Il Papa a L’Aquila:“Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta ma trasformata”

Saluto ai familiari delle vittime, alle autorità e ai fedeli in Piazza Duomo

© Vatican Media

Alle ore 7.50 di questa mattina, il Santo Padre Francesco è partito dall’eliporto vaticano per recarsi a L’Aquila.

Al Suo arrivo, alle ore 8.25 circa presso lo Stadio Gran Sasso, in forma privata, il Papa si trasferisce in auto a Piazza Duomo dove è accolto dall’Em.mo Cardinale Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo Metropolita di L’Aquila; dal Dott. Marco Marsilio, Presidente della Regione Abruzzo;
dalla Dott.ssa Cinzia Teresa Torraco e dal Dott. Pierluigi Biondi, rispettivamente il Prefetto e il Sindaco di L’Aquila.

Accompagnato dal Card. Petrocchi, il Santo Padre entra in Duomo per una visita privata.  Quindi, alle ore 9.15, sul sagrato del Duomo, Papa Francesco incontra i familiari delle vittime del terremoto del 6 aprile del 2009, le Autorità e i cittadini presenti e rivolge loro un saluto.

Al termine, il Santo Padre si congeda e si trasferisce in auto alla Basilica di Santa Maria in Collemaggio per la celebrazione della Santa Messa, la recita della preghiera dell’Angelus e il rito dell’apertura della Porta Santa.

Pubblichiamo di seguito il saluto che il Santo Padre rivolge ai presenti all’incontro in Piazza Duomo:

Saluto del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buongiorno, buona domenica!

Sono contento di trovarmi tra voi, e ringrazio il Cardinale Arcivescovo per il saluto che mi ha rivolto a nome di tutti. Insieme con voi qui presenti abbraccio con affetto tutta la città e la diocesi dell’Aquila. Ringrazio per la vostra presenza, anche delle autorità, dei carcerati, dei bambini, di tutti: il popolo di Dio.

In questo momento di incontro con voi, in particolare con i parenti delle vittime del terremoto, voglio esprimere la mia vicinanza alle loro famiglie e all’intera vostra comunità, che con grande dignità ha affrontato le conseguenze di quel tragico evento.


Anzitutto vi ringrazio per la vostra testimonianza di fede: pur nel dolore e nello smarrimento, che appartengono alla nostra fede di pellegrini, avete fissato lo sguardo in Cristo, crocifisso e risorto, che con il suo amore ha riscattato dal non-senso il dolore e la morte. E penso a uno di voi, che mi ha scritto tempo fa, e mi diceva che aveva perso i suoi due unici figli adolescenti. E come questo tanti, tanti. Gesù vi ha rimessi tra le braccia del Padre, che non lascia cadere invano nemmeno una lacrima, nemmeno una!, ma tutte le raccoglie nel suo cuore misericordioso.

In quel cuore sono scritti i nomi dei vostri cari, che sono passati dal tempo all’eternità. La comunione con loro è più viva che mai. La morte non può spezzare l’amore, ce lo ricordo la liturgia dei defunti: “Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta ma trasformata” (Prefazio I). Ma il dolore c’è, e le belle parole aiutano, ma il dolore rimane. E con le parole non se ne va il dolore. Soltanto la vicinanza, l’amicizia, l’affetto: camminare insieme, aiutarci come fratelli e andare avanti. O siamo un popolo di Dio o non si risolvono i problemi dolorosi, come questo.

Mi congratulo con voi per la cura con cui avete realizzato la Cappella della Memoria. La memoria è la forza di un popolo, e quando questa memoria è illuminata dalla fede, quel popolo non rimane prigioniero del passato, ma cammina e cammina nel presente rivolto al futuro, sempre rimanendo attaccato alle radici e facendo tesoro delle esperienze passate, buone e cattive. E con questo tesoro e queste esperienze va avanti! Voi, gente aquilana, avete dimostrato un carattere resiliente. Radicato nella vostra tradizione cristiana e civica, ha consentito di reggere l’urto del sisma e di avviare subito il lavoro coraggioso e paziente della ricostruzione.

C’era tutto da ricostruire: le case, le scuole, le chiese. Ma, voi lo sapete bene, questo si fa insieme alla ricostruzione spirituale, culturale e sociale della comunità civica e di quella ecclesiale.

La rinascita personale e collettiva, dopo una tragedia, è dono della Grazia ed è anche frutto dell’impegno di ciascuno e di tutti insieme. Sottolineo quell’“insieme”: non a piccoli gruppetti, no, insieme, tutti insieme. È fondamentale attivare e rafforzare la collaborazione organica, in sinergia, delle istituzioni e degli organismi associativi: una concordia laboriosa, un impegno lungimirante, perché stiamo lavorando per i figli, per i nipoti, per il futuro.

Nell’opera di ricostruzione, le chiese meritano un’attenzione particolare. Sono patrimonio della comunità, non solo in senso storico e culturale, anche in senso identitario. Quelle pietre sono impregnate della fede e dei valori del popolo; e i templi sono anche luoghi propulsivi della sua vita, della sua speranza.

E a proposito di speranza, voglio salutare e ringraziare la delegazione del mondo carcerario abruzzese, qui presente. Anche in voi saluto un segno di speranza, perché anche nelle carceri ci sono tante, troppe vittime. Oggi qui siete segno di speranza nella ricostruzione umana e sociale.

A tutti rinnovo il mio saluto, benedico di cuore voi, le vostre famiglie e l’intera cittadinanza. Jemonnanzi!