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Felipe Arizmendi

Voci

16 Aprile, 2025

4 min

Il cardinale Felipe Arizmendi: Gesù continua a soffrire

La Passione di Cristo continua oggi nella sofferenza dei più vulnerabili; Scoprirlo in loro ci invita ad essere cirenei di speranza e compassione

Il cardinale Felipe Arizmendi: Gesù continua a soffrire
Pexels . Alem Sánchez

Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas e responsabile della Dottrina della fede presso la Conferenza episcopale messicana (CEM), offre ai lettori di Exaudi il suo articolo settimanale.

FATTI

La passione di Cristo non è semplicemente qualcosa del passato; È una realtà attuale, perché Egli ci ha detto che rimane vivo in tutti coloro che soffrono e che qualunque cosa facciamo per aiutarli a portare la loro croce, Egli la considera fatta a Lui stesso.

Gesù continua a soffrire in tante madri che cercano i loro figli scomparsi, di cui non si ha più traccia; forse furono assassinati e sepolti chissà dove, oppure disintegrati nell’acido da mani criminali.

Gesù continua a soffrire per tanti migranti a cui sono chiuse le porte della speranza, esposti alle estorsioni di coyote e cartelli senza scrupoli che li sfruttano in mille modi, o che li fanno sparire se non pagano le somme che questi individui spietati esigono.

Gesù continua a soffrire per tanti prigionieri in carcere, molti dei quali innocenti, che vivono da anni nell’incertezza giuridica, abbandonati perfino dalle loro famiglie, sfruttati e abusati dai loro compagni di cella.

Gesù continua a soffrire negli occhi di tanti malati e anziani, molti dei quali senza risorse per medicine o interventi chirurgici, incompresi e forse abbandonati dai loro cari, trattati come feccia e peso della società.

Gesù continua a soffrire nelle mogli maltrattate, sottovalutate, abbandonate, sole, tradite, umiliate, forse abusate sessualmente, anche all’interno del loro matrimonio, che lottano per crescere i propri figli di fronte all’abbandono e all’irresponsabilità del padre. E Gesù continua a soffrire a causa di sposi incompresi, senza affetto né rispetto, tenuti solo a portare il pane quotidiano, senza alcuna traccia di gratitudine.

Gesù continua a soffrire per tanti bambini, non solo in condizioni di estrema povertà, ma anche in famiglie distrutte o violente, i cui genitori non riescono a comprendere il dolore che la separazione dal matrimonio provoca ai loro figli. Anche se coprono le spese e donano denaro per il mantenimento e l’istruzione, non garantiscono amore, sicurezza, forza e speranza. Genitori egoisti che ignorano il dolore dei propri figli senza una figura paterna o materna. Sebbene vi siano casi in cui la separazione è il modo migliore per evitare ulteriori sofferenze.

Insomma, Gesù continua a soffrire in tante persone che si sentono sole, senza amore, senza rispetto, senza un futuro attraente, senza sicurezza, senza accettazione, magari con ricordi molto dolorosi della loro infanzia. Alcuni, quindi, si rivolgono all’alcol, alla droga e persino al crimine. Anche se hanno sufficienti risorse economiche, quanto soffrono e quanto Gesù continua a soffrire in loro!

FULMINE

Papa Francesco, nell’omelia della scorsa Domenica delle Palme, ci ha detto: “Gesù raggiunge tutti, in ogni situazione… La passione di Gesù si fa compassione quando raggiungiamo chi è sfinito, quando solleviamo chi è caduto, quando abbracciamo chi è sconsolato. Per sperimentare questo grande miracolo di misericordia, decidiamo durante la Settimana Santa come portare la croce; non al collo, ma nel cuore. Non solo la nostra, ma anche quella di chi soffre accanto a noi; magari quella di quello sconosciuto che un incontro casuale – ma è casuale? – ci ha fatto incontrare. Prepariamoci alla Pasqua del Signore diventando cirenei gli uni per gli altri” (13 aprile 2025).

E nell’Angelus di quella stessa domenica, esprimeva: Oggi, Domenica delle Palme, nel Vangelo abbiamo ascoltato il racconto della Passione del Signore secondo san Luca. Abbiamo sentito Gesù rivolgersi più volte al Padre: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia, non la mia, ma la tua volontà sia fatta”; “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”; “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Indifeso e umiliato, lo abbiamo visto camminare verso la croce con i sentimenti e il cuore di un bambino aggrappato al collo del padre, fragile nella carne, ma forte nell’abbandono fiducioso, fino ad addormentarsi, nella morte, tra le sue braccia.

Sono sentimenti che la liturgia ci invita a contemplare e a fare nostri. Tutti noi proviamo dolore, fisico o morale, e la fede ci aiuta a non cedere alla disperazione, a non chiuderci nell’amarezza, ma ad affrontarlo, sentendoci protetti, come Gesù, dall’abbraccio provvidente e misericordioso del Padre.

Sorelle e fratelli, vi ringrazio di cuore per le vostre preghiere. In questo momento di debolezza fisica, aiutami a sentire ancora di più la vicinanza, la compassione e la tenerezza di Dio. Prego anche per voi e vi chiedo di affidare al Signore tutti coloro che soffrono, soprattutto coloro che sono colpiti dalla guerra, dalla povertà o dalle calamità naturali (13-IV-2025).

AZIONI

Se vuoi che questi giorni siano santi, non far soffrire gli altri, magari nella tua stessa famiglia. Al contrario, siate come un Cireneo, che li aiuta a portare la loro croce con affetto, vicinanza, comprensione, rispetto, perdono, tolleranza, in una parola, amore. In questo modo aiuterai Gesù a portare la sua croce e ci sarà la speranza della risurrezione.

Felipe Arizmendi

Nacido en Chiltepec el 1 de mayo de 1940. Estudió Humanidades y Filosofía en el Seminario de Toluca, de 1952 a 1959. Cursó la Teología en la Universidad Pontificia de Salamanca, España, de 1959 a 1963, obteniendo la licenciatura en Teología Dogmática. Por su cuenta, se especializó en Liturgia. Fue ordenado sacerdote el 25 de agosto de 1963 en Toluca. Sirvió como Vicario Parroquial en tres parroquias por tres años y medio y fue párroco de una comunidad indígena otomí, de 1967 a 1970. Fue Director Espiritual del Seminario de Toluca por diez años, y Rector del mismo de 1981 a 1991. El 7 de marzo de 1991, fue ordenado obispo de la diócesis de Tapachula, donde estuvo hasta el 30 de abril del año 2000. El 1 de mayo del 2000, inició su ministerio episcopal como XLVI obispo de la diócesis de San Cristóbal de las Casas, Chiapas, una de las diócesis más antiguas de México, erigida en 1539; allí sirvió por casi 18 años. Ha ocupado diversos cargos en la Conferencia del Episcopado Mexicano y en el CELAM. El 3 de noviembre de 2017, el Papa Francisco le aceptó, por edad, su renuncia al servicio episcopal en esta diócesis, que entregó a su sucesor el 3 de enero de 2018. Desde entonces, reside en la ciudad de Toluca. Desde 1979, escribe artículos de actualidad en varios medios religiosos y civiles. Es autor de varias publicaciones.