24 Aprile, 2025

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Cardinale Felipe Arizmendi: Con Cristo Risorto c’è speranza

L'eredità di Papa Francesco (1)

Cardinale Felipe Arizmendi: Con Cristo Risorto c’è speranza

Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas e responsabile della Dottrina della fede presso la Conferenza episcopale messicana (CEM), offre ai lettori di Exaudi il suo articolo settimanale.

FATTI

Dopo la morte e la sepoltura di Gesù, i suoi apostoli e discepoli non erano solo tristi, ma anche delusi, spaventati, rinchiusi, sconfitti e senza speranza. Con la certezza della sua resurrezione, tutto cambiò nelle loro vite. Oggi siamo anche addolorati per la scomparsa di Papa Francesco, con il quale ho avuto diverse occasioni di condividere; Ma, con la fede in Cristo Risorto, siamo certi che Egli sta già godendo della gioia in cielo con Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, con la Vergine Maria, Sant’Ignazio di Loyola e altri santi.

È stato un Papa centrato su Gesù Cristo e, proprio per questo, dedito al servizio non solo all’interno della Chiesa, ma anche all’intera umanità: i poveri, i migranti, i carcerati, gli esclusi, i cambiamenti climatici, la fratellanza universale, le donne, le guerre, ecc. Ha promosso una Chiesa vicina alla gente e solidale con le sofferenze dell’umanità, secondo lo stile di Gesù. Ci lascia numerose eredità. Nei prossimi articoli ne svilupperò alcuni; Ora vorrei sottolineare ciò che più mi colpisce dei suoi ultimi messaggi, in occasione della festa pasquale della Resurrezione, che sono come la ragione principale della sua vita e del suo servizio alla guida della Chiesa, e come il suo testamento.

FULMINE

Nell’omelia che ha preparato per la recente Veglia Pasquale, forse già intuendo la sua morte, ci ha detto: «La luce della Risurrezione illumina passo dopo passo il cammino, irrompe senza rumore nel buio della storia, risplende discreta nei nostri cuori. E a questa luce corrisponde una fede umile, priva di ogni trionfalismo… Cristo ha vinto il peccato e distrutto la morte, ma nella nostra storia terrena si realizza ancora la potenza della sua Risurrezione. E questa realizzazione, come un piccolo germoglio di luce, ci è affidata, perché la custodiamo e la facciamo crescere. È questa la chiamata che dobbiamo sentire forte dentro di noi: facciamo germogliare la speranza della Pasqua nella nostra vita e nel mondo!»

Quando sentiamo ancora nel cuore il peso della morte, non scoraggiamoci, ritorniamo all’annuncio di questa sera: la luce risplende, perché Cristo ha vinto la morte. Questo annuncio, che allarga il cuore, ci riempie di speranza. In Gesù Risorto abbiamo, infatti, la certezza che la nostra storia personale e il cammino dell’umanità, pur immersi ancora in una notte dove le luci sembrano deboli, sono nelle mani di Dio; E Lui, nel Suo grande amore, non ci lascerà vacillare né permetterà al male di avere l’ultima parola. Nello stesso tempo, questa speranza, già compiuta in Cristo, resta per noi una meta da raggiungere; Ci è stato affidato il compito di diventarne testimoni credibili e di far sì che il Regno di Dio faccia breccia nei cuori delle donne e degli uomini di oggi. Facciamo spazio alla luce del Risorto! E diventeremo costruttori di speranza per il mondo» (19-IV-2025).

Nell’omelia di questa domenica di Pasqua, egli affermava: «Non possiamo parcheggiare il nostro cuore nelle illusioni di questo mondo, né rinchiuderlo nella tristezza; dobbiamo correre, pieni di gioia. Corriamo incontro a Gesù, riscopriamo la grazia inestimabile di essere suoi amici. Lasciamo che la sua Parola di vita e di verità illumini il nostro cammino. Cristo Risorto apre la nostra vita alla speranza. Egli è vivo; vuole rinnovare la nostra vita anche oggi. A Lui, vincitore del peccato e della morte, vogliamo dire: con Te, Signore, tutto è nuovo. Con Te, tutto ricomincia» (20 aprile 2025).

Nel suo messaggio pasquale di domenica scorsa ha sottolineato: L’amore ha vinto l’odio. La luce ha vinto l’oscurità. La verità ha trionfato sulla menzogna. Il perdono ha trionfato sulla vendetta. Il male non è scomparso dalla nostra storia; rimarrà fino alla fine, ma non avrà più potere, non avrà più potere su coloro che accolgono la grazia di questo giorno.

Sorelle e fratelli, soprattutto voi che soffrite dolore e angoscia, il vostro grido silenzioso è stato ascoltato, le vostre lacrime sono state raccolte, non una è andata perduta! Nella passione e morte di Gesù, Dio ha preso su di sé tutto il male del mondo e con la sua infinita misericordia lo ha vinto; Ha eliminato l’orgoglio diabolico che avvelena il cuore dell’uomo e semina ovunque violenza e corruzione. L’Agnello di Dio ha vinto! Per questo oggi esclamiamo: «Cristo, mia speranza, è risorto!»

Sì, la risurrezione di Gesù è il fondamento della speranza; Da questo evento in poi l’attesa non è più un’illusione. NO; Grazie a Cristo crocifisso e risorto, la speranza non delude. E non è una speranza sfuggente, ma impegnata; Non è alienante, ma piuttosto ci responsabilizza.

Chi attende Dio pone le sue fragili mani nella sua mano grande e forte, si lascia sollevare e comincia a camminare; Insieme a Gesù risorto diventano pellegrini della speranza, testimoni della vittoria dell’Amore, della potenza disarmata della Vita.

Cristo è risorto! In questo annuncio è racchiuso tutto il senso della nostra esistenza, che non è fatta per la morte ma per la vita. La Pasqua è la festa della vita! Dio ci ha creato per la vita e vuole che l’umanità risorga!

Quanta forza di volontà vediamo ogni giorno nei numerosi conflitti che colpiscono diverse parti del mondo. Quanta violenza vediamo spesso anche nelle famiglie, contro donne e bambini. Quanto disprezzo c’è a volte verso i più deboli, gli emarginati, i migranti.

Nella Pasqua del Signore, morte e vita si sono scontrate in un duello prodigioso, ma il Signore vive per sempre e infonde in noi la certezza che anche noi siamo chiamati a condividere la vita che non conosce fine, dove il rumore delle armi e l’eco della morte non si udranno più. Affidiamoci a Lui, perché solo Lui può fare nuove tutte le cose (20-IV-2025).

AZIONI

Continuiamo a pregare per il riposo eterno di Papa Francesco, ma lasciamoci ispirare anche dalla sua grande fede nel Cristo Risorto. Non lasciamoci ingannare dalle tante opinioni su chi e come dovrebbe essere il prossimo Papa. La Chiesa non finisce con la morte di un Papa; Abbiamo fede e fiducia nello Spirito Santo, che ci guida e ci rafforza. Con Cristo abbiamo un’altra prospettiva: Lui è con noi e non ci abbandona; Confidiamo in Lui. Con Cristo Risorto andiamo avanti.

Felipe Arizmendi

Nacido en Chiltepec el 1 de mayo de 1940. Estudió Humanidades y Filosofía en el Seminario de Toluca, de 1952 a 1959. Cursó la Teología en la Universidad Pontificia de Salamanca, España, de 1959 a 1963, obteniendo la licenciatura en Teología Dogmática. Por su cuenta, se especializó en Liturgia. Fue ordenado sacerdote el 25 de agosto de 1963 en Toluca. Sirvió como Vicario Parroquial en tres parroquias por tres años y medio y fue párroco de una comunidad indígena otomí, de 1967 a 1970. Fue Director Espiritual del Seminario de Toluca por diez años, y Rector del mismo de 1981 a 1991. El 7 de marzo de 1991, fue ordenado obispo de la diócesis de Tapachula, donde estuvo hasta el 30 de abril del año 2000. El 1 de mayo del 2000, inició su ministerio episcopal como XLVI obispo de la diócesis de San Cristóbal de las Casas, Chiapas, una de las diócesis más antiguas de México, erigida en 1539; allí sirvió por casi 18 años. Ha ocupado diversos cargos en la Conferencia del Episcopado Mexicano y en el CELAM. El 3 de noviembre de 2017, el Papa Francisco le aceptó, por edad, su renuncia al servicio episcopal en esta diócesis, que entregó a su sucesor el 3 de enero de 2018. Desde entonces, reside en la ciudad de Toluca. Desde 1979, escribe artículos de actualidad en varios medios religiosos y civiles. Es autor de varias publicaciones.