Conferenza alla Laudato si’: diffusione dell’esortazione apostolica del Papa

Intervento di Jubran Ali Mohammed Ali e di Alessandra Sarmentino

COPE

Alle ore 10.00 di questa mattina, presso Largo della Radio, antistante la Palazzina Leone XIII in Vaticano, ha avuto luogo una Conferenza riservata ai giornalisti accreditati, dal titolo “Laudate Deum: voci e testimonianze sulla crisi climatica”.

Sono intervenuti: Giorgio Leonardo Renato Parisi, Premio Nobel per la Fisica 2021; Vandana Shiva, scienziata, attivista e ambientalista (in collegamento da remoto); Carlo Petrini, gastronomo, sociologo e attivista (in collegamento da remoto); Jonathan Safran Foer, scrittore; Luisa-Marie Neubauer, leader di “Fridays for Future” in Germania; Benoit Halgand, co-fondatore delle organizzazioni giovanili francesi “Per un Risveglio Ecologico” e “Lutte et Contemplation”; Jubran Ali Mohammed Ali, giovane dalla Libia; Ridhima Pandey, protagonista del film “La Lettera: un Messaggio per la Nostra Terra” sulla Laudato si’ (in collegamento da remoto); Alessandra Sarmentino, animatrice del Progetto Policoro dell’Arcidiocesi di Palermo, animatrice del Movimento Laudato si’ e associata di Azione Cattolica; Yann Arthus-Bertrand, fotografo, regista e ambasciatore ONU per il clima (contributo video).

Alcuni interventi sono pubblicati di seguito:

Intervento di Jubran Ali Mohammed Ali

La testimonianza di Ali ci ricorda che queste crisi colpiscono le persone più vulnerabili del mondo e che tutti noi abbiamo la responsabilità di agire per costruire un futuro migliore.

Mi chiamo Alì, ho 28 anni e sono nato in Libia, a Tripoli; sono arrivato in Italia nel 2020.

Nel mio Paese ho studiato economia poi quando è iniziata la guerra nel 2011 ho smesso di studiare e ho iniziato a lavorare come muratore.

In Italia ho continuato a studiare, sto frequentando un corso di mediatore interculturale.

In Libia ci sono state tante guerre così ho pensato che dovevo scappare per trovare la pace e un futuro.

In Libia tante persone hanno le armi e questo è un pericolo per la pace.

In Libia quest’anno è arrivato il ciclone Daniel. Non abbiamo mai visto una pioggia così forte, si è allagata tutta la città di Derna.

Sono morte più di 11 mila persone, e più di 30 mila hanno perso la casa.

In poco tempo l’acqua ha distrutto la vita di tanta gente e nessuno ha avuto il tempo di scappare.

Questo è successo non solo a causa del clima che è cambiato, ma anche perché le case sono state costruite sotto la diga e non c’è stato mai né controllo, né manutenzione.

Vorrei raccontare una cosa bella in mezzo a tanto dolore, c’è una casa a Derna che non è stata distrutta dal ciclone, tutte le case vicino sono state spazzate via ma questa ha resistito.

In questa casa ci abitano 12 bambini che durante la guerra hanno perso i loro genitori ma dopo lì hanno trovato una nuova casa e una nuova famiglia. Quella casa è rimasta in piedi. È un miracolo!

Io spero che il mio Paese cambierà perché so che tante persone dell’ovest, anche dei miei parenti, sono andati ad aiutare le persone dell’est e così il Paese si è unito, ha lasciato indietro le divisioni e il dolore del passato.

Spero anche che tutti gli uomini imparino a rispettare la natura e a difendere la nostra casa comune, la terra. voglio ringraziare tanto Papa Francesco che ha sempre parole di affetto per noi migranti e rifugiati

Grazie

Intervento di Alessandra Sarmentino

Il vostro intervento è un appello importante e tempestivo all’azione. Gli incendi boschivi sono una minaccia crescente per l’ambiente e la società. Dobbiamo lavorare tutti insieme per prevenirli e proteggere il nostro pianeta.

Buongiorno a tutti,

grazie per il generoso invito che mi avete rivolto. È motivo per me di orgoglio ma anche di grande responsabilità.

Vorrei iniziare questo mio intervento provando a costruire con Voi delle immagini. Pensate alla maestosità della Cattedrale di Palermo, del duomo di Monreale o di Cefalù; visualizzate la Valle dei Templi e la potenza dell’Etna; pensatevi al parco delle Madonie o a Siracusa col suo teatro greco.

Adesso rappresentatevi tutte queste meraviglie architettoniche e paesaggistiche invase dalle fiamme; provate a sentire il grido della terra.

Luglio 2023: tutta la Sicilia brucia. Autostrade non percorribili, aeroporti chiusi, interi paesi isolati. Succede che una coppia di anziani viene trovata, ad incendi domati, carbonizzata in casa; accade che viene distrutta la Chiesa di Santa Maria di Gesù in Palermo. Il fuoco ha investito non solo l’edificio di culto ma anche l’attiguo cimitero monumentale e il convento di San Benedetto il Moro.

Nessuna via di fuga. Un’intera regione intrappolata dentro se stessa in ragione del fuoco appiccato contemporaneamente e su più punti per mano di scellerati piromani.


Il problema è che questo modus operandi umano ha evidenti ripercussioni sul clima e sull’ambiente. Gli incendi distruggono, come conseguenza diretta, qualsiasi forma di vita di flora e fauna; provocano il surriscaldamento del suolo dando vita a reazioni chimiche e biologiche tali da riflettersi sulla sua fertilità. Avanza la desertificazione, la terra non è più in grado di ospitare la vita.

A seguire, quali conseguenze indirette frane ed inondazioni.

Settembre 2023: la Sicilia continua a bruciare. Anche questa volta autostrade chiuse, aeroporti inavvicinabili. In buona sostanza, la stessa storia che si ripete.

Muore una donna in procinto di salvare il suo cavallo; viene a mancare un uomo a causa di un malore improvviso mentre fuggiva dalla sua casa divorata dalle fiamme.

Mi domando e vi domando: chi ripagherà mai i cuori dei familiari delle vittime per questa umanità tormentata?

A tal proposito mi piace riportare le parole dell’Arcivescovo Monsignor Corrado Lorefice dell’Arcidiocesi di Palermo: “(…) quello che è accaduto è l’esito ultimo di decenni di decisioni, scelte, gesti e omissioni. La responsabilità di questo disastro ricade certo su chi ha avuto in mano la cosa pubblica; sulle nostre crepe educative, come anche sul modo di annunciare il Vangelo nelle nostre comunità cristiane. Ricade su di noi, su di noi in quanto popolo”.

Vorrei vi arrivasse il dolore che provo nel raccontarvi questi avvenimenti. È lo stesso di un mese fa, quando ci prodigavamo per festeggiare il Tempo del Creato; nel frattempo io vacillavo.

Mi sono chiesta se ne valesse la pena. Tanto posso preannunciarvi, quasi con assoluta certezza, che al prossimo vento di scirocco ed ai prossimi 40 gradi la Sicilia brucerà ancora.

Ed il danno sarà ineguagliabile. Anche questa volta.

In termini di vite perdute, di ettari di boschi bruciati, di vegetazione andata persa. Di ritorno economico, anche quello.

E di cattiva immagine.

Sapete qual è il problema più grande di questa triste storia? L’abitudine.

Ci siamo abituati a questo scenario di morte che ci fa però paura solo quando è a ridosso delle nostre case.

Ed allora, proprio quando ho avvertito che mi stavo abituando, mi sono imposta di dover parlare, ovunque e con chiunque, della necessità di salvare la nostra casa.

Dovremmo farlo in famiglia, a scuola, nei centri ricreativi, negli oratori. Dovremmo imparare a piantare fiori lì dove hanno provato a calpestarli.

Cittadinanza attiva (un tema a me molto caro grazie agli anni in Azione Cattolica, al mandato come animatrice del Progetto Policoro ed alla mia presenza nel Movimento Laudato Sì) significa esserci qui ed ora, nel presente per costruire un futuro migliore.

Ognuno con le proprie capacità e competenze.

A quel grido di aiuto della nostra terra, alla possibile desertificazione della Sicilia, quindi, occorre rispondere con la vita che ri-nasce e con la natura che si ri-crea, anche nei momenti più tristi.

È bellissimo il messaggio che Papa Francesco lancia nella Laudato Sì: “l’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune”.

Collaborare, lavorare con…con l’altro, per l’altro.

Questo è, a mio avviso, il significato più profondo dell’esperienza di oggi. Questa nostra casa ha bisogno dell’aiuto di tutti, del contadino, dell’insegnante, della casalinga, dell’imprenditore.

Tutti siamo chiamati a prenderci cura.

Si chiama amore, che altro non è che rimanere insieme anche e soprattutto nelle avversità. È dire “puoi contare su di me anche quando vacilli” o, come accade in questa storia, “anche quando bruci”. Concludo con un interrogativo: stiamo davvero facendo tutto quello che è nelle nostre possibilità?

Grazie per l’attenzione.

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https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2023/10/05/0698/01523.html