Pubblichiamo di seguito il saluto che il Santo Padre Francesco ha rivolto ai partecipanti al Congresso di chirurgia dell’Associazione Ex-alunni del Professor Ivo Pitanguy (AEXPI), ricevuti questa mattina in Udienza nel Palazzo Apostolico Vaticano.
Nelle sue parole di saluto, Papa Francesco sottolinea che come uomini, medici e cristiani, condividiamo la convinzione che i nostri volti sono destinati a riflettere una bellezza che va oltre quella fisica.
Saluto del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle,
Vi do il benvenuto con il sorriso sulle labbra, naturale, non ritoccato. In uno dei vostri progetti di cooperazione, cercate di disegnare il sorriso sui volti di tanti bambini malati e, aiutandoli, lo portate anche alle loro famiglie e, in un certo senso, a tutta la società. Vi ringrazio per questo servizio discreto a favore degli altri.
Ma come uomini, come medici, come cristiani, sappiamo che i nostri volti sono destinati a riflettere una bellezza che va al di là di quella che si può percepire con gli occhi del corpo. Una bellezza che non è soggetta a tendenze programmate dal business della moda, dal business della cultura, dal business dell’apparenza, ma che si collega alla verità dell’uomo, al suo essere più intimo, che non possiamo sfigurare.
San Paolo ci dice: «Noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine» (2 Cor 3, 18). Che questa verità guidi sempre la nostra mano per portare al mondo quell’immagine di Dio impressa nel nostro essere, nelle buone opere, nell’amore che si dona, nell’a m o re che si diffonde.
È interessante che la Scrittura ci presenti Gesù come «il più bello tra i figli dell’uomo» (Sl 45, 3), come colui che, a causa della sofferenza, giunse a vedere tanto «sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo» (Is 52, 14). Gesù ci mostra in questo paradosso la sua vera immagine e la nostra, che passa per il cammino della croce, per l’accettazione della nostra piccolezza, al fine di giungere a una gloria perenne, a una speranza che non delude né appassisce (cfr. 1 Cor 9, 25). Desidero che Dio vi benedica, che la Vergine vi custodisca. E non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.
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L’Osservatore Romano, Edizione quotidiana, Anno CLXIV n. 116, giovedì 23 maggio 2024, p. 7.