Il Muro di Berlino e i nuovi muri di oggi

Lezioni in corso nel XXXV anniversario della caduta del muro della vergogna

Muro de Berlín
Foto de Luis Diego Hernández en Unsplash

Il 13 agosto 1961 il regime comunista della Repubblica Democratica Tedesca iniziò la costruzione del muro che circondava la parte orientale di Berlino, isolandola da quella occidentale. All’inizio era un recinto di filo metallico che presto divenne qualcosa di più solido e coerente, realizzato con un misto di cemento, sorveglianza militare e ideologia.

Si chiamava “Antifaschistischer Schutzwall”, la “barriera protettiva antifascista”. Il suo obiettivo è evitare la contaminazione dell’Occidente e promuovere la costruzione di una nuova società promettente, nonostante la separazione dei popoli fratelli.

Il muro rimase in piedi fino al 9 novembre 1989, esattamente 35 anni fa. Non si sa quante persone siano state uccise nel tentativo di attraversarlo. Muro di ignominia, umiliazione e segregazione. Icona del dolore, della morte e del rifiuto dell’altro, che simboleggiava che gli esseri umani tendono facilmente a schiacciare la dignità comune e la fratellanza universale in nome delle nostre idee, delle nostre differenze e delle nostre paure.

“Il muro di Berlino resta l’emblema di una cultura della divisione che allontana le persone le une dalle altre e apre la strada all’estremismo e alla violenza”, ha affermato Papa Francesco (9 gennaio 2020). Tre anni dopo, il Pontefice ha proseguito questa riflessione affermando che la caduta del muro: «ha aperto nuove prospettive di libertà per le persone, di ricongiungimento familiare e di speranza per una nuova pace nel mondo dopo la Guerra Fredda». Oggi però nuove paure alzano nuovi muri. «E dal muro alla trincea il passaggio è, purtroppo, spesso breve» (12 settembre 2023).


I muri, infatti, si costruiscono quando le ragioni dell’esclusione eclissano le ragioni della fraternità e della cooperazione. I muri sono l’antitesi della globalizzazione, della solidarietà e della costruzione del vero bene comune internazionale.

Naturalmente tutti noi vogliamo processi di immigrazione ordinati, equi e dignitosi! Nessuno è favorevole all’apertura indiscriminata delle frontiere! Tuttavia, la vera giustizia emerge come una risposta adeguata al riconoscimento della dignità di ogni persona, indipendentemente dalla sua origine nazionale, dalla sua razza, dalla sua posizione economica, dalla sua preferenza politica, dalla sua appartenenza religiosa o dalla sua coerenza morale. Quando la dignità diventa irrilevante come criterio di ordine sociale, emerge la disuguaglianza e, con essa, il dominio dei violenti.

L’unico autentico limite all’esercizio autoritario del potere è il riconoscimento esplicito della dignità di ogni persona in ogni circostanza. L’impegno per il diritto alla vita viene falsificato se si costruiscono monumenti alla cultura dello scarto e dell’esclusione. Francesco è molto chiaro al riguardo: «non possiamo tollerare o chiudere gli occhi davanti a qualsiasi forma di razzismo o di esclusione e pretendere di difendere la sacralità di ogni vita umana» (3 giugno 2020). Inoltre «chi pensa a costruire muri, qualunque muro, e non a costruire ponti, non è cristiano». “Questo non è il Vangelo” (18 febbraio 2016).

Com’è facile dimenticare le lezioni che i muri ci insegnano! Quanto è facile inventare una narrazione per inimicarsi le società sorelle! In altre parole, ricordati di imparare! E non perché i nuovi muri siano identici a quelli del passato, ma perché, come diceva Mark Twain, la storia non si ripete, ma spesso fa rima.