01 Aprile, 2025

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Domani è DOMENICA LAETARE, ma il COVID non è più presente

Dall’incertezza alla gioia: cinque anni dopo celebriamo la domenica Laetare con rinnovata speranza

Domani è DOMENICA LAETARE, ma il COVID non è più presente

Cinque anni fa eravamo ancora chiusi in casa e celebravamo la messa nella chiesa parrocchiale perché la potessimo guardare su YouTube.

Allego qui l’omelia della domenica Laetare di quell’anno:

Potresti dirmi che sei nato peccatore e che vuoi darci delle lezioni? Beh no. Ma parleremo un po’ del Vangelo di oggi.

Signore, fammi vedere. La seconda lettura si conclude dicendo: «Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti, e Cristo ti illuminerà». Penso che dobbiamo svegliarci per accrescere la nostra fede. La fede di molti era addormentata, e forse anche la mia.

Quindi, ovunque siate, ovunque vediate questo, svegliate i cristiani, la vostra famiglia, svegliateli alla fede, chiedete loro di aprire il vostro cuore al Signore, perché l’uomo guarda gli occhi e Dio guarda il cuore. Svegliate anche il vostro parroco, chiedetegli di parlarvi, chiamatelo, chiedetegli come sta. E se lo desiderate, prendendo tutte le precauzioni e le urgenze, chiedete la comunione o i sacramenti.

Oggi ho ricevuto una chiamata che mi informava che una donna è morta qui nel villaggio, ma aveva ricevuto i sacramenti, è in pace. E va incontro a Dio.

Forse non hai capito la canzone all’inizio. È la canzone intitolata Exodus dal film I dieci comandamenti di Charlton Heston. Ed è quello che ho messo in casa quando è morta mia madre. Perché segnava la partenza del popolo d’Israele verso la terra promessa. SÌ. Stiamo andando verso la terra promessa. E va bene parlare un po’ della morte. Ma aprendo gli occhi per vedere come l’uomo cieco che non poteva vedere, vedendo la vita eterna, che i tuoi genitori, i tuoi nonni e tanti cari sono lì, i sacerdoti di questa città che abbiamo perso.

Anche alcuni giovani. Ecco perché è il momento di riflettere su quel giorno. È vero che le persone care possono lasciarci, è vero che se ne vanno per tutto il giorno. Infatti, oggi non dico mai messa per più di una persona, e oggi non so se sarà per otto. Perché non riusciamo a continuare a pregare per tutte le famiglie e per tutte le persone disperse. Qui in città e fuori. Ma apriamo un po’ gli occhi alla vita eterna. Entriamo alla presenza di Dio e affidiamoci alla Vergine. Raccontiamogli come sta andando la giornata. Qui ognuno fa quello che può. I conducenti dei trattori spruzzano spray sulle strade. Le ragazze si prendono cura dei nonni. I genitori sono con i loro figli, quelli che possono. Gli unici ad essere soli sono i malati. Quindi, se sei malato e mi vedi da qui, oggi prego per te, per la tua gente, per le persone che ami. Oggi prego affinché i nostri cuori accolgano il Signore e affinché possiamo pensare di più a Lui. E prego per coloro che mancano di fede o che soffrono soprattutto in questo momento, affinché il Signore apra i loro cuori, apra i loro occhi e possano prendere coscienza di tutto il bene, di tutto il bene che fanno e hanno fatto. Con poca fede o con molta. Ma con un cuore buono, che guarda a Dio.

Mia nonna diceva sempre: “Guarda, Dio ti guarda, guarda, ti guarda, guarda, morirai, guarda, non sai quando”. Perciò, con il cuore colmo della gioia della Domenica del Signore, con gli occhi rivolti al cielo e i piedi per terra, preghiamo oggi per quel momento e prepariamo la nostra anima a presentarci davanti a Dio e a potergli dire: guarda, Signore, non ho nulla. L’unica cosa che ho è la tua morte in croce, la tua passione, la tua risurrezione, il tuo sangue, che purifica i nostri peccati, che ci rende santi e che può renderti oggi un trasmettitore di pace, di gioia, di speranza, di felicità.

Qui, nel campanile, un tempo si suonavano i canti quaresimali, ora si suonano anche le sevillanas. Bene, apri la finestra e ascoltali, oppure riproducili in casa, visto che ormai tutti sanno suonare la musica. Ciò che non possiamo fare è rimpicciolire il nostro cuore, nasconderci sotto il letto e dire: “Ho paura, non voglio fare niente”. So che hai paura, tutti hanno paura, anche i pompieri quando c’è un incendio. Ed è davvero dura vederli dire addio alle loro famiglie, l’ho visto in Almodóvar de Pinar. Quindi ora di’ a chi ti è vicino che lo ami, che sei con lui, che se ha bisogno può contare su di te, non isolarti. Siamo già abbastanza isolati da tutto senza che tu debba isolarti anche dalla tua famiglia. Durante i pasti, parla, tira fuori quello che hai dentro, racconta a tua madre, a tuo padre o ai tuoi figli come ti senti. E se potete, vi prego di aiutarci in qualunque modo possibile. Alcuni realizzano forniture per gli ospedali, altri cantano dalla finestra, altri escono ad applaudire alle otto di sera, io applaudo, ma sono solo per strada.

Ecco perché è la cosa più importante. Là dove si trova il tuo tesoro, lì sarà il tuo cuore. E oggi il Nostro tesoro è qui, sull’altare del popolo, nella vostra parrocchia, nel vostro tabernacolo. In verità, da qualunque parte tu venga, qualunque cosa ci sia dentro la tua anima, il tuo cuore e la tua mente, oggi prego per te.

Così sia.

Padre Antonio María Domenech

Antonio María Domenech Guillén. Sacerdote feliz de serlo, párroco rural ilusionado con sus pueblos y sus gentes, un amigo más; con motivos para vivir y morir.