Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas e responsabile della Dottrina della Fede presso la Conferenza dell’Episcopato Messicano (CEM), offre ai lettori di Exaudi il suo articolo settimanale dal titolo “Cosa ci hanno detto i messicani alle elezioni?”.
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ASPETTO
La vittoria elettorale del partito al potere è stata schiacciante; questo non può essere negato. La stragrande maggioranza ha votato affinché il loro progetto andasse avanti. Cosa significa questo per quelli di noi che non sono d’accordo su tutto ciò che questo progetto implica? Ci sono molte interpretazioni su questo fatto; Offro il mio punto di vista, che è limitato, ma può aiutare.
Nonostante la grande partecipazione cittadina, quasi 40 milioni non hanno votato, nonostante tutta la propaganda in televisione e nei diversi media affinché le persone venissero a votare. Noi vescovi abbiamo insistito molto su questo, senza violare le leggi canoniche e civili, e molti non ci hanno ascoltato. Che cosa significa? È vero che molti hanno provato a votare e non hanno potuto per vari motivi, ma una gran parte è apatica e indifferente. Loro non interessa la direzione del Paese, ma solo i suoi bisogni immediati. Cosa fare per convincerli a partecipare? Continuiamo pazientemente a insistere sulle ragioni per cui devono essere cittadini responsabili. Come Chiesa, abbiamo bisogno di far conoscere la Dottrina Sociale della Chiesa nei nostri gruppi, nella catechesi e con tutti i moderni mezzi elettronici. È un seme che prima o poi darà i suoi frutti.
Ovunque si respira un clima di insicurezza e di violenza, sia per i crimini di diritto comune, sia per l’impatto sociale e politico della criminalità organizzata, iniziata nel precedente sessennio, ma oggi cresciuta senza controllo, perché il governo a sua volta ha non ha potuto o non ha voluto affrontarlo in modo più energico. Non è più tanto il traffico di droga, che continua con le sue attività illecite, quanto piuttosto l’estorsione, la riscossione di compensi, che soffrono i poveri e i ricchi. Nonostante ciò, la maggioranza ha votato per seguire la stessa strategia del governo federale. Che cosa significa? Anche se abbiamo insistito molto, esplicitamente o subliminalmente, affinché fossimo più critici nei confronti della realtà nazionale e locale, non ci hanno ascoltato; Sembra che ci dicano che sono d’accordo con il sistema attuale e vogliono che continui. Ci fa pensare che noi vescovi non abbiamo molta influenza sulla maggioranza, in questa e altre questioni, ma forse in piccole minoranze. Ci consoliamo dicendo che il Regno di Dio c’è e cresce in piccoli semi, ma vorrei che questi portassero più frutti.
Abbiamo insistito in mille modi perché il nostro popolo votasse per convinzione personale, per ricerca del bene comune, e non solo per l’interesse di continuare a ricevere il sostegno sociale che, dal precedente sessennio, il governo ha stabilito, ma che è stato ora aumentato in modo molto demagogico. È molto positivo sostenere i giovani, le donne in situazioni particolari, gli anziani e i poveri in generale, ma non è per interessi elettorali. Nonostante le nostre raccomandazioni, la maggioranza ha sostenuto con il proprio voto coloro che danno e promettono più soldi nelle loro tasche. Così hanno votato non solo i segmenti popolari, ma anche le classi medie e alte, che ricevono anch’esse questo sostegno, sebbene alcune siano autosufficienti e non ne abbiano così tanto bisogno. Lo giustificano con diverse ragioni. Che cosa significa? Che il denaro continua a governare e che con il denaro si possono comprare le coscienze, affinché siano cieche e non vedano la realtà completa. Dobbiamo continuare a lottare affinché il criterio più decisivo nella vita non sia il denaro, ma altri valori che contano molto di più.
DISCERNERE
I vescovi messicani, nel Progetto Pastorale Globale 2031+2033, rendendoci consapevoli che dobbiamo ascoltare e discernere le diverse realtà del nostro popolo, diciamo:
“L’avvicinamento alla realtà del mondo e del Popolo di Dio è il punto di partenza per pascerlo e un luogo sacro per i suoi pastori, perché in esso si trovano le gioie e le speranze più profonde. Inoltre lì contempliamo i dolori, le lotte e le sofferenze più sentite. Vogliamo avvicinarci a esso con gli occhi ben aperti per contemplare questo spazio benedetto della vita, aprire le nostre orecchie per ascoltare le grida del nostro popolo e illuminare i nostri cuori per accogliere, con fede e amore profondo, la voce del Signore che si manifesta attraverso di lei” (22).
Noi Vescovi di questa amata Chiesa, vogliamo toglierci i sandali come Mosè e spogliarci di ogni pretesa di orgoglio e arroganza, per avvicinarci con umiltà a questo luogo sacro della realtà, offrendo la Verità di Gesù Cristo affinché risplenda e ristabilisca la verità e la vita dignitosa che Dio vuole per i suoi figli. Abbiamo potuto ascoltare la voce di Dio che diceva a Mosè e che ora dice a noi: “Ho visto l’afflizione del mio popolo in Egitto; Ho udito il grido davanti ai loro oppressori e conosco le loro sofferenze… Il grido degli Israeliti mi è giunto e ho visto l’oppressione con cui li affliggono gli Egiziani. Mettiti dunque in cammino: ti mando dal faraone per far uscire il mio popolo, gli Israeliti, dall’Egitto (Es 3,7.9-10). Il momento presente esige che la Chiesa veda e ascolti queste sofferenze del suo popolo, per rinnovare con speranza la sua missione e proporre la verità del Vangelo, nella ricchezza di questo dialogo culturale” (167).
ATTO
Educhiamoci a discernere ciò che Dio ci dice nelle diverse realtà del nostro popolo, come anche nelle recenti elezioni, e offriamo loro la luce del Vangelo per continuare, insieme, a seminare e a collaborare alla costruzione del Regno di Dio, che è verità e vita, santità e grazia, giustizia, amore e pace.