Già a novembre, con una “scortesia” istituzionale senza precedenti, il dittatore del Nicaragua Daniel Ortega aveva decretato che il nunzio apostolico mons. Waldemar Stanislaw Sommertag non fosse più il decano del corpo diplomatico. Ora sferra un nuovo attacco non solo alla Chiesa cattolica locale ma direttamente alla Santa Sede. Lo scorso 6 marzo, infatti, mons. Sommertag è stato costretto a lasciare il Nicaragua dove rappresentava il Pontefice da quattro anni.
Sorpresa e rammarico della S. Sede
Una decisione che ha suscitato “sorpresa e rammarico” in Vaticano. Ecco il comunicato con cui prende atto dell’espulsione del diplomatico dal Paese centroamericano:
“La Santa Sede ha ricevuto con grande sorpresa e rammarico la comunicazione che il Governo del Nicaragua ha deciso di ritirare il gradimento (agrément) a S.E. Mons. Waldemar Stanislaw Sommertag, Nunzio Apostolico a Managua dal 2018, imponendogli di lasciare immediatamente il Paese dopo la notifica del provvedimento. Tale misura appare incomprensibile perché nel corso della sua missione S.E. Mons. Sommertag ha lavorato con profonda dedizione per il bene della Chiesa e del popolo nicaraguense, specialmente delle persone più vulnerabili, cercando sempre di favorire i buoni rapporti tra la Sede Apostolica e le Autorità del Nicaragua.
Va ricordata, in particolare, la sua partecipazione come testimone e accompagnatore del Tavolo di Dialogo Nazionale tra il Governo e l’Opposizione politica, in vista della riconciliazione del Paese e della liberazione dei detenuti politici. Mentre è convinta che tale grave e ingiustificata misura unilaterale non rispecchia i sentimenti del popolo del Nicaragua, profondamente cristiano, la Santa Sede desidera riaffermare la sua piena fiducia nel Rappresentante Pontificio”.
In Nicaragua clima ostile alla Chiesa
Ortega da molto tempo considera i vescovi della Chiesa cattolica “golpisti al servizio della destra e della controrivoluzione”. Nel giugno 2018 mons. Silvio Báez, ausiliare di Managua, che secondo il dittatore nicaraguense era un “terrorista”, venne richiamato a Roma. Si temeva, tra l’altro, che potesse rimanere vittima di un attentato. Ora questo nuovo strappo nella lunga crisi del Nicaragua che vede da anni il popolo protestare contro la mancanza di democrazia nel Paese.