Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas e responsabile della Dottrina della fede presso la Conferenza dell’Episcopato messicano (CEM), offre ai lettori di Exaudi il suo articolo settimanale intitolato “La Francia alla deriva”.
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ASPETTO
Il Congresso francese ha approvato, a larga maggioranza, l’inserimento nella Costituzione del cosiddetto diritto all’aborto, considerandolo una conquista sociale e di modernità culturale. Molte persone hanno applaudito questa decisione e sperano che le legislature di più paesi facciano lo stesso. Altri però, sia nella stessa Francia che in vari luoghi, l’hanno deplorato, perché lo consideriamo un regresso dell’umanità. Avere il diritto costituzionale di uccidere un essere umano innocente e indifeso sembra un deplorevole declino. Le donne possono avere il diritto di fare ciò che vogliono con il proprio corpo, anche se questo ha anche dei limiti etici, ma qui non entra in gioco solo il loro corpo, ma un altro essere umano in via di sviluppo. Stiamo raggiungendo un degrado, poiché applaudono all’incarcerazione di chi uccide un cane e promuovono l’omicidio gratuito di un essere umano. Un cane vale più di una persona? È questo il progresso dell’umanità?
In diversi luoghi, in occasione dello scorso 8 marzo, Giornata internazionale della donna, alcune di loro, appartenenti a gruppi molto radicali, finanziati da non si sa chi, hanno dipinto e vandalizzato cattedrali e templi, in segno di avversione alla nostra permanente presa di posizione in difesa della vita fin dal concepimento. Tutte le donne sono molto rispettabili e dobbiamo continuare a lottare affinché la loro dignità e le loro pretese siano riconosciute, ma dobbiamo anche difendere i diritti dei bambini non ancora nati.
I cristiani, in questo e in altri argomenti, vanno controcorrente e, a causa della nostra posizione morale, ispirata alla Parola di Dio, ci attaccano. Gesù ci aveva già avvertito: se vogliamo essere suoi discepoli fedeli, ci esponiamo a soffrire persecuzioni, incomprensioni e avversioni. Se un credente decide di conformarsi ai criteri prevalenti in questo mondo, contrariamente ai comandamenti divini, ha preferito le tenebre alla luce.
DISCERNERE
Ispirandosi al comando divino che ordina di non uccidere, il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: «La vita umana deve essere rispettata e tutelata in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Fin dal primo momento della sua esistenza, l’essere umano deve vedere riconosciuti i suoi diritti personali, tra cui il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita” (2270).
“Fin dal I secolo la Chiesa ha affermato la malizia morale di tutti gli aborti indotti. Questo insegnamento non è cambiato; Rimane invariato. L’aborto diretto, inteso cioè come fine o come mezzo, è gravemente contrario alla legge morale» (2271).
“La collaborazione formale a un aborto costituisce un reato grave. La Chiesa sanziona questo delitto contro la vita umana con la pena canonica della scomunica. Chi chiede l’aborto, se avviene, incorre nella scomunica latae sententiae (si autoesclude dalla Chiesa senza bisogno di processo canonico); vale a dire, la persona che commette il reato vi incorre ipso facto (automaticamente), alle condizioni previste dalla legge. Con ciò la Chiesa non intende restringere l’ambito della misericordia; ciò che fa è manifestare la gravità del delitto commesso, il danno irreparabile causato all’innocente, al quale viene messo a morte, ai suoi genitori e all’intera società” (2272).
“Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente costituisce un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione: i diritti inalienabili della persona devono essere riconosciuti e rispettati dalla società civile e dall’autorità politica. Questi diritti umani non sono subordinati alla persona o ai genitori, e non sono una concessione della società o dello Stato: appartengono alla natura umana e sono inerenti alla persona in virtù dell’atto creativo che l’ha originata. Tra questi diritti fondamentali è necessario ricordare a tal fine il diritto di ogni essere umano alla vita e all’integrità fisica, dal concepimento alla morte.
Quando una legge positiva priva una categoria di esseri umani della protezione che l’ordine civile le deve, lo Stato nega l’uguaglianza di tutti davanti alla legge. Quando lo Stato non mette il suo potere al servizio dei diritti di ogni cittadino, e in particolare di quelli più deboli, vengono infranti i fondamenti stessi dello Stato di diritto… Il rispetto e la tutela che devono essere garantiti, a partire dai suoi stessa concezione, a cui deve nascere, richiede che la legge preveda sanzioni penali adeguate per ogni violazione deliberata dei suoi diritti” (2273).
“Poiché deve essere trattato come una persona fin dal concepimento, l’embrione deve essere difeso nella sua integrità, curato e, per quanto possibile, assistito medicalmente, come ogni altro essere umano. La diagnosi prenatale è moralmente lecita, se rispetta la vita e l’integrità dell’embrione e del feto umani, e se è orientata alla sua tutela o cura… Ma si opporrà seriamente alla legge morale quando ne contempla la possibilità, a seconda della sua risultati, di provocare un aborto: una diagnosi che attesti l’esistenza di una malformazione o di una malattia ereditaria non deve equivalere a una condanna a morte” (2274).
ATTO
Valorizziamo e rispettiamo ogni giorno di più le donne e continuiamo a difendere la vita dei concepiti in qualsiasi fase della loro gestazione. In questo è in gioco il presente e il futuro dell’umanità!