È stato siglato oggi al Viminale, il Protocollo di intesa tra il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero dell’Interno, la Conferenza Episcopale Italiana, la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche, la Tavola Valdese, ARCI, INMP, UNHCR per la realizzazione del progetto “Corridoi umanitari/Evacuazioni per l’Afghanistan”.
Accoglienza nelle diocesi
L’intesa permetterà l’ingresso legale e in sicurezza di 1200 cittadini afghani in evidente bisogno di protezione internazionale. Durerà due anni, con la possibilità di prorogarla a 36 mesi. Il progetto riguarderà Pakistan e Iran, ed eventuali altri Paesi di primo asilo/Paesi di transito. Le persone che arriveranno in Italia saranno accolte in diverse diocesi. Con il supporto delle Caritas locali, saranno sostenute in un percorso di integrazione e inclusione.
Mons. Russo: Soluzioni concrete alle migrazioni
“Proseguiamo nella positiva sperimentazione dei corridoi umanitari che, a partire dal 2017, hanno permesso alla Chiesa che è in Italia di farsi prossima a quanti necessitano di protezione internazionale. Grazie a Caritas Italiana, infatti, la CEI ha già contribuito ad offrire un’alternativa legale a oltre mille persone provenienti dall’Etiopia, dal Niger, dalla Turchia, dalla Giordania”, afferma Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della CEI
“I corridoi umanitari – aggiunge – rappresentano una via sicura per coloro che sono costretti a fuggire dalla propria terra e, allo stesso tempo, dimostrano che soggetti istituzionali, governativi e non, della società civile e religiosa possono cooperare fattivamente per trovare soluzioni concrete al dramma delle migrazioni. Per questo auspichiamo che quello dei corridoi umanitari diventi uno strumento strutturale di gestione delle politiche migratorie”.
Impagliazzo: Una pratica da imitare
Intervenendo alla firma, il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo ha dichiarato: “La presenza del ministro Lamorgese sottolinea l’importanza di questo momento e il fatto che l’Italia è un paese dalla vocazione umanitaria. Sui corridoi umanitari – una best practice che tanti ci imitano e dovrebbero imitare – misuriamo la sinergia tra società civile e istituzioni.
Questo protocollo nasce da un sentimento emerso nel popolo italiano ad agosto davanti alle immagini drammatiche provenienti da Kabul. Abbiamo voluto dare una risposta a chi era rimasto in Afghanistan e a chi era riuscito a raggiungere i paesi limitrofi. Dopo aver accolto 100 persone durante le evacuazioni, ci offriamo ora di accoglierne altre 200 con i corridoi umanitari. È un sistema che permette accoglienza e integrazione nella legalità, una pratica innovativa per affrontare il fenomeno dell’immigrazione”.