Papa Francesco ha incontrato il Movimento Scout Cattolico Italiano degli Adulti in occasione del suo 70° anniversario e ha affrontato questioni come il basso tasso di natalità, l’importanza di lavorare per una società giusta e pacifica e la necessità di proteggere l’ambiente.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’incontro:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle, benvenuti!
Sono molto contento di incontrarvi nel vostro settantesimo anniversario di fondazione. Il 20 giugno 1954, infatti, grazie all’opera di Mario Mazza e Padre Ruggi d’Aragona, nasceva ufficialmente a Roma il Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani. Già da circa un decennio esisteva l’associazione dei Cavalieri di San Giorgio, che si era data per scopo di testimoniare nella vita i contenuti della Legge e della Promessa scout. Essa però ora si definiva più precisamente, focalizzandosi su valori di cui ancora oggi voi siete eredi, custodi e promotori: la comunità, l’educazione, il servizio e la cura della casa comune.
Mi piace il titolo che avete scelto: “Più vita alla vita”, perché la vita ci porta pienezza, dobbiamo lavorare per la pienezza. Lo avete voluto incarnare in alcuni progetti-simbolo da realizzare: donare una culla termica al Centro di Primo Soccorso e Accoglienza di Lampedusa; costruire una falegnameria nautica in Zambia; e piantare un bosco ad Argenta, in Romagna. Queste iniziative toccano valori importanti e per questo vorrei fermarmi un momento con voi a riflettervi.
Primo: la culla, che ci ricorda l’amore per la vita che nasce. Viviamo in un tempo di drammatica denatalità. L’età media degli italiani è 46 anni, l’età media degli albanesi è 23: questo ci fa capire. Una drammatica denatalità in cui l’uomo sembra aver smarrito il gusto del generare e del prendersi cura dell’altro, e forse anche il gusto di vivere. Una culla simboleggia invece la gioia per un bimbo che viene alla luce, l’impegno perché possa crescere bene, l’attesa e la speranza per ciò che potrà diventare. La culla ci parla della famiglia, nido accogliente e sicuro per i piccoli, comunità fondata sulla gratuità dell’amore; ma anche, di riflesso, ci parla di attenzione per la vita in ogni sua fase, specialmente quando il passare degli anni o le asperità del cammino rendono la persona più vulnerabile e bisognosa. Ed è significativo, in questo senso, il fatto che il vostro dono sia destinato al Centro di Primo Soccorso e Accoglienza di Lampedusa: ciò sottolinea ulteriormente che l’amore per la vita è sempre aperto e universale, desideroso del bene di tutti, al di là della provenienza o di qualsiasi altra condizione.
Seconda iniziativa: la falegnameria. La falegnameria è un simbolo caro a noi cristiani, perché il Figlio di Dio l’ha scelta come luogo in cui prepararsi alla sua missione di salvezza nel suo villaggio, a Nazaret, lavorando umilmente «con mani d’uomo» (Gaudium et spes, 22). In un mondo in cui si parla tanto, forse troppo, di fabbricare armi per fare la guerra – mi diceva un economista che in questo momento l’investimento che dà più reddito è quello della produzione di armi. Investire per distruggere, guadagnare con la distruzione – essa ci rimanda alla vocazione fondamentale dell’uomo di trasformare i doni di Dio non in mezzi di morte, ma in strumenti di bene, nell’impegno comune di costruire una società giusta e pacifica, dove a tutti sia data la possibilità di una vita dignitosa. La dignità della vita: lavorare per la dignità della vita.
Infine, terzo progetto: il bosco. Esso ci ricorda la nostra responsabilità per la casa comune, che il Creatore ha affidato alle nostre mani. Il rispetto, l’amore e il contatto diretto con la natura sono caratteristiche peculiari dello scoutismo, fin dalle sue origini. E sono valori di cui abbiamo tanto bisogno oggi, mentre ci scopriamo sempre più impotenti di fronte alle conseguenze di uno sfruttamento irresponsabile e miope del pianeta, prigionieri di stili di vita e comportamenti tanto egoisticamente sordi a ogni appello di buon senso, quanto tragicamente autodistruttivi; insensibili al grido di una terra ferita, come pure alla voce di tanti fratelli e sorelle ingiustamente emarginati ed esclusi da un’equa distribuzione dei beni. A fronte di questo, lo stile sobrio, rispettoso e frugale degli scout è di grande esempio per tutti!
Avete deciso di piantare i vostri alberi ad Argenta, in memoria di Don Giovanni Minzoni. Egli è stato un parroco coraggioso che, in un contesto di violenta e prepotente ostilità, si è battuto, anche attraverso lo scoutismo, per formare i suoi giovani «a una solida vita cristiana e a un conseguente impegno per la trasformazione della società» (S. Giovanni Paolo II, Lettera a Mons. E. Tonini, Arcivescovo di Ravenna, 30 settembre 1983, nel 60° anniversario della morte di Don Minzoni). Anche questo è un richiamo importante a quell’ecologia integrale che, partendo dal farsi carico delle emergenze climatiche e ambientali, amplia la propria riflessione considerando, a monte, il «posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda» (Lett. enc. Laudato si’, 15).
Cari amici e care amiche, grazie per quello che siete e che fate! Vi incoraggio a perseverare nel vostro cammino, semel scout semper scout, come dice il vostro motto. È bello che continuiate ad essere comunità aperta, attenta, pronta ad accogliere, ascoltare e accompagnare chi il Signore mette sulla vostra strada; comunità profetica nell’annunciare con coraggio il Vangelo e desiderosa di uscire dalla propria cerchia per incontrare gli altri, specialmente chi abita le periferie esistenziali del nostro tempo.
Vi accompagno con la benedizione e la preghiera. E chiedo anche a voi di pregare per me, per favore. Grazie!