciliazione”. , pace e sviluppo integrale”, che si traduce in un numero di vittime in aumento negli ultimi anni. La domanda che il Pontefice rivolge ai presenti alla Conferenza e all’intera comunità internazionale è quante altre persone innocenti “saranno costrette a portare le cicatrici del conflitto”. Vite umane che sono sacre e la cui scomparsa causa perdite a tutta l’umanità.


Fermare la produzione e l’uso di ordigni esplosivi

Da qui l’appello a tutti gli Stati affinché aderiscano alla Convenzione, interrompano la produzione e l’uso di questi dispositivi e “attuino pienamente la Convenzione, adempiano ai propri impegni con rinnovata urgenza e perseveranza e rafforzino la cooperazione e la solidarietà internazionale”. In caso contrario, “qualsiasi ritardo o battuta d’arresto aumenterà inevitabilmente il costo umano.”

Il ruolo della Chiesa cattolica

Il messaggio esprime poi la gratitudine del Papa a tutti coloro che lavorano pericolosamente nello sminamento, alle ONG e alle organizzazioni governative che prestano assistenza alle vittime e ai loro cari. Tra queste organizzazioni, spiega Francisco, “ci sono un numero significativo di associazioni di ispirazione religiosa: senza le loro reti di solidarietà, in molti luoghi le persone sarebbero abbandonate al loro destino”. La Chiesa cattolica, assicura il Papa, “resta fermamente impegnata ad aiutare le vittime e a contribuire alla pace nel mondo”. E auspica che la Conferenza, “ispirata ai nobili obiettivi della Convenzione, diventi un passo importante verso un mondo libero dalle mine e garantisca un’assistenza veramente completa e riparatrice alle vittime”.