Cardinale Arizmendi: I poveri meritano rispetto

Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas e responsabile della Dottrina della Fede presso la Conferenza dell’Episcopato Messicano (CEM), offre ai lettori di Exaudi il suo articolo settimanale intitolato “I poveri meritano di essere rispettati”.

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ASPETTO

L’attuale Presidente del nostro Paese, fin dall’inizio del suo mandato, diceva che uno dei suoi impegni era: I poveri prima di tutto! Per fare questo ha programmato le sue opere faro a favore dei più bisognosi e del sud del Paese, la regione più emarginata. Ciò è molto positivo e lodevole. Il sostegno agli anziani è molto giusto, ci sono fonti di lavoro e i giovani hanno borse di studio per studiare. Ciò è molto in linea con il cammino biblico e con l’insegnamento sociale della Chiesa. Mi auguro che nel nuovo sessennio tutto ciò non vada perduto! Tuttavia, ci addolora che i poveri e i programmi sociali vengano utilizzati a fini elettorali e che si approfitti della loro povertà per comprarli a favore di un partito. Questo è indegno; Questa è demagogia spudorata e disgustosa.

Ho incontrato organizzazioni non governative (ONG) che si dedicano alla difesa dei diritti dei poveri e alla promozione delle popolazioni indigene. Questo è molto lodevole. Tuttavia, il suo personale guadagna stipendi invidiabili, con tutta la previdenza sociale. Allo stesso modo, ci sono istituzioni prestigiose in Europa e in altre regioni che si dedicano ad aiutare i gruppi emarginati nel mondo e a raccogliere ingenti donazioni; Per raggiungere questo obiettivo, hanno un’organizzazione impressionante, con molti dipendenti ben pagati. Il loro servizio è ammirevole e lo apprezziamo dal profondo del nostro cuore, ma possono cadere nella tentazione di vivere alle spalle dei poveri e di usarli come scudo per donarsi una vita buona. C’è chi lo fa con tutto il cuore, ispirato dalla propria fede cristiana, ma altri lo fanno solo per avere un buon lavoro.

Nella nostra comunità ecclesiale non sono mancati agenti pastorali che privilegiano le questioni sociali. Questo è da applaudire. C’è però anche chi lo fa in modo quasi ossessivo e riduttivo, condannando chi segue un’altra linea pastorale più complessiva. E non sono mancati coloro che usano questa dedizione ai poveri per coprire gravi carenze morali nella loro condotta personale. Quando vengono denunciati per questo comportamento, si difendono dicendo che vengono recriminati per il loro lavoro a favore dei poveri, e non è per questo, ma per il loro comportamento inappropriato. Come il famoso fondatore di una congregazione religiosa che raccolse enormi somme di denaro per il suo apostolato e per i programmi sociali, ma la sua condotta fu molto riprovevole. Non dobbiamo usare i poveri per coprire le nostre carenze.

DISCERNERE

Il Dicastero per la Dottrina della Fede, nella Dichiarazione Dignitas Infinite, affronta il dramma della povertà in questi termini:


“Uno dei fenomeni che maggiormente contribuisce a negare la dignità di tanti esseri umani è la povertà estrema, legata all’ineguale distribuzione della ricchezza. Come già sottolineava san Giovanni Paolo II, “una delle più grandi ingiustizie del mondo contemporaneo consiste proprio in questo: che sono relativamente pochi quelli che possiedono molto, e molti che possiedono quasi nulla. È l’ingiustizia della cattiva distribuzione dei beni e dei servizi originariamente destinati a tutti. Sarebbe inoltre illusorio fare una distinzione superficiale tra paesi ricchi e paesi poveri. Già Benedetto XVI riconosceva, infatti, che “la ricchezza mondiale cresce in termini assoluti, ma crescono anche le disuguaglianze. Nei paesi ricchi nuove categorie sociali si impoveriscono e nascono nuove povertà. Nelle aree più povere, alcuni gruppi godono di una sorta di sovrasviluppo dispendioso e consumistico, che contrasta in modo inaccettabile con persistenti situazioni di miseria disumanizzante. Continua a verificarsi lo scandalo delle dolorose disparità, dove la dignità dei poveri è doppiamente negata, sia per la mancanza di risorse disponibili per soddisfare i loro bisogni primari, sia per l’indifferenza con cui vengono trattati da coloro che vivono accanto a loro” (36)

Perciò con Papa Francesco dobbiamo concludere che “la ricchezza è aumentata, ma con la disuguaglianza, e allora quello che succede è che nascono nuove povertà. Quando dicono che il mondo moderno ha ridotto la povertà, lo fanno misurandola con criteri d’altri tempi, non paragonabili con la realtà attuale. Di conseguenza, la povertà si diffonde “in molteplici modi, come nell’ossessione di ridurre il costo del lavoro, che non si rende conto delle gravi conseguenze che ciò provoca, perché la disoccupazione che si verifica ha l’effetto diretto di espandere i confini della povertà”. Tra questi “effetti distruttivi dell’impero del denaro» bisogna riconoscere che «non esiste povertà peggiore di quella che priva del lavoro e della dignità del lavoro”. Se alcuni nascono in un Paese o in una famiglia dove hanno minori opportunità di sviluppo, dobbiamo riconoscere che ciò è in contrasto con la loro dignità, che è esattamente la stessa di chi nasce in una famiglia o in un Paese ricco. Siamo tutti responsabili, anche se in misura diversa, di questa flagrante disuguaglianza (37).

ATTO

Aiutiamo i poveri in tutto ciò che possiamo, ma facciamolo nel rispetto della loro dignità e con dettagli di amore, sostenendoli nei loro bisogni immediati; ma, se così è, assicurarsi che abbiano qualche lavoro, affinché non dipendano eternamente dalla carità personale o sociale.