Francesco promuove un rinnovamento spirituale e pastorale nella diplomazia vaticana
Il Papa riforma la Pontificia Accademia Ecclesiastica, centro di formazione dei futuri rappresentanti del Santo Padre, affinché siano più vicini a Cristo, alla Chiesa e al mondo

A ulteriore dimostrazione del suo desiderio di riformare la Chiesa dall’interno, Papa Francesco ha compiuto un passo significativo emanando un chirografo, una lettera scritta a mano, che stabilisce nuove linee guida per la Pontificia Accademia Ecclesiastica, l’istituzione responsabile della formazione dei futuri diplomatici della Santa Sede.
Nel documento, datato 25 marzo 2025, solennità dell’Annunciazione del Signore, si esprime chiaramente l’intenzione del Pontefice di rinnovare profondamente la formazione dei sacerdoti che saranno chiamati a svolgere il ruolo di rappresentanti pontifici in tutto il mondo. Francesco insiste sul fatto che non si tratti di semplici funzionari, ma di uomini di Dio, dotati di una profonda spiritualità, radicati nell’amore per la Chiesa e con una chiara consapevolezza della loro missione evangelizzatrice.
«La Chiesa ha bisogno di pastori con anima missionaria, guidati da una carità
pastorale che li avvicini alle gioie e alle sofferenze del Popolo di Dio», nota il Santo Padre.
La riforma proposta da Francesco si fonda su diversi pilastri fondamentali. In primo luogo, un’istruzione completa che unisca la preparazione accademica e diplomatica a una solida vita spirituale. In secondo luogo, l’esperienza missionaria nei contesti ecclesiali periferici, come avevo già stabilito nel 2019, affinché i futuri nunzi possano sperimentare in prima persona la realtà delle popolazioni a cui saranno inviati. E, infine, un invito costante all’umiltà e al servizio, lontani da ogni ambizione o privilegio.
Il Santo Padre conclude il suo chirografo ricordando che «il rappresentante pontificio non rappresenta se stesso, ma Cristo e la sua Chiesa». Perciò egli chiede che la formazione sia profondamente radicata nella Parola di Dio, nell’Eucaristia, nella fraternità sacerdotale e nell’accompagnamento spirituale costante.
Questa riforma della Pontificia Accademia Ecclesiastica è in linea con lo spirito del prossimo Giubileo del 2025 e con la visione di Papa Francesco di una Chiesa in uscita, missionaria, vicina, povera e per i poveri. Una nuova tappa nella trasformazione del servizio diplomatico del Vaticano, al servizio della pace, della giustizia e della fratellanza universale.
Testo completo
CHIROGRAFO
del Santo Padre Francesco
con il quale viene riformata la
PONTIFICIA ACCADEMIA ECCLESIASTICA
Il ministero petrino, nell’operare a vantaggio di tutta la Chiesa, ha sempre manifestato la sua attenzione fraterna alle Chiese locali e ai loro Pastori perché sentissero sempre viva quella comunione di verità e di grazia che il Signore ha posto a fondamento della Sua Chiesa.
Nel costante servizio di portare ai popoli e alle Chiese la vicinanza del Papa, sono punti di riferimento i Rappresentanti Pontifici inviati nelle diverse Nazioni e territori. Sono essi custodi di quella sollecitudine che dal centro si muove verso le periferie, per renderle partecipi dello slancio missionario della Chiesa, per poi farvi ritorno con necessità, riflessioni e aspirazioni. Anche nei momenti in cui sembra che le ombre del male abbiano segnato ogni agire di smarrimento e sfiducia, essi rimangono «l’occhio vigile e lucido del Successore di Pietro sulla Chiesa e sul mondo» (Francesco, Discorso ai Partecipanti all’Incontro dei Rappresentanti Pontifici, 17 settembre 2016). Chiamati a far sentire nel Paese in cui sono inviati la presenza del Vescovo di Roma«perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei Vescovi, sia della moltitudine dei fedeli» (Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 23), svolgono un’azione pastorale che ne evidenzia lo spirito sacerdotale, le doti umane e le capacità professionali.
A questa azione, sacerdotale ed evangelizzatrice ad un tempo, posta a servizio delle singole Chiese, la missione affidata ai diplomatici del Papa unisce la rappresentanza presso le Autorità pubbliche. Un compito che manifesta l’effettivo esercizio di quel diritto nativo e indipendente di legazione anch’esso parte dell’ufficio petrino, che nel realizzarsi domanda il rispetto delle regole del diritto internazionale alla base della vita della Comunità delle genti (cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 362). I nostri giorni mostrano come questo servizio non sia più limitato a quei Paesi dove l’annuncio della salvezza ha radicato la presenza della Chiesa, ma si realizza anche nei territori in cui essa è comunità nascente; o nei consessi internazionali dove, mediante i suoi rappresentanti, la Sede di Pietro si rende attenta ai dibattiti, ne valuta i contenuti e, alla luce della dimensione etica e religiosa che le è propria, offre una lettura sui grandi temi che coinvolgono l’oggi e il futuro della famiglia umana.
Per adempiere adeguatamente alle proprie funzioni, il diplomatico deve essere costantemente impegnato in un percorso formativo solido e continuativo. Non è sufficiente limitarsi all’acquisizione di conoscenze teoriche, ma è necessario sviluppare un metodo di lavoro e uno stile di vita che gli consentano di comprendere a fondo le dinamiche delle relazioni internazionali e di farsi apprezzare nell’interpretare i traguardi e le difficoltà, che una Chiesa sempre più sinodale deve affrontare. Solo attraverso un’accurata osservazione della realtà in continuo cambiamento e l’adozione di un sano discernimento è possibile attribuire significato agli eventi e proporre azioni concrete. In questo contesto, qualità come la prossimità, l’ascolto attento, la testimonianza, l’approccio fraterno e il dialogo si rivelano fondamentali. Tali qualità devono essere coniugate con l’umiltà e la mitezza, affinché il presbitero e, in modo particolare, il diplomatico pontificio, possa esercitare il dono del sacerdozio ricevuto a immagine di Cristo Buon Pastore (cfr. Mt 11,28-30; Gv 10,11-18).
Tutto questo impone oggi una preparazione più adeguata alle esigenze dei tempi di quegli ecclesiastici che, provenienti dalle diverse Diocesi del mondo e avendo già acquisito la formazione nelle scienze sacre e svolto una prima attività pastorale, dopo accurata selezione, si preparano a proseguire la loro missione sacerdotale nel servizio diplomatico della Santa Sede. Non si tratta solo di fornire un’educazione accademica e scientifica con un livello di alta qualificazione, ma di avere cura che la loro sarà un’azione ecclesiale, chiamata al necessario confronto con la realtà del nostro mondo «soprattutto in un tempo come il nostro segnato da veloci, costanti e vistosi cambiamenti nel campo delle scienze e delle tecnologie» (Cost. Ap. Veritatis Gaudium, Proemio, 5).
Da trecento anni svolge questa peculiare funzione la Pontificia Accademia Ecclesiastica, istituzione che, superando i difficili momenti determinati dalla storia, si è confermata come la “scuola diplomatica della Santa Sede”, formando generazioni di sacerdoti che hanno posto la loro vocazione al servizio dell’ufficio petrino, operando presso le Rappresentanze Pontificie e la Segreteria di Stato. Perché essa possa sempre meglio rispondere alle finalità conferitele, sull’esempio dei miei Predecessori di v.m., ho deciso di aggiornarne la struttura e di approvarne, in forma specifica, il nuovo Statuto, che di questo atto è parte integrante.
Pertanto, costituisco la Pontificia Accademia Ecclesiastica in Istituto ad instar Facultatis per lo studio delle Scienze Diplomatiche, andando così ad ampliare il novero delle analoghe Istituzioni previste dalla Cost. Ap. Veritatis Gaudium (cfr. Norme Applicative, 70).
Dotata di personalità giuridica pubblica (cfr. Veritatis Gaudium, Art. 62 § 3), l’Accademia sarà retta dalle norme comuni o particolari dell’ordinamento canonico, ad essa applicabili, e da altre disposizioni date dalla Santa Sede per le sue istituzioni di educazione superiore (cfr. Ibid., Norme Applicative, Art. 1 § 1).
Per autorità della Santa Sede (cfr. Veritatis Gaudium, Artt. 2 e 6; Norme Applicative, Art. 1) essa conferirà i gradi accademici di Secondo e Terzo Ciclo in Scienze Diplomatiche.
L’Accademia realizzerà la sua funzione nelle forme più avanzate oggi richieste alla formazione e alla ricerca nel particolare settore disciplinare delle scienze diplomatiche, a cui concorre lo studio delle discipline giuridiche, storiche, politologiche, economiche, quello delle lingue in uso nelle relazioni internazionali e la competenza scientifica. In tale rinnovamento si avrà cura di prevedere che i programmi di insegnamento abbiano una stretta connessione con le discipline ecclesiastiche, con il metodo di lavoro della Curia Romana, con le necessità delle Chiese locali e più ampiamente con l’opera di evangelizzazione, l’azione della Chiesa e la sua relazione con la cultura e la società umana (cfr. Ibid., Art. 85; Norme Applicative, Art. 4). Sono questi, infatti, altrettanti elementi costitutivi dell’azione diplomatica della Sede Apostolica e della sua capacità di operare, mediare, superare barriere e così sviluppare percorsi concreti di dialogo e negoziato per garantire la pace, la libertà di religione per ogni credente e l’ordine tra le Nazioni.
Inoltre, dispongo che a motivo della sua natura di Istituzione accademica designata alla peculiare formazione dei diplomatici pontifici e per le finalità dei suoi programmi di istruzione e ricerca, la Pontificia Accademia Ecclesiastica sia, ad ogni effetto, parte integrante della Segreteria di Stato, nel cui ambito essa opera e nella cui struttura è inquadrata a titolo speciale (cfr. Cost. Ap. Praedicate Evangelium, Art. 52 § 2).
A quanto è stabilito con il presente Chirografo, è dato immediato, pieno e stabile valore, nonostante qualsiasi disposizione contraria, pur meritevole di speciale menzione.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 25 marzo dell’anno 2025,
Solennità dell’Annunciazione del Signore, tredicesimo del Pontificato.
FRANCESCO
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