“Il naufragio della civiltà non minaccia solo i profughi ma tutti noi”

Il Papa si congeda di Malta con la visita a un centro di immigrati

naufragio
(C) Vatican Media

Papa Francesco ha concluso il suo viaggio a Malta visitando il centro di accoglienza per immigrati Giovanni XXIII Peace Lab a Hal Far. Ai circa duecento presenti ha detto di volerlo fare “stando un po’ con voi”. Durante l’incontro due persone, Daniel e Siriman, hanno reso le loro testimonianze toccando il cuore del Papa, che  ha messo in guardia dal rischio di un “naufragio di civiltà” che corriamo tutti.

La storia di Daniel

Daniel, venuto dalla Nigeria, ha raccontato l’attraversamento del deserto, le rapine e le violenze, le 17 ore di gommone, “prima che una nave italiana ci salvasse”. Anche se poi “siamo stati consegnati alla guardia costiera libica e rinchiusi nel centro di detenzione di Ain Zara”.

“Ci avete aperto – ha detto Francesco – il vostro cuore e la vostra vita, e nello stesso tempo vi siete fatti portavoce di tanti fratelli e sorelle, costretti a lasciare la patria per cercare un rifugio sicuro”. Ed ha aggiunto: “Dal giorno in cui andai a Lampedusa, non vi ho mai dimenticato. Vi porto sempre nel cuore e siete sempre presenti nelle mie preghiere”.

Una candela a Maria

(C) Vatican Media

Il Successore di Pietro ha voluto anche accendere una candela davanti all’immagine della Madonna. “Un gesto semplice, ma con un grande significato”, perché, ha spiegato, “nella tradizione cristiana, quella piccola fiammella è simbolo della fede in Dio. Ed è anche simbolo della speranza, una speranza che Maria, nostra Madre, sostiene nei momenti più difficili”.

Naufragio di civiltà

Prendendo spunto del naufragio di San Paolo a Malta e la “rara umanità” con la quale lo trattarono, Francesco ha indicato che quella del naufragio è un’esperienza che migliaia di uomini, donne e bambini hanno fatto in questi anni nel Mediterraneo. E purtroppo per molti di loro è stata tragica”.  Qui il Papa fa un passo ulteriore: “Ma c’è un altro naufragio che si consuma mentre succedono questi fatti: è il naufragio della civiltà, che minaccia non solo i profughi, ma tutti noi”.

Il Pontefice si interroga: “Come possiamo salvarci da questo naufragio che rischia di far affondare la nave della nostra civiltà? Comportandoci con umanità. Guardando le persone non come dei numeri, ma per quello che sono – come ci ha detto Siriman –, cioè dei volti, delle storie, semplicemente uomini e donne, fratelli e sorelle”.

Il pensiero all’Ucraina

“Anche voi – ha proseguito il Pontefice – avete vissuto questo dramma, e siete arrivati qui. Le vostre storie fanno pensare a quelle di migliaia e migliaia di persone che nei giorni scorsi sono state costrette a fuggire dall’Ucraina a causa della guerra. Ma anche a quelle di tanti altri uomini e donne che, alla ricerca di un luogo sicuro, si sono visti obbligati a lasciare la propria casa e la propria terra in Asia, in Africa e nelle Americhe. A tutti loro vanno il mio pensiero e la mia preghiera in questo momento”.

Serve umanità

naufragio
(C) Vatican Media

Sui traumi che lasciano le migrazioni, il Papa ha detto: “Ci vuole tempo per risanare questa ferita; ci vuole tempo e soprattutto ci vogliono esperienze ricche di umanità: incontrare persone accoglienti, che sanno ascoltare, comprendere, accompagnare. E anche stare insieme ad altri compagni di viaggio, per condividere, per portare insieme il peso…”. Ha ringraziato i centri di accoglienza che operano con umanità ma anche le persone e le comunità che accettano la sfida, “consapevoli che la realtà delle migrazioni è un segno dei tempi dove è in gioco la civiltà”.

Volti e sogni infranti

“Permettetemi, fratelli e sorelle, di esprimere un mio sogno. Che voi migranti, dopo aver sperimentato un’accoglienza ricca di umanità e di fraternità, possiate diventare in prima persona testimoni e animatori di accoglienza e di fraternità”, ha aggiunto. E riprendendo la narrazione di uno dei giovani, ha sottolineato un punto-chiave: “lo ribadisco con le tue parole: voi non siete numeri, ma persone in carne e ossa, volti, sogni a volte infranti”.

Il Papa in partenza per Roma (C) Vatican Media

“È la speranza che ho visto oggi nei vostri occhi, che ha dato senso al vostro viaggio – ha concluso il Papa – e che vi fa andare avanti. La Madonna vi aiuti a non perdere mai questa speranza!  A Lei affido ciascuno di voi e le vostre famiglie, e vi porto con me nella mia preghiera. E anche voi, mi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!”.


Al termine dell’incontro il S. Padre si è diretto in auto all’aeroporto dove si è svolta la cerimonia di congedo prima della partenza per Roma.