Cardinale Arizmendi: La sfida di costruire l’Unità

Se qualcuno ha bisogno di me, sono qui!

Foto di Magda Ehlers: Pexels

Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas e responsabile della Dottrina della Fede presso la Conferenza dell’Episcopato Messicano (CEM), offre ai lettori di Exaudi il suo articolo settimanale intitolato “La sfida della costruzione dell’unità”.

***

ASPETTO

Uno dei tesori più grandi è avere una famiglia unita. Possono esserci problemi, differenze, forse offese e incomprensioni, ma quando c’è dialogo e perdono reciproco, quando ci si sostiene a vicenda, tutto ritorna alla pace. Quanto è bello stare insieme nelle feste, nei compleanni, negli anniversari, negli onomastici e nella celebrazione dei sacramenti, come anche nelle malattie o nelle morti! Tutti si aiutano e si accompagnano;è gradita la condivisione in famiglia. La stessa cosa quando incontriamo gruppi di amici, colleghi, coetanei, scolastici. Oppure quando i sacerdoti di un presbiterio, religiosi e diocesani, convivono fraternamente. Oppure nelle assemblee del nostro episcopato, quando ci incontriamo di nuovo, preghiamo e lavoriamo insieme, scherziamo e condividiamo lavoro, progetti e problemi.

Nella nostra Chiesa, a livello universale, nazionale, diocesano o parrocchiale, possiamo e dobbiamo discutere, analizzare diversi punti di vista e diverse proposte pastorali, ma la cosa più bella è restare uniti, nella pace e nell’armonia. Ma a volte prevale il confronto, che porta alla divisione. Gli scismi danneggiano molto la comunità ecclesiale. Per questo è molto doloroso che alcuni squalificano Papa Francesco, ignorandolo come se non fosse il legittimo Successore di Pietro. Anche i Papi precedenti soffrirono molto a causa di queste divisioni interne. Per contrastare quest’opera del diavolo, che è la divisione, è incoraggiante quanto si fa per ricostruire l’unità, come quando eravamo una Chiesa sola nel I secolo, senza divisioni con ortodossi e protestanti. Nell’anno 2025 celebreremo i 1.700 anni del Concilio di Nicea, quando tutta la Chiesa era unita. In quella occasione si tenta di cercare nuove vie di unità ecclesiale.

Nel nostro Paese, prima e dopo le elezioni, ci sono tante divisioni, non solo tra partiti, che fanno onore al loro nome, dividendo il popolo. Ci sono divisioni dovute a questioni economiche, culturali, educative, razziali, religiose e persino sportive. I gruppi criminali combattono tra loro per il controllo dei propri territori, perché l’ambizione del denaro li porta a voler distruggere gli altri e rimanerne proprietari assoluti, non solo economicamente, ma anche politicamente. Con il sostegno maggioritario che gli elettori hanno dato al partito al potere, i suoi leader si sentono detentori della verità e del bene, e disprezzano coloro che ormai sono una minoranza. Se creano forum, si spera sia per ascoltare altri punti di vista e correggere o integrare i propri, non solo per mascherare o giustificare le proprie posizioni. Al di là dei partiti c’è il Paese, ma ad alcuni non interessa, interessa solo le proprie ambizioni.

DISCERNERE

L’episcopato messicano, a un mese dall’inizio del processo elettorale nel nostro Paese, ha diffuso un messaggio tempestivo, di cui condivido alcune frasi:


“Molti cittadini potrebbero sentirsi soddisfatti; altri, per diverse ragioni molto valide, hanno vissuto i risultati con frustrazione, ma ci deve essere rispetto reciproco per costruire insieme il nostro futuro, poiché formiamo tutti lo stesso Paese. Non prevalga il sentimento di vincitori o vinti, ma piuttosto quello di cittadini di uno stesso Paese che dobbiamo costruire con il talento di tutti, senza esclusioni. Il Messico deve essere una terra di libertà e opportunità per tutti, in un ambiente di giustizia e pace che tutti desideriamo.

Ricordiamo in questo momento le parole di Gesù: «Siano tutti una cosa sola, come tu, Padre, sei in me e io in te» (Gv 17,21). Questa preghiera ci ispira a cercare l’unità nella nostra nazione, al di là delle nostre differenze.

Rivolgiamo inoltre un rispettoso appello a tutti i messicani, affinché vadano oltre la competizione elettorale e si collochino adesso con coraggio e speranza, con la consapevolezza che il futuro del nostro Paese ha bisogno di tutti, giovani e anziani, della società civile e delle forze armate, di comunicatori ed educatori. , uomini d’affari e leader sociali, operai e contadini, professionisti, commercianti e l’intera classe operaia.

Lavorare insieme per il bene comune della nostra nazione, superando le divisioni e costruendo ponti di dialogo e riconciliazione. In questo spirito, ciascuna delle nostre famiglie, le nostre comunità in tutti gli ambiti, i partiti politici e i funzionari pubblici, le diverse chiese e gruppi religiosi, tutti, senza distinzione, devono rispondere a una vocazione di grandezza e di unità, come si confà al Messico e al suo territorio storia.”

ATTO

Chiediamoci ciascuno cosa dobbiamo fare perché ci sia pace, armonia e unità nella propria famiglia. Se dobbiamo perdonarci, non lasciamo passare altro tempo. Se qualcuno ha bisogno di me, sono qui! E nel nostro gruppo o comunità, facciamo tutto il possibile per preservare o ricostruire la pace sociale, il rispetto per gli altri e la solidarietà fraterna.