Per la prima volta dopo il periodo dell’emergenza Covid 19, alcuni volontari del Movimento dei Focolari si sono nuovamente riuniti per creare occasioni di soccorso ai migranti che si trovano al confine italo-francese sotto l’autostrada nei pressi della frontiera tra Ponte San Ludovico e la Città di Mentone.
“Cosa è successo qui per anni? Dopo un lungo cammino che inizia a Lampedusa, queste persone si fermano qui a Ventimiglia in attesa di passare il confine con la Francia. La destinazione di tanti di loro non è l’Italia, ma piuttosto la Francia o la Germania dove hanno parenti o conoscenti. Arrivano soprattutto giovani, donne e bambini” spiega Piera Santoianni, volontaria appartenente al Movimento dei Focolari.
“Molti di loro, soprattutto quelli che cercano di trasferirsi da Ventimiglia a Mentone, in Francia, vengono respinti. A pochi metri dal confine, sotto gli alberi, c’è un gruppo di giovani volontari provenienti da varie parti d’Europa che li accoglie di nuovo. Poi tornano a Ventimiglia e si rifugiano sotto l’autostrada. È un confine che non si può valicare e noi cerchiamo di dar loro almeno un piatto. Cerchiamo di offrire, in questo tempo di attesa un po’ di umanità”.
Un dramma che si ripete dal 2015
Episodi di questo tipo si ripetono dal 2015 quando un’infinità di persone si sono radunate alla stazione di Ventimiglia, costrette a fuggire da guerre, persecuzioni e violazioni dei diritti umani. Cosí organizzazioni non governative, membri dei Movimenti dei Focolari, associazioni di volontariato francesi si sono mobilitati per fronteggiare in qualche modo l’emergenza umanitaria dei migranti che oggi affronta Ventimiglia.
“Noi, come comunità del Movimento dei Focolari, dal 2015 prima nella parrocchia Gianchette e successivamente presso la Caritas, ci siamo messi a disposizione per aiutare – dice Lorenzo Palmero – Da marzo 2020, a causa della pandemia e con la conseguente chiusura totale del campo della Croce Rossa, abbiamo dovuto modificare il nostro intervento”.
Collaborazione con altre associazioni
“È bene collaborare con altre associazioni e organizzazioni – continua Piera – I migranti contano sul pranzo distribuito dalla Caritas nei giorni feriali. Tutte le sere, sempre, qualunque siano le condizioni del tempo, la cena è offerta dai volontari francesi, sul piazzale del cimitero, perché i locali della Caritas non sono disponibili. Noi, con altre associazioni, ci siamo presi l’impegno di fornire il pranzo nei giorni festivi distribuendolo sempre sul piazzale del cimitero”.
Secondo il rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, celebrata ogni anno il 20 giugno, almeno 79,5 milioni di persone nel mondo sono state costrette a fuggire dalle proprie case. Secondo il rapporto, il 68% dei rifugiati proviene da 5 Paesi: Siria, Venezuela, Afghanistan, Sud Sudan e Myanmar.
Persone come noi
“Li riconosciamo come persone come noi, e la nostra intenzione con il nostro volontariato è che non perdano la speranza. Tanti di loro ci salutano per le strade, parlano con noi, condividono le loro storie. Davanti ai nostri occhi, molto spesso, gruppi di persone si manifestano contro i confini e le politiche migratorie. Giovani che non sono indifferenti alle sofferenze i drammi di chi cerca di attraversare”, conclude Lorenzo.
Volti e storie
Loro, i rifugiati, sono volti e storie, tanti di loro sono studenti, insegnanti, medici, infermieri. Portano con sé nella fuga un bagaglio di competenze che possono diventare risorse per le comunità ospitanti. È ammirevole l’intento di molte organizzazioni che già da anni hanno messo in atto molteplici iniziative per aiutarli a essere un giorno considerati persone a tutti gli effetti, creando percorsi di formazione e inserimento lavorativo, includendoli in questo modo in ogni ambito della società.