Si è svolto in collegamento da Ginevra l’evento virtuale sul tema “Fraternità, Multilateralismo e Pace” durante il quale è stata presentata l’Enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco alle Nazioni Unite. Un incontro diviso in due parti: la prima dedicata in maniera più specifica al multilateralismo, la seconda al dialogo interreligioso.
Il primo intervento è stato quello del Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin. Dopo aver ricordato “che la fratellanza è il primo tema al quale ha fatto riferimento il Papa nel giorno della sua elezione”, il cardinale ha affrontato diversi argomenti: “accesso alla salute, rifugiati, lavoro, diritto internazionale umanitario e disarmo”. A questo link il discorso integrale del porporato.
Il pericolo di indebolire il multilateralismo
“L’enciclica offre un progetto per un mondo post covid” basato sull’amicizia sociale e che ponga “al centro la dignità umana” ha affermato Tatiana Valovaya, Direttore Generale delle Nazioni Unite a Ginevra. Valovaya ha ricordato come l’“Assemblea generale dell’Onu ha deciso che il 4 febbraio sia la Giornata internazionale della fraternità umana” per “promuovere il dialogo interreligioso e interculturale”. La speranza è quella di offrire una “risposta globale” una “collaborazione multilaterale di fronte a crisi senza precedenti”.
Una “opportunità per evidenziare i valori al centro del documento” di Abu Dhabi che rappresenta un “modello di armonia interreligiosa e solidarietà umana. Abbiamo bisogno di questo spirito più che mai”. Soprattutto di fronte alla pandemia che è una delle “sfide più acute alla cooperazione dalla Seconda Guerra mondiale”. Sfide “complesse che non possono essere affrontate in maniera indipendente. Indebolire il multilateralismo potrebbe far sprofondare il mondo nel caos”. Oltre a riaffermare l’impegno a lavorare insieme, Valovaya ha sottolineato il valore dell’istruzione.
Prova di umanità
Peter Maurer, presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, ha raccontato la sua recente visita in Siria, dove le condizioni della popolazione sono sempre più precarie. Ma nel suo ruolo di intermediario neutrale ha anche raccontato le condizioni del campo di Al Hol, dove 70.000 persone, famiglie di combattenti dell’Isis, “vivono nello squallore, tra le peggiori condizioni mai viste, con i diritti ignorati”. La “vera prova di umanità o fraternità” ha ricordato “non consiste nel modo in cui tratti gli amici ma i tuoi nemici. Divisioni durature impediscono la riconciliazione”. E in questo “il ruolo delle religioni è vitale”. E’ attraverso un’azione pratica di solidarietà che si possono “superare le divisioni”. “Se supereremo la prova di umanità – ha concluso – questo dirà molto sul mondo che stiamo costruendo”.
No al nazionalismo dei vaccini
Nel suo contributo video Filippo Grandi, Alto commissario Onu per i rifugiati, ha ricordato il 70° anniversario della prima convenzione sui rifugiati. Attualmente “80 milioni di persone sono fuggite dalle loro case, circa l’1% dell’umanità. Numeri schiaccianti ma dobbiamo ricordare che si tratta di individui che hanno lasciato dietro di se storie, famiglie, scuole, che meritano solidarietà e sostegno nel trovare soluzione alle loro condizioni per ricostruire le loro vite in condizioni di sicurezza e pace”.
Grandi ha criticato gli egoismi nazionalisti di fronte alla pandemia: “E’ inutile l’approccio ‘vengo prima io’ o ‘prima il mio paese’. Così non potremo mai sconfiggere il virus. Il nazionalismo dei vaccini porterà solo a divisioni tra inoculati e infetti”. Pertanto, ha sollecitato “equità nella distribuzione. Non è solo il covid ma sono le tante sfide che abbiamo davanti che richiedono multilateralismo. Pensate al cambiamento climatico, ai conflitti: solo lavorando insieme, guidati da valori di fraternità e impegno per il multilateralismo e la pace, riusciremo a vincere”.
Quello dei vaccini è stato un tema toccato anche da Tedros Adhanamom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’Oms, che ha ricordato come solo lo 0,2% dei vaccini è stato distribuito ai paesi poveri.
Il ruolo del dialogo interreligioso
La seconda parte del meeting, ha visto l’intervento del cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Il dialogo rispetta e cerca la verità, fa nascere la cultura dell’incontro, uno stile di vita, passione e desiderio – ha ricordato – Ha una funzione essenziale per costruire la convivenza civile, una società che includa non edificata sulla cultura dello scarto ed è indispensabile per la pace nel mondo”.
Il virus dell’individualismo
Per “sconfiggere il virus dell’individualismo radicale e permettere a tutti di dare il meglio” ci sono “due strumenti: la benevolenza, ovvero il volere concretamente il bene dell’altro, e la solidarietà, che ha cura delle fragilità e si esprime non nelle ideologie ma nella cura delle persone, lottando contro povertà e disuguaglianze”.
“Siamo membri di un’unica famiglia – ha aggiunto Ayuso – è questo il criterio fondamentale che la fede offre per passare dalla mera tolleranza alla convivenza fraterna, per disinnescare le violenze e vivere come fratelli e sorelle. Come tali abbiamo uguali diritti e doveri. Alla base della collaborazione e del dialogo ci sono le radici comuni della nostra condizione umana”.
Gli altri partecipanti
Alla seconda parte del meeting su Fraternità, Multilateralismo e Pace hanno partecipato anche Ioan Sauca, Acting General Secretary del Consiglio Mondiale delle Chiese, il Principe El Hassan bin Talal, presidente del Royal Institute of Interfaith Studies di Giordania, e il rabbino argentino Abraham Skorka.