Ecumenismo: un’utopia?

Comincia oggi la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

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Papa Francesco e il patriarca ortodosso Bartolomeo (C) Vatican Media

“Ecumenismo: un’utopia?” Come ogni anno dal 18 al 25 gennaio si celebra la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si conclude con la festa della Conversione di S. Paolo. In questa occasione, Exaudi condivide questo articolo sull’ecumenismo e le sue sfide scritto da Antonio Navarro Carmona, sacerdote delegato per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della diocesi di Cordoba e consultore della Sottocommissione delle relazioni interconfessionali e il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale spagnola.

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Siamo sinceri: l’ecumenismo, per molti fedeli, è qualcosa di sconosciuto. E per un buon numero di sacerdoti, un bell’ideale ma impossibile da realizzare. In questo articolo voglio offrire una riflessione che aiuti a comprendere cos’è l’ecumenismo per quanti non lo conoscono e che incoraggi l’impegno ecumenico di coloro che guardano a questa causa con scetticismo.

“Che tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. Gesù manifesta espressamente il desiderio che i suoi discepoli vivano in unità di amore nella stessa famiglia, prolungando visibilmente nel mondo il mistero trinitario del Dio Amore. Solamente così la missione della Chiesa può essere coerente e dare frutto. Sfortunatamente, noi cristiani abbiamo reso vano questo desiderio di Cristo con i nostri peccati e la mancanza di testimonianza.

Contro-testimonianza

Questa realtà diventa più dolorosa, se possibile, quando l’unità dei cristiani viene rotta da conflitti complessi. Questo fatto è un impedimento chiaro per la missione di portare il Vangelo all’umanità, visto che le divisioni tra noi sono una “contro-testimonianza” per i non cristiani. È sicuro che la santità e l’unità che Cristo volle per la sua Chiesa sussistono nella Chiesa cattolica ma non vuol dire che tutti i suoi membri vivano questa perfezione di santità e di comunione, piuttosto che dobbiamo convertirci e svilupparla come un compito ben preciso. Allo stesso modo, non possiamo rimanere indifferenti mentre tanti che confessano il nome di Cristo rimangono separati tra di loro.

L’ecumenismo non è facile

È, dunque, un compito urgente ripristinare l’unità ecclesiale, prima di tutto perché così vuole il Signore e poi perché, senza tale unità, la missione che dà senso alla Chiesa vede diminuita la sua efficacia. Il movimento che cerca l’unità dei cristiani si chiama ecumenismo. L’ecumenismo non è un lavoro facile, visto che esistono profonde ferite storiche tra un gruppo e l’altro, distanze, e, certamente, forti disaccordi riguardo alla dottrina della fede e i sacramenti. Inoltre, ci sono gruppi di cristiani che guardano con sfiducia all’ecumenismo.


Conviene ricordare qui che nessuna delle missioni che il Signore ci affida è “facile”. Ci dice di perdonare i nostri nemici, e di essere santi come il Padre celeste è santo… Nascondersi dietro la scusa che l’unità dei cristiani (come la santità) è “una cosa impossibile” indica una grande mancanza di fede nelle promesse di Cristo e nella sua grazia.

L’ecumenismo va vissuto all’interno di due coordinate, che sono il rispetto per la verità e la pratica della carità. Nel dialogo teologico, gli specialisti delle diverse confessioni vanno chiarendo le differenze dottrinali, si discute e si cerca di arrivare a punti comuni ogni volta maggiori, senza mai cadere nel relativismo o nel sincretismo, ma in obbedienza sincera alla Scrittura e alla Tradizione ecclesiale. Sviluppare la relazione reciproca nell’amore e nell’amicizia è, d’altronde, un punto fermo importante, poiché spesso, le divisioni derivano non solo da aspetti puramente dottrinali ma da conflitti storici e pregiudizi umani.

Il compito dei fedeli comuni

E cosa possiamo fare fedeli e sacerdoti comuni? Il Concilio Vaticano II ci dice che la ricerca dell’unità dei cristiani riguarda tutti i fedeli (Unitatis Redintegratio 5). Perciò, il progredire in questa santa causa dipenderà dall’impegno e dalla dedicazione che tutti ci mettiamo. Sebbene il contesto religioso di molte delle nostre parrocchie abbia appena una minima presenza di cristiani non cattolici, si può sempre pregare, offrire Messe e la preghiera ha un valore immenso. E se c’è la presenza di altre confessioni aperte all’ecumenismo, è compito nostro aprirci a una relazione con tali comunità, seguendo le indicazioni offerte dal Magistero. Noi cattolici dovremmo fare il primo passo, imitando Dio, che sempre prende l’iniziativa nell’opera della salvezza malgrado l’’ostinazione degli uomini.