Il Papa a Malta mette in guardia dal tarlo dell’ipocrisia

Nell’omelia della messa invita a chiederci: “Gesù, cosa vuoi da me?”

Malta
(C) Vatican Media

Nella Piazza dei Granai, circa 20.000 maltesi si sono radunati questa prima domenica di aprile, per la Messa del 36° viaggio apostolico del Papa Francesco a Malta, dove San Paolo naufragò, la prima regione dell’Impero Romano convertitasi al cristianesimo. Il luogo della messa prende il nome dai 76 silos costruiti dai Cavalieri di San Giovanni su antiche rovine di epoca romana. La cattedrale è in onore di San Publio, il primo vescovo di Malta martirizzato intorno all’anno 112, durante l’impero di Traiano, e colui che, secondo la tradizione, accolse l’Apostolo Paolo, naufrago sull’isola. Francesco, accolto con canti di gioia e con lo sventolio di bandiere bianche e gialle, ha centrato la sua omelia sulla ipocrisia e sul vizio di puntare il dito, partendo dell’episodio della donna adultera, “una persona smarrita, finita fuori strada cercando la felicità per vie sbagliate”.

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Ci sono gli accusatori della donna – indica il Papa – ma anche “ci sono degli assenti: scribi e farisei pensano di sapere già tutto, di non aver bisogno dell’insegnamento di Gesù”.

Il tarlo dell’ipocrisia

Il pontefice riflette che tra gli accusatori “vediamo l’immagine di coloro che si vantano di essere giusti, osservanti della legge di Dio, persone a posto e perbene” e premono perché la donna sia lapidata. “Fratelli, sorelle – ha detto il Papa – questi personaggi ci dicono che anche nella nostra religiosità possono insinuarsi il tarlo dell’ipocrisia e il vizio di puntare il dito”.

Perché, spiega il Pontefice in ogni tempo, in ogni comunità “c’è sempre il pericolo di fraintendere Gesù, di averne il nome sulle labbra ma di smentirlo nei fatti. E lo si può fare anche innalzando vessilli con la croce”.

Lo sguardo

© Hernán Sergio Mora

Quindi si è chiesto: “Come verificare allora se siamo discepoli alla scuola del Maestro? Dal nostro sguardo, da come guardiamo al prossimo e da come guardiamo a noi stessi”. E ha precisato: “Con uno sguardo di misericordia, oppure in modo giudicante, a volte persino sprezzante, come gli accusatori del Vangelo, che si ergono a paladini di Dio ma non si accorgono di calpestare i fratelli. In realtà, chi crede di difendere la fede puntando il dito contro gli altri avrà pure una visione religiosa, ma non sposa lo spirito del Vangelo, perché dimentica la misericordia, che è il cuore di Dio”.

Gesù, cosa vuoi da me?

“Ci fa bene allora, quando stiamo in preghiera e anche quando partecipiamo a belle funzioni religiose, chiederci – ha proseguito il Pontefice – se siamo sintonizzati con il Signore”. Possiamo chiederlo direttamente a Lui: “Gesù, sono qui con Te, ma Tu che cosa vuoi da me? Cosa vuoi che cambi nel mio cuore, nella mia vita? Come vuoi che veda gli altri?”

Malta
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Dalla vicenda della donna adultera impariamo che ogni osservazione “se non è mossa dalla carità e non contiene carità, affossa ulteriormente chi la riceve”. Perché “Dio, invece, lascia sempre aperta una possibilità e sa trovare ogni volta vie di liberazione e di salvezza”.


“Il Signore desidera che anche noi suoi discepoli, noi come Chiesa, perdonati da Lui, diventiamo testimoni instancabili di riconciliazione: di un Dio per il quale non esiste la parola “irrecuperabile”.

In cerca degli assenti

Il Successore di Pietro ha concluso: “Se lo imitiamo, non saremo portati a concentrarci sulla denuncia dei peccati, ma a metterci con amore alla ricerca dei peccatori. Non staremo a contare i presenti, ma andremo in cerca degli assenti. Non torneremo a puntare il dito, ma inizieremo a porci in ascolto. E non scarteremo i disprezzati, ma guarderemo come primi coloro che sono considerati ultimi. Questo ci insegna oggi Gesù con l’esempio. Lasciamoci stupire da Lui. Accogliamo con gioia la sua novità”.

I precedenti

© Hernán Sergio Mora

A Malta, in questo stesso luogo, il 9 maggio 2001, San Giovanni Paolo II celebrò la Messa di beatificazione di tre maltesi: Giorgio Preca (la cui tomba si trova nella chiesa di Nostra Signora della Medaglia Miracolosa, davanti alla quale il Pontefice è salito sulla papamobile), Ignazio Falzon e suor Maria Adeodata Pisani. Nello stesso Piazzale, Benedetto XVI ha presieduto la celebrazione eucaristica nell’aprile 2010, in occasione del suo viaggio apostolico a Malta.