“Il clericalismo è una forma di mondanità che danneggia il popolo fedele di Dio”

La Chiesa è un popolo di fede, ma ha bisogno di liberarsi dal clericalismo

La Chiesa come popolo di Dio è quel “popolo semplice e umile che cammina alla presenza del Signore”, che è “infallibile”, che trasmette la fede in “dialetto femminile” e che deve liberarsi dal “clericalismo” di quel “flagello, che è una forma di mondanità che contamina e schiavizza il popolo santo e fedele di Dio”.

Questo mercoledì pomeriggio, 25 ottobre, durante la XVIII Congregazione Generale dell’Assemblea Sinodale, si è svolta la votazione per l’approvazione delle modifiche alla “Lettera della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi al Popolo di Dio” e sono seguiti gli interventi con le “impressioni generali” sulla Relazione di Sintesi che sarà pubblicata sabato prossimo 28 ottobre.

All’inizio di questa XVIII Congregazione Generale, Papa Francesco ha fatto un intervento in cui ha sottolineato che la Chiesa come popolo di Dio è quel “popolo semplice e umile che cammina alla presenza del Signore”, che è “infallibile”, che trasmette la fede in “dialetto femminile” e che deve liberarsi dal “clericalismo che è una frusta, un flagello, una forma di mondanità che deturpa e danneggia il volto della sposa del Signore; rende schiavo il popolo santo e fedele di Dio”.

Pubblichiamo integralmente il discorso di Papa Francesco:

Mi piace pensare alla Chiesa come al popolo fedele di Dio, santo e peccatore, un popolo convocato e chiamato con la forza delle beatitudini e di Matteo 25.

Gesù, per la sua Chiesa, non assume nessuno degli schemi politici del suo tempo: né farisei, né sadducei, né esseni, né zeloti. Nessuna “corporazione chiusa”; semplicemente riprende la tradizione di Israele: “Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”.

Mi piace pensare alla Chiesa come a questo popolo semplice e umile che cammina alla presenza del Signore (popolo fedele di Dio). Questo è il significato religioso del nostro popolo fedele. E dico popolo fedele per non cadere nei tanti approcci e schemi ideologici con cui si “riduce” la realtà del popolo di Dio. Semplicemente popolo fedele, o anche “santo popolo fedele di Dio” in cammino, santo e peccatore. E questa è la Chiesa.

Una delle caratteristiche di questo popolo fedele è la sua infallibilità; sì, è infallibile in credendo (In credendo falli nequit, dice LG 9) Infabilitas in credendo. E lo spiego così: “quando volete sapere cosa crede la Santa Madre Chiesa, andate dal Magistero, perché è suo compito insegnarvelo, ma quando volete sapere come crede la Chiesa, andate dal popolo fedele”.


Mi viene in mente un’immagine: il popolo fedele riunito all’ingresso della Cattedrale di Efeso. La storia (o la leggenda) narra che il popolo si trovava su entrambi i lati della strada che portava alla Cattedrale mentre i Vescovi in processione facevano il loro ingresso, e in coro ripetevano: “Madre di Dio”, chiedendo alla Gerarchia di dichiarare dogma quella verità che già possedevano come popolo di Dio (alcuni dicono che tenevano dei bastoni in mano e li mostravano ai Vescovi). Non so se sia storia o leggenda, ma l’immagine è valida.

Il popolo fedele, il santo popolo fedele di Dio, ha un’anima, e poiché possiamo parlare dell’anima di un popolo, possiamo parlare di un’ermeneutica, di un modo di vedere la realtà, di una coscienza. Il nostro popolo fedele è consapevole della propria dignità, battezza i propri figli, seppellisce i propri morti.

Noi membri della Gerarchia proveniamo da quel popolo e abbiamo ricevuto la fede di quel popolo, generalmente dalle nostre madri e dalle nostre nonne, “tua madre e tua nonna” dice Paolo a Timoteo, una fede tramandata in un dialetto femminile, come la madre dei Maccabei che parlava “in dialetto” ai suoi figli. E qui mi piace sottolineare che, tra il popolo santo e fedele di Dio, la fede viene trasmessa in dialetto, e di solito in dialetto femminile. Questo non solo perché la Chiesa è Madre e sono proprio le donne che meglio la rispecchiano (la Chiesa è donna), ma anche perché sono le donne che sanno aspettare, che sanno scoprire le risorse della Chiesa, del popolo fedele, che rischiano oltre il limite, forse con paura, ma con coraggio, e nel crepuscolo di un giorno che inizia, si avvicinano a una tomba con l’intuizione (non ancora la speranza) che ci possa essere un po’ di vita.

La donna del popolo santo e fedele di Dio è un riflesso della Chiesa. La Chiesa è femminile, è sposa, è madre.

Quando i ministri eccedono nel loro servizio e maltrattano il popolo di Dio, sfigurano il volto della Chiesa con atteggiamenti maschilisti e dittatoriali (basti ricordare l’intervento di suor Liliana Franco). È penoso trovare in alcuni uffici parrocchiali il “listino prezzi” dei servizi sacramentali alla maniera di un supermercato. O la Chiesa è il popolo fedele di Dio in cammino, santo e peccatore, o finisce per essere un’azienda di servizi vari. E quando gli operatori pastorali prendono questa seconda strada, la Chiesa diventa il supermercato della salvezza e i sacerdoti semplici dipendenti di una multinazionale. Questa è la grande sconfitta a cui ci porta il clericalismo. E questo è molto triste e scandaloso (basta andare nelle sartorie ecclesiastiche di Roma per vedere lo scandalo dei giovani sacerdoti che provano tonache e cappelli o albi e abiti di pizzo).

Il clericalismo è una frusta, è un flagello, è una forma di mondanità che deturpa e danneggia il volto della sposa del Signore; rende schiavo il popolo santo e fedele di Dio.

E il popolo di Dio, il popolo santo e fedele di Dio, va avanti con pazienza e umiltà, sopportando il disprezzo, i maltrattamenti e l’emarginazione del clericalismo istituzionalizzato. E con quanta naturalezza parliamo dei principi della Chiesa, o delle promozioni episcopali come avanzamento di carriera! Gli orrori del mondo, la mondanità che maltratta il popolo santo e fedele di Dio.