Don Jerzy Popiełuszko E La Vergine Maria: “Più Madre Che Regina”

La vita e il martirio di Don Jerzy Popiełuszko, un sacerdote che ha vissuto sotto la protezione della Vergine Maria, testimoniando l’amore e la speranza per la sua patria e il mondo. Autore: Luciana Mirri

A Varsavia alla chiesa di S. Stanislao Kostka sotto la croce di un rosario di pietra è la tomba del Beato “don Jerzy Popiełuszko, Sacerdote di anni 37, ucciso il 19 ottobre 1984”. Don Jerzy aveva trasformato il suo sacerdozio in un Magnificat d’amore che nel cuore della Madre e sotto gli occhi di lei Regina ha costretto Dio a “spiegare la potenza del suo braccio, a disperdere i superbi nei pensieri del loro cuore, a rovesciare i potenti dai troni, ad innalzare gli umili, a ricolmare di grazia gli affamati di giustizia, a rimandare a mani vuote i ricchi di potere” (Lc 51-53). Come Maria visse con generosità il “sì” a Dio. Con Maria fu sollecito alle necessità di tutti senza risparmiarsi. Aiutato da Maria lottò per estirpare il peccato dagli animi, difendere la dignità dell’uomo e della sua vita. L’ultimo discorso è un’invocazione a vincere il male con il bene. Don Jerzy aveva la capacità di calare gli eventi nella Maternità di Maria, affinché fosse generato un popolo nuovo purificato dall’odio, dall’istinto della violenza e della vendetta. Nelle sue omelie la storia diveniva storia di salvezza. A tutti ricordava che la Madre soffriva con il suo popolo e le ferite del suo volto erano figura di quelle della Polonia.

La recita del Rosario era per lui contemplazione: Maria gli schiudeva la luce della Verità, “quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). I suoi appunti lo testimoniano: “Oggi prima di pranzo alle 12 sono andato a recitare il Rosario in chiesa, in coro. Quiete benedetta. Sopra l’ambone la Croce d’oro. Di tanto in tanto sfociava un piccolo raggio di sole e la Croce si rischiarava di dorata, calda luce. Poi seguiva l’ombra. Dio, come assai simile è l’umana vita, grigia, difficile, a momenti tetra e spesso negli uomini insopportabile, se non vi fosse un piccolo raggio di gioia, della Tua presenza, di segno che sei con noi, sempre tale e quale, buono e pieno di amore”.

Perseguitato, eccolo a Jasna Góra: dall’incontro mariano tornava con misteriosa e rinnovata forza interiore. La sua sensibilità per il dolore di tanti e la missione per la speranza di molti uscivano potenziate. Lì nasce pure l’omelia del 29 maggio 1983: “21.V.1983 – Częstochowa. Iniziano gli Esercizi spirituali per il Servizio di Sanità. Questo è un tempo molto prezioso anche per me, poiché sono probabilmente al limite della resistenza fisica e psichica, specialmente dopo gli ultimi episodi vissuti a Varsavia. Ieri sera sono stato a Jasna Góra. Ho scritto l’omelia per il 29.V per la S. Messa per la Patria. Questo dolore, che è stato inflitto per l’intero mese di maggio a tutta Varsavia, ha toccato in modo particolare persone a me vicine, coloro che ho conosciuto ed ammirato. L’omelia dunque sarà impregnata di dolore”.

Sul Golgota della Nazione ha preso con sé Maria e nel cuore della Madre è riuscito a dar voce alla Polonia ridotta al silenzio; l’omelia è preghiera: “Stiamo oggi, davanti all’altare di Cristo Signore, e i nostri cuori sono sfiniti dalle prove e dal dolore. In questo mese di Maria la nostra preghiera sale davanti al trono di Dio attraverso le mani della Santissima Madre del Signore. Da molto tempo sei nostra Madre. Come Madre la nostra Nazione ti ha adottata più di mille anni fa, quando cominciava a costituirsi lo stato polacco”. E dopo aver fatto la memoria della storia polacca sotto la protezione di Maria dice: “Ora abbiamo bisogno di te, Madre che asciughi le lacrime”.

Egli sa che questa Madre, voce e immagine di tutte le madri, ancora dirà al Figlio “Non hanno più vino” (Gv 2,3): “Soffri, quando le nostre sorelle e i nostri fratelli si trovano in prigione. Soffri, insieme alle madri i cui figli sono minacciati da coloro che pretendono di garantire l’ordine e la sicurezza. Sai, Madre, che non si deve maltrattare una Nazione che nel corso dei secoli ha tanto sofferto, che ha dato, e dà sempre, tante magnifiche persone, questa Nazione che al mondo ha appena dato un Papa. Una Nazione del genere non potrà essere messa in ginocchio dalla violenza di nessuna forza satanica. Questa Nazione ha dimostrato che piega le ginocchia solo davanti a Dio. Per questo siamo fiduciosi che Dio stesso la risorgerà”.


Il 25 marzo 1984 pronuncia una delle sue più belle omelie mariane: “Santissima Madre, ci riuniamo ogni mese, in questa chiesa di Żoliborz, per celebrare la S. Messa per la Patria e per quelli che maggiormente soffrono per essa. Il Santo Padre Giovanni Paolo II ti affida oggi il mondo intero, i popoli, le nazioni, e noi deponiamo nelle tue mani benedette, tu che sei la migliore delle madri, tutti i problemi della nostra patria. A te, la migliore delle madri, affidiamo innanzi tutto i nostri fratelli imprigionati per delitto d’opinione. In te confidiamo e ti preghiamo: madre dei prigionieri innocenti, vieni in loro aiuto. A te affidiamo la gioventù polacca, i giovani che sono l’avvenire e la speranza della Nazione. Madre di Cristo, ti affidiamo l’amarezza dell’impotenza e dell’umiliazione cui tanti fratelli e sorelle sono sempre sottoposti. Ti affidiamo il dolore e l’amarezza di coloro che sono stati internati. A te, la migliore delle madri, affidiamo la gloriosa parola ‘solidarietà’ e tutto ciò che essa evoca per i Polacchi. Per essa è stato pagato un grande prezzo. Il prezzo del sangue, delle lacrime, della clandestinità, della prostrazione e della prigione. Ti affidiamo i danni arrecati alla Nazione dopo la seconda guerra mondiale. Affidiamo a te la speranza in un avvenire migliore. Madre della fiducia, tu conosci bene le nostre preghiere quotidiane, spesso sussurrate tra le lacrime; conosci i dolori e le inquietudini dei nostri cuori tormentati. In questo giorno, in cui al tuo Cuore Immacolato viene affidato il mondo intero, noi deponiamo tutto ciò nelle tue mani di Madre e ti preghiamo di portarlo ai piedi del Figlio tuo Gesù Cristo, chiedendoti che per la nostra Patria giunga il tempo della risurrezione in un’autentica libertà, giustizia e pace. Amen”.

È il testamento di don Jerzy: ormai egli agonizza sulla croce dall’arresto del dicembre 1983. Sotto il segno di Maria si compirà il suo martirio. L’assassinio di don Jerzy avviene forse tra venerdì 19 e sabato 20 ottobre, mese consacrato alla Vergine del Rosario. A Bydgoszcz aveva recitato i Misteri Dolorosi coi fedeli. I suoi funerali saranno il 3 novembre, primo sabato dedicato al Cuore Immacolato di Maria. Allora la Polonia e il mondo con le aspirazioni di giustizia e libertà fecero memoria della preghiera a Maria elevata un giorno dal Martire: “Oggi sei per noi più Madre che Regina. Perché oggi, più che mai, abbiamo bisogno di una madre. Di una madre che tutto comprenda, che asciughi ogni lacrima e ogni pena consoli, che ci trattenga dal perdere la speranza”.

Luciana Mirri

In occasione del 40mo anniversario del martirio di don Jerzy Popieluszko è stata pubblicata la sua biografia intitolata “Jerzy Popieluszko. Martire del comunismo”, Edizioni Ares (https://www.edizioniares.it/prodotto/jerzy-popieluszko/)