Questa mattina il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Membri del Pontificio Comitato di Scienze Storiche in occasione della Sessione Plenaria e ha rivolto loro il discorso che riportiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Cari Membri del Pontificio Comitato di Scienze Storiche!
Sono contento di darvi il benvenuto in occasione della vostra sessione Plenaria. Ringrazio il Presidente, padre Ardura, per le sue cortesi parole e saluto ciascuno di voi, grato per il vostro generoso servizio alla Santa Sede. È un contributo prezioso anche per il modo con cui lo svolgete: dialogando e collaborando con gli storici e con le istituzioni accademiche, che desiderano studiare non soltanto la storia della Chiesa, ma più largamente la storia dell’umanità nel suo rapporto con il cristianesimo lungo due millenni.
Cento anni fa, il 6 febbraio 1922, Pio XI, Papa bibliotecario e diplomatico, diede alla Chiesa e alla società civile un orientamento decisivo attraverso un segno certamente sorprendente all’epoca. Subito dopo l’elezione, Papa Ratti volle inaugurare il suo pontificato affacciandosi alla loggia esterna della Basilica Vaticana, anziché a quella interna, come avevano fatto i suoi tre predecessori. Dicono che si sono spesi quasi 40 minuti per aprire quella finestra, che il tempo aveva arrugginito perché non si usava mai. Con quel gesto Pio XI ci invitava ad affacciarci sul mondo e a metterci in ascolto e al servizio della società del nostro tempo.
L’adesione alla realtà saldamente documentata resta indispensabile allo storico, senza fughe idealistiche in un passato che si suppone consolatorio. Lo storico del cristianesimo dovrebbe essere attento a cogliere la ricchezza delle diverse realtà nelle quali, attraverso i secoli, il Vangelo si è incarnato e continua a incarnarsi, regalando capolavori che rivelano l’azione feconda dello Spirito Santo nella storia. La storia della Chiesa è luogo di incontro e di confronto in cui si sviluppa il dialogo tra Dio e l’umanità; e ad essa è predisposto chi sa unire il pensiero alla concretezza. Viene in mente il grande storico Cesare Baronio: sul fronte della cappa del camino lasciò questa scritta: Baronius coquus perpetuus. Studioso di mirabile dottrina nonché uomo di grande virtù, continuava a ritenersi il cuoco della comunità, l’incarico che in gioventù gli era stato dato da San Filippo Neri. Non di rado illustri personaggi, che si recavano da lui per riceverne consiglio, lo trovavano col grembiule di lavoro, impegnato a lavare le scodelle (cfr A. Capecelatro, Vita di S. Filippo Neri, Napoli 1879, vol. I, p. 416). Dunque, teoria e prassi – unite – conducono alla verità.
Il vostro Comitato, voluto dal Venerabile Pio XII per essere al servizio del Papa, della Santa Sede e delle Chiese locali, è certamente tenuto a promuovere lo studio della storia, indispensabile al laboratorio della pace, quale via di dialogo e di ricerca di soluzioni concrete e pacifiche per risolvere i dissidi, e per conoscere più a fondo le persone e le società. Mi auguro che gli storici contribuiscano con le loro ricerche, con le loro analisi delle dinamiche che segnano le vicende umane, all’avvio coraggioso di processi di confronto nel concreto della storia dei popoli e degli Stati.
L’attuale situazione in Europa orientale non vi consente, per il momento, di incontrare alcuni dei vostri interlocutori abituali nell’ambito dei convegni che, da decenni, vi vedono collaborare sia con l’Accademia Russa delle Scienze di Mosca, sia con gli storici del Patriarcato Ortodosso di Mosca. Ma sono sicuro che saprete cogliere le occasioni giuste per riprendere e intensificare questo lavoro comune, che sarà un contributo prezioso volto a favorire la pace.
Se la storia è spesso pervasa da eventi bellici, da conflitti, lo studio della storia mi fa pensare all’ingegneria dei ponti, che rende possibili rapporti fruttuosi tra le persone, tra credenti e non credenti, tra cristiani di differenti confessioni. La vostra esperienza è ricca di insegnamenti. Ne abbiamo bisogno, perché è portatrice della memoria storica necessaria per cogliere la posta in gioco nel fare storia della Chiesa e dell’umanità: quella di offrire un’apertura verso la riconciliazione dei fratelli, la guarigione delle ferite, la reintegrazione dei nemici di ieri nel concerto delle nazioni, come seppero fare, dopo la seconda guerra mondiale, i Padri fondatori dell’Europa unita.
Attualmente, il vostro Comitato consta di Membri provenienti da 14 Paesi e da tre continenti. Mi rallegro che questa diversità esprima una dinamica multiculturale, internazionale e pluridisciplinare. La vostra partecipazione, nel prossimo mese di agosto, al XXIII Congresso del Comitato Internazionale delle Scienze Storiche a Poznan, con una Tavola rotonda sulla tematica “La Santa Sede e le Rivoluzioni del XIX e XX secolo”, sarà un’ulteriore opportunità per realizzare la missione che vi è affidata, come servizio alla ricerca della verità attraverso la metodologia propria delle scienze storiche.
Il vostro programma convegnistico ed editoriale, i vostri studi storici e storiografici, nonché, per la maggior parte di voi, l’insegnamento universitario, costituiscono il campo di attività in cui svolgete il vostro lavoro. Vi incoraggio a portarlo avanti, pur nell’ambito e con la metodologia che vi competono, sempre aperti all’orizzonte della storia della salvezza. Questo orizzonte è come l’atmosfera in cui le vicende umane, per così dire, “respirano”, prendono luce, rivelando un senso più ampio: quello che viene da Cristo, «che è Signore della sua Chiesa e Signore della storia dell’uomo in forza del mistero della Redenzione» (Giovanni Paolo II, Enc. Redemptor hominis, 4 marzo 1979, 22).
A voi e ai vostri cari imparto di cuore la mia Benedizione. E vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie.