Il cardinale Arizmendi: Per la guarigione del Papa

Unità e speranza nella Chiesa di fronte alla salute di Papa Francesco

Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas e responsabile della Dottrina della fede presso la Conferenza episcopale messicana (CEM), offre ai lettori di Exaudi il suo articolo settimanale.

FATTI

Negli ultimi giorni le condizioni di salute di Papa Francesco sono peggiorate. Noi non lo auguriamo, ma il rischio di morte non è escluso, come hanno detto i suoi medici. Tutti noi nella Chiesa abbiamo intensificato le nostre preghiere per la sua guarigione e affinché possa continuare la missione che lo Spirito Santo gli ha affidato. Anche i non credenti hanno espresso la loro solidarietà per la situazione attuale. Tuttavia, quando sopraggiunge la sua morte, che speriamo non avvenga presto, la Chiesa continua, perché non è opera di una sola persona, ma di Dio.

Da tempo non mancano esponenti del clero che pregano Dio affinché il ministero di questo Papa possa concludersi. Alcuni lo hanno rinnegato come legittimo successore di Pietro. Altri non sono soddisfatti della sua insistenza dottrinale e pastorale, come se si fosse allontanato dalla Tradizione; Criticano la dimensione sociale del suo insegnamento, come se esso si riducesse a pregare e a predicare un Vangelo senza alcuna incidenza sulla vita e sulle situazioni che l’umanità vive. Non si accontentano del fatto che egli dia più spazio alle donne in posizioni chiave del governo pastorale, che insista sull’amore misericordioso e liberatore per i poveri, che si preoccupi della cura della “casa comune”, che sia aperto ad altre religioni e tradizioni religiose, che promuova la sinodalità ecclesiale, ecc. Molti di questi critici non hanno accettato neanche il rinnovamento promosso a partire dal Concilio Vaticano II.

Le critiche ai papi non sono una novità. Fin da quando ho memoria, ci sono state critiche contro Papa Pio XII, come se non avesse difeso gli ebrei dallo sterminio nazista, il che è falso; contro Papa Giovanni XXIII, per aver avviato il rinnovamento della Chiesa, poiché volevano che continuassimo nel XVI secolo con Trento; contro Papa Paolo VI, per aver promosso tutto il rinnovamento che il Concilio aveva proposto; contro Giovanni Paolo I, per la semplicità dei pochi discorsi da lui pronunciati; contro Giovanni Paolo II, per la sua resistenza alle esagerazioni marxiste di certa teologia della liberazione di quei tempi; contro Benedetto XVI, perché insiste sui valori fondamentali del cristianesimo e come se non affrontasse i problemi sociali attuali, il che è inesatto. Questi critici hanno una visione molto limitata e alcuni non conoscono la profondità e l’attualità dell’insegnamento di questi Papi, né del loro modo di essere e di agire. Anch’io ero un po’ diffidente quando è stato eletto Papa Francesco, perché conoscevo alcuni dettagli del suo carattere, un po’ arido, distante e riservato, cose che il suo ministero gli ha fatto cambiare completamente. È lo Spirito Santo che guida la Sua Chiesa e dobbiamo avere fiducia che Egli la dirige secondo le necessità del momento.

FULMINE

Innanzitutto, abbiamo la forte affermazione di Gesù: “Io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli abissi non la potranno vincere. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16, 18-19). Questo ci dà la certezza e la garanzia che nessun potere, neppure la morte di un Papa, porrà fine alla Chiesa; nemmeno i nostri peccati e i nostri limiti.


Il 24 novembre 2013, a pochi mesi dalla sua elezione, Papa Francesco ha voluto proseguire il processo di revisione del suo modo di esercitare il suo ministero. Scrisse: “Devo pensare a una conversione del papato. Come Vescovo di Roma, è mio dovere essere aperto ai suggerimenti che orientano il mio ministero in modo che sia più fedele al significato che Gesù Cristo ha voluto dargli e alle attuali esigenze dell’evangelizzazione. Papa Giovanni Paolo II chiese aiuto per trovare ‘una forma di esercizio del primato che, senza rinunciare in alcun modo all’essenza della sua missione, si apra a una situazione nuova’. Abbiamo fatto pochi progressi in questo senso» (EG 32).

Cambiano le persone e gli stili di ogni Papa, ma non la sua identità e la sua missione, come afferma il Concilio Vaticano II nella Costituzione sulla Chiesa: “Il Romano Pontefice, in virtù del suo ufficio di Vicario di Cristo e Pastore di tutta la Chiesa, ha sulla Chiesa una potestà piena, suprema e universale, che può esercitare sempre liberamente… Il Signore ha costituito solo Simone roccia e portatore delle chiavi della Chiesa (Mt 16,18-19) e lo ha costituito Pastore di tutto il suo gregge (Gv 21,15ss)” (LG 22). “Il Romano Pontefice, come successore di Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli” (LG 23).

AZIONI

Continuiamo a pregare per la piena guarigione di Papa Francesco, ma non scoraggiamoci; La Chiesa appartiene a Gesù Cristo ed è costantemente guidata dal suo Spirito Santo. Restiamo uniti e fermi attorno a Papa Francesco.