Cardinale Arizmendi: Speranza attiva per un nuovo anno

Cardinale Arizmendi: Speranza attiva per un nuovo anno

Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas e responsabile della Dottrina della Fede presso la Conferenza dell’Episcopato Messicano (CEM), offre ai lettori di Exaudi il suo articolo settimanale.

FATTI

La speranza muove il mondo. Dai genitori che attendono con ansia l’arrivo di un figlio tanto desiderato, a coloro che muoiono serenamente con la speranza della vita eterna. L’attesa dà senso alla vita, alla lotta, alla fatica, alla gioia e alla forza di fronte alle avversità.

Chi studia a lungo per ottenere una laurea che apra la strada a una carriera di successo e a un reddito economico soddisfacente. Anche se devono stare alzati fino a tardi per fare i compiti e astenersi dal festeggiare in occasione degli esami, lo fanno convinti che questi sacrifici verranno ripagati.

I migranti si espongono a molti limiti e pericoli pur di raggiungere un luogo dove poter ottenere una vita migliore. I detenuti contano i giorni e le ore finché non raggiungono la libertà. I contadini lavorano duramente, esposti al sole e alle intemperie, con la speranza di guadagnare il pane quotidiano per sé e per le proprie famiglie. I buoni governanti sacrificano il loro tempo e il loro riposo per essere disponibili ai bisogni della comunità, perché si aspettano il riconoscimento pubblico o la rielezione. I malati sopportano iniezioni, operazioni e digiuni per ritrovare la salute. E così potremmo elencare tante altre situazioni in cui la speranza ci tiene in piedi. Quando cambia il sessennio di un governo, speriamo che gli errori del precedente siano corretti.

Al contrario, aumentano i suicidi tra chi ha perso la speranza. Sembra che non vedano alcuna via d’uscita dai loro problemi economici, familiari, lavorativi o emotivi. La stessa cosa accade agli alcolisti e ai tossicodipendenti, che perdono solo conoscenza e dimenticano momentaneamente i loro problemi, complessi, fallimenti e incertezze. Invece di condannarli, dobbiamo capirli e aiutarli a ritrovare la speranza.

FULMINE

In occasione dei 2025 anni dell’Incarnazione del Figlio eterno di Dio Padre, in Cristo, Papa Francesco ci ha chiamati a un Anno Santo o Giubilare, non tanto per festeggiamenti e per ottenere entrate economiche, ma per aprire le porte e per tante persone ad avvicinarsi a Dio, fonte di speranza. Il motto di quest’anno dice tutto: Pellegrini di speranza. La citazione biblica fondamentale è: “La speranza non delude” (Rm 5,5).

Quando ha aperto la Porta Santa nella Basilica di San Pietro, la notte dello scorso 24 dicembre, dando così inizio al Giubileo, ci ha invitato a una speranza non passiva, ma attiva, avvicinandoci al Signore, per trovare in Lui la forza e aiutalo a porre rimedio ai mali del nostro mondo:


“Ci sono tante desolazioni nel nostro tempo! Pensiamo alle guerre, ai bambini mitragliati, alle bombe sulle scuole e sugli ospedali. Questo è il Giubileo, questo è il tempo della speranza. Questo ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, affinché questo diventi veramente tempo di giubilo. Lo sia anche per la nostra madre terra, deturpata dalla logica del profitto; Lo sia anche per i Paesi più poveri, sopraffatti da debiti ingiusti; Lo diventi così per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù.

Tutti noi abbiamo il dono e il compito di portare la speranza laddove è andata perduta; lì dove la vita è ferita: nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che distruggono il cuore; nella fatica di chi non ce la fa più, nell’amara solitudine di chi si sente sconfitto, nella sofferenza che devasta l’anima; nelle giornate lunghe e vuote dei prigionieri, nelle stanze anguste e fredde dei poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza. Porta speranza lì, semina speranza lì.

La speranza cristiana non è un lieto fine da attendere passivamente, non è il lieto fine di un film; È la promessa del Signore che dobbiamo accogliere qui e ora, in questa terra che soffre e geme. Questa speranza ci chiede di non indugiare, di non lasciarci trasportare dalla routine, di non fermarci nella mediocrità e nella pigrizia; Ci chiede, direbbe sant’Agostino, di indignarci per le cose che non vanno bene e di avere il coraggio di cambiarle; ci chiede di diventare pellegrini alla ricerca della verità, sognatori instancabili, donne e uomini che si lasciano turbare dal sogno di Dio; che è il sogno di un mondo nuovo, dove regnino pace e giustizia.

La speranza non tollera l’indolenza del sedentario, né la pigrizia di chi si accontenta del proprio benessere; La speranza non ammette la falsa prudenza di chi non rischia per paura di impegnarsi, né il calcolo di chi pensa solo a se stesso; È incompatibile con il quieto vivere di chi non alza la voce contro il male o contro le ingiustizie che si commettono sulla pelle dei più poveri. Al contrario, la speranza cristiana richiede da noi audacia, responsabilità e compassione. Non restare fermo. Non dimentichiamo che l’acqua stagnante è la prima a essere corrotta.

Il Giubileo si apre perché a tutti sia donata la speranza, la speranza del Vangelo, la speranza dell’amore, la speranza del perdono. Con Lui sboccia la gioia, con Lui la vita cambia, con Lui la speranza non delude. A noi, discepoli del Signore, è chiesto, infatti, di trovare in Lui la nostra più grande speranza, per poi portarla, senza indugio, come pellegrini della luce nelle tenebre del mondo. Essere in grado di portare speranza nelle situazioni della nostra vita. E questo è il nostro compito, tradurre la speranza nelle diverse situazioni della vita” (XII-24-2024).

AZIONI

Vuoi avere speranza e portarla agli altri? Avvicinati a Gesù, ricevi il suo perdono, trova in Lui la forza e l’audacia per lottare contro i mali di questo mondo. Iniziamo l’anno con questo spirito.