“Giovani, creatività e impegno: oltre il pensiero breve”

Udienza ai partecipanti all’Incontro promosso dalla “Toniolo Young Professional Association”

Vatican Media

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Incontro promosso dalla “Toniolo Young Professional Association”.

Nel discorso il Papa affronta con preoccupazione il dilagare del “pensiero breve” e il pericolo dell’apatia tra i giovani. C’è un appello a coltivare uno sguardo che arrivi alle stelle, sfidando la semplificazione e la ricerca dell’interesse immediato. I giovani sono invitati a rischiare, a sognare senza sosta e a essere creatori di armonia e bellezza in un mondo che spesso si accontenta del profitto.

Discorso del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

La collaborazione dell’Istituto Toniolo con i Dicasteri della Curia e con le Rappresentanze Pontificie impegnate nell’ambito delle Nazioni Unite è già giunta al decimo anno, ed è molto preziosa. Grazie, dunque, per il vostro servizio e per il vostro impegno, e grazie a tutti coloro che lo promuovono e sostengono; so che di recente anche la Fondazione Arvedi partecipa a questo progetto di fondamentale importanza, permettendo di aumentare il numero dei borsisti. Grazie!

È bello che ognuno di voi possa fare esperienza a contatto con il ministero petrino, attraverso il lavoro con le Istituzioni internazionali e maturando un’esperienza di fede vissuta, di vita cristiana che si confronta con le sfide attuali del mondo. Ma la vostra presenza fa tanto bene anche alle nostre istituzioni, nelle quali portate una ventata di novità, la capacità di sognare, il desiderio di guardare lontano.

Oggi, invece, sembra diffondersi quello che alcuni chiamano “pensiero breve”: un pensiero fatto di pochi caratteri, che si brucia subito; un pensiero che non guarda in alto e avanti, ma soltanto qui e ora, frutto dei bisogni del momento; un pensiero che non guarda alla storia, che non ha un’eredità storica dentro di sé; un pensiero che si muove per istinto e si misura per istanti; che, fatto di emozioni e compresso in poche parole, sembra sostituire il pensiero già “debole” del post-modernismo. E questo è il dramma del post-modernismo: il pensiero debole. Dinanzi alla complessità della vita e del mondo, questo pensiero “breve” porta a generalizzare e a criticare, a semplificare e a truccare la realtà, nella ricerca dei propri interessi immediati anziché del bene degli altri e del futuro di tutti. Sono preoccupato quando sento di giovani barricati dietro a uno schermo, con gli occhi che riflettono luci artificiali anziché far brillare la loro creatività. Sì, perché esser giovani non è pensare di tenere il mondo in mano, ma sporcarsi le mani per il mondo; è avere davanti una vita da spendere, non da conservare o da archiviare.


Vedo voi e credo che la vostra passione e il vostro impegno siano antidoti al pensiero breve; perché voi, contro la tentazione di adeguarvi alle cose che passano, avete in animo di coltivare uno sguardo alto, che cerca le stelle, non la polvere. È lo sguardo vero dei giovani. Ma tanti di loro sembrano, permettetemi l’espressione, “spremuti”: fatti oggetto di prestazioni sempre più esigenti, rischiano di veder inaridire il succo della vita, quel sognare inquieto che chiede di sprigionarsi dai loro cuori. Sognare inquieto. Vi domando – ma non rispondete ad alta voce –: voi sognate? Avete inquietudine nel vostro pensiero, nel vostro cuore? Siete inquieti o siete giovani già “in pensione”? Non dimenticatevi: sognare inquieto. È triste vedere giovani abulici e anestetizzati, distesi sui divani anziché impegnate nelle scuole e nelle strade, ripiegati sul proprio schermo anziché su un libro o su un fratello bisognoso. È triste. Giovani professionali fuori e spenti dentro, che spremuti dal dovere si rifugiano nella ricerca del piacere. Tutti abbiamo bisogno della creatività e dello slancio che solo voi giovani potete darci – nelle vostre mani stanno la creatività e lo slancio –, della vostra sete di verità, del vostro grido di pace, del vostro intuito sul futuro, dei vostri sorrisi speranzosi. Abbiamo bisogno di queste cose! Vorrei dirvi: portate questo dove operate, mettendovi in gioco senza paura. Perché i giovani sono le leve che rinnovano i sistemi, non gli ingranaggi che devono mantenerli in vita.

Allora non trattenete il bene che siete, non abbiate timore di rischiare, per favore, rischiate, se non rischiate voi chi lo farà? Perché è facendovi dono che vi scoprirete doni, doni unici e preziosi. Nel contesto occidentale si vive circondati da doni e regali, da tante cose spesso inutili, immersi in prodotti fatti dall’uomo che fanno perdere lo stupore per la bellezza che ci circonda. Pensate un po’: io ho perso la capacità di stupirmi? Lo stupore… Quando un giovane perde la capacità di stupirsi, è già in pensione! Il creato invita piuttosto a essere a nostra volta creatori di armonia e di bellezza; a uscire dalla dipendenza dal virtuale, dal mondo ipnotico dei social che anestetizza l’anima, per offrire agli altri qualcosa di nuovo e di bello. Una ricerca che vi appassiona, una preghiera fatta col cuore, un’inchiesta che vi scuote, una pagina che donate agli altri, un sogno da realizzare, un gesto d’amore per chi non può ricambiare… Questo è creare, questo è assimilare lo stile con cui Dio ha fatto il mondo, lo stile della gratuità, che fa uscire dalla logica del “faccio per avere” e “lavoro per guadagnare”. Creativi per aprire squarci di novità in un mondo che si accontenta di profitti. Così sarete rivoluzionari.

La vita chiede di essere donata, non gestita. In questo vi può aiutare la testimonianza del Beato Giuseppe Toniolo, che attingeva la bellezza del vivere dalla fede e si confrontava senza paura coi problemi del suo tempo per dare un volto umano all’economia. È bello che anche voi vi lasciate interrogare dalla realtà, riscoprendo e ripensando la fede così da trarne ricchezze inedite per un avvenire migliore.

Vorrei concretizzare queste idee attorno a un tema urgente, quello della pace. Uno sguardo sull’oggi fa apparire lontana  quell’aspirazione al bene, alla concordia, alla pacifica coesistenza tra i popoli di cui l’attività diplomatica è sempre stata veicolo. Eppure tanta diplomazia sembra aver dimenticato la sua natura di risorsa chiamata a colmare il fossato sempre più profondo dei rapporti tra le nazioni. La si vede rincorrere i fatti senza quella forza preventiva, quel sognare-dialogare-rischiare per la pace che argina il ricorso alle armi. E così le guerre sono il frutto di rapporti di forza prolungati, senza un preciso inizio e senza una fine certa. Ma dove sono le imprese audaci, le visione ardite? Dove sono? Questa politica – diciamo così – del distruggere, quella della guerra… Facciamoci la domanda:dove sono le imprese audaci, le visioni ardite? E da chi possono venire, se non da cuori giovani e impavidi, che accolgono il bene dentro di sé e impugnano il Vangelo così com’è, per scrivere pagine nuove di fraternità e di speranza? Questo è il vostro mestiere, la vostra vocazione.

Quanti altri aspetti, come l’economia, la lotta alla fame, alla produzione e al commercio delle armi – questo è brutto! – la questione climatica, la comunicazione, il mondo del lavoro, e tanti altri, hanno bisogno di rinnovamento e di creatività? Vi affido questi sogni di anziano che si entusiasma nel vedere i vostri volti giovani; e penso a quanto più si entusiasma nel guardarvi Gesù, Lui che ha sempre il cuore giovane e che ha chiamato dei giovani a seguirlo. In Lui vi rinnovo il grazie per il vostro servizio e vi benedico. E vi chiedo, per favore, di pregare per me, a favore, non contro! Grazie.