Come fai a conoscere una madre?

Come fai a conoscere una madre?

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I filosofi dicono che una delle caratteristiche che distingue una madre è il dono e la capacità di amare, per cui non deve uscire da se stessa ma restare dentro di sé: la sua caratteristica è amare accogliendo, cosa che la caratterizza squisitamente. Con il verbo accogliere si predicano azioni che aggiungono una sfumatura calda, affettiva e rinfrescante alla vita, come: proteggere, curare, ospitare, riparare, proteggere, proteggere, isolare, riparare. Tutte queste azioni rivelano che l’uomo non è puro nell’intraprendere, intraprendere od operare in modo efficiente ed efficace per dimostrare il proprio valore; e che ha bisogno di essere amato nella sua condizione di persona singolare e irripetibile; e, quello amato in atto, viene accolto nella sua totalità e totalità. “Nell’atto dell’amore, quindi, abbiamo una presa o una tendenza al valore personale che non è una valorizzazione in ragione di un altro valore; non amiamo una persona perché fa del bene, il suo valore non consiste nel fare del bene. (…) ma che lei stessa è preziosa e la “amiamo per se stessa”[[1]]

Oggigiorno gli atteggiamenti e le correnti di pensiero tendono a dividere la persona come mero oggetto di studio, di produzione o di consumo. L’esistenzialismo di Sarte lo riduce alla pura libertà; positivismo a certe condizioni materialistiche della sua vita e della sua attività; Il marxismo alla somma dei rapporti economici e sociali; Il freudismo a un nodo di pulsioni; e che lo strutturalismo sia un giocattolo al servizio del potere di sistemi impersonali e oppressivi. Il rischio di tali concezioni è che si avvicinino all’uomo sotto forma di spiegazione. Spiegare significa dividere, segmentare l’oggetto (o il soggetto) in base all’aspetto particolare e limitato che se ne coglie (tra l’altro, rendendogli un cattivo servizio).

A proposito, la conoscenza di una persona si presenta anche sotto forma di comprensione. Comprendere è intuire ciò che è sostanziale, è assumere un “qualcuno” nella sua realtà radicale e da lì farsi carico della sua condizione di persona come soggetto irriducibile da parcellizzare. Comprendere, senza dubbio, è sinonimo di accogliere. Chi se non la donna nella sua categoria di madre è capace di rivelare al figlio la sua natura di persona, il cui valore non esige imprese o atti epici, lasciandosi semplicemente amare così com’è! Di fronte alla madre, l’uomo smette di essere oggetto di speculazione e diventa oggetto di cure, di attenzioni, di affetto e del suo sguardo. Gli occhi sono lo specchio dell’anima, dice la saggezza popolare; La fisica risponde dicendo: “solo se la finestra è pulita”; Anche la filosofia insiste: “la luminosità dell’anima toglie la nebbia dal vetro” ma solo l’amore distingue la brillantezza dell’originale in un altro sguardo. Il figlio, non è forse vero, che sa di essere unico davanti alla madre?


Quanto può imparare la società dall’amore di una madre! Allo stesso modo, quanto può sentirsi privilegiata e benedetta una madre con il “potere” che ha! I figli della società – siamo tutti bambini – devono essere grati per quel balsamo e quel rifugio che è l’affetto delle madri, la cui più grande proprietà è essere accettate come persone uniche e irripetibili. E le mamme, riconoscono e accettano che proprio con la loro presenza si calmano le paure e le preoccupazioni del bambino, sotto la loro ombra sicura nasce, cresce e invecchia.

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[1] Stein, Edith, Sul problema dell’empatia, II volume, Ed. El Carmen, Madrid, 2005, p. 185