È in pieno svolgimento a Firenze l’incontro dei vescovi su “Mediterraneo frontiera di pace”. Nel briefing con la stampa, oltre a parlare della guerra in Ucraina, è stato fatto il punto sui lavori. In particolare, il cardinale Hollerich si è detto convinto che “stiamo costruendo la Chiesa di domani”. Il vicepresidente della Cei, mons. Antonino Raspanti, ha spiegato che sono stati già 17 gli interventi dei delegati che hanno portato le esperienze delle proprie Chiese.
Città e Cittadinanze
“Abbiamo affrontato i problemi di fondo legati al tema Città e Cittadinanze, disparità, ingiustizie, bisognosi, che si intrecciano con il riconoscimento reciproco delle comunità all’interno delle città. Abbiamo parlato di come le crisi ecologiche siano spesso alla base di ingiustizie, povertà e migrazioni e abbiamo parlato del modo in cui si può contribuire alla pace”.
È emersa una “grandissima diversità. A Marsiglia, Rabat, Gerusalemme o Baghdad, il senso di parole come appartenenza, dialogo, democrazia non suona allo stesso modo. I racconti di esperienze vissute fanno emergere grosse diversità. L’impegno già da ieri è capire se può esserci un minimo comune denominatore e trovare in che modo queste diversità nei fatti possano diventare ricchezza, equilibrio, scambi autentici di iniziative”.
Una prima risposta già c’è. “Le comunità cristiane, e quelle cattoliche in particolare, sono spesso apprezzate laddove si aprono al servizio per tutti, hanno porte aperte per tutti, mettono insieme i diversi, anche i lontani. Hanno una certa credibilità, con scuole, mense, servizi, spesso gratuiti”. Raspanti ha citato anche i soccorsi nei Balcani e in Medio Oriente per i flussi migratori, le alleanze con entità pubbliche che generano apprezzamento.
Hollerich: costruiamo la Chiesa di domani
Il cardinale Hollerich, presidente del Comece, ha ribadito che “se c’è qualcuno che pensa che il confronto armato sia la risposta ai problemi, noi no. Pensiamo che in questa grande diversità del Mediterraneo è necessario ascoltarci, parlare insieme, avere un dialogo aperto. Solo questo può costruire la città dell’avvenire”. L’arcivescovo di Lussemburgo ha spiegato che anche “nel nord Europa la città diventa il luogo dei cristiani e fuori ci sono i pagani, nell’antico senso di questo. Nella città c’è una massa critica per nuove forme di vita cristiana, piccole comunità che sono forse un segno per la Chiesa di domani. Sono convinto che stiamo costruendo la Chiesa di domani e aiutiamo un po’ a costruire la società di domani, basate sull’ascolto e sul dialogo”.
Pizzaballa: Dare un volto alle nostre città
Infine, il patriarca di Gerusalemme mons. Pizzaballa ha spiegato che molti dei temi trattati a Bari sono ancora sul tappeto, “sospesi” dallo scoppio della pandemia. Anch’egli ha sottolineato le “forti differenze tra le sponde del Mediterraneo. Su quella nord la secolarizzazione sta riducendo la fede a una questione personale, sulle sponde sud e del Medio Oriente la religione ha ruolo pubblico decisivo”. Pizzaballa ha citato un’espressione di Paolo VI, le “città senza volto”: “Il nostro ruolo è dare un volto alle nostre città. La presenza cristiana deve essere una parte dei connotati di questo volto, comune alle varie sponde anche con dinamiche diverse”.